26Infatti, se pecchiamo volontariamente dopo aver ricevuto la conoscenza della verità, non rimane più alcun sacrificio per i peccati, 27ma soltanto una terribile attesa del giudizio e la vampa di un fuoco che dovrà divorare i ribelli. 28Quando qualcuno ha violato la legge di Mosè, viene messo a morte senza pietà sulla parola di due o tre testimoni. 29Di quanto peggiore castigo pensate che sarà giudicato meritevole chi avrà calpestato il Figlio di Dio e ritenuto profano quel sangue dell’alleanza, dal quale è stato santificato, e avrà disprezzato lo Spirito della grazia? 30Conosciamo infatti colui che ha detto: A me la vendetta! Io darò la retribuzione! E ancora: Il Signore giudicherà il suo popolo. 31È terribile cadere nelle mani del Dio vivente!
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La Parola di oggi, molto severa, è peraltro molto opportuna per quello che anche ieri ci sembrava di dover sottolineare, e cioè la dipendenza di tutta la nostra vita dal dono, dalla grazia che abbiamo ricevuta e che veniva ampiamente descritta nei versetti precedenti. Si tratta infatti di custodire e di lasciar fiorire il dono ricevuto. Questa è la base e il principio di tutta la morale! Non una “gara” per conquistare un premio, ma la custodia amorevole e intensa del dono ricevuto!
Da qui la drammaticità del “peccato”! Forse è in riferimento a quel “peccato contro lo Spirito” segnalato dai Vangeli come non riparabile, perché sarebbe il rigetto della salvezza. Possiamo utilmente ascoltare le Parole di Gesù in Matteo 12,31-32. Qui tale peccato viene descritto come il calpestare il Figlio di Dio, il ritenere profano il sangue dell’alleanza e il disprezzare lo Spirito della grazia. Possiamo tener presente che qui viene usato quel linguaggio profetico dove si deve pensare ad una minaccia severa di stile pedagogico. In ogni modo credo che ognuno di noi, per quel briciolo di fede che trova in sé, considera con timore e spavento l’ipotesi di perdere il dono ricevuto. Quindi, esortazioni come queste hanno il grande intendimento di custodire in noi quel “timore di Dio”, che non è tanto la paura di Lui, quanto la consapevolezza di essere stati introdotti in una vita e in una vicenda straordinaria, in una ”grazia”, che non possiamo e non dobbiamo perdere.
Dio ti benedica. E tu benedicimi. Tuo. Giovanni.
Che espressioni forti, efficaci: calpestare il Figlio di Dio, disprezzare lo Spirito della grazia! Chi rifiuta così il dono di Dio è destinato alla “vampa di fuoco”. La Bibbia di Ger. ci ricorda che il fuoco è il simbolo della “vendetta di Dio” nel linguaggio biblico. E l’immagine richiama alla nostra mente “il fuoco della Gehenna” dei Vangeli: bruciare la propria esistenza senza prospettive, consumandosi come i rifiuti nella discarica di Gerusalemme. Sapendo però che “Dio non è buono, ma è ESCLUSIVAMENTE buono”(padre Maggi), abbiamo fiducia che nessuno dei suoi figli amati sarà strappato dalle sue braccia, nessuno si perderà.