1La Legge infatti, poiché possiede soltanto un’ombra dei beni futuri e non la realtà stessa delle cose, non ha mai il potere di condurre alla perfezione per mezzo di sacrifici – sempre uguali, che si continuano a offrire di anno in anno – coloro che si accostano a Dio. 2Altrimenti, non si sarebbe forse cessato di offrirli, dal momento che gli offerenti, purificati una volta per tutte, non avrebbero più alcuna coscienza dei peccati? 3Invece in quei sacrifici si rinnova di anno in anno il ricordo dei peccati. 4È impossibile infatti che il sangue di tori e di capri elimini i peccati.

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E’ di grande interesse e importanza – almeno: a me sembra così! – la tensione, al ver.1, tra “ombra” e “realtà”. Il termine reso con “realtà”, o meglio con “realtà stessa” è quello che rimane in italiano, un italiano un po’ particolare, per dire “ikona”. Qui bisognerebbe portarsi sul tema dell’”ikonografia” e della grande tradizione dell’Oriente cristiano. Infatti mi sembra che “ikona” sia ancor più che “realtà stessa”, quanto indichi la “presenza sostanziale” di una realtà, la sua realtà simbolica, dove però il “simbolo” è più profondo e potente della realtà che noi cogliamo con le nostre capacità. Per esemplificare: il cristianesimo orientale insegna che il pregare davanti all’ikona sia evento e atteggiamento che, insieme alla Parola, ci porta “dentro” il mistero che la Parola ci annuncia. Dunque, una vera “visibilità” della Parola! E questa ikona-realtà stessa-visibilità della Parola è Gesù! Dunque la Legge è l’ombra, e non l‘ikona del mistero di Dio, la Legge è l’ombra e non l’ikona del Vangelo. Gesù è l’ikona di Dio, la sua perfetta immagine, la sua presenza, la sua visibilità. Scusate la povertà del mio balbettare.
L’affermazione del ver.1 è in riferimento alla condizione umana. Una condizione povera e ferita, una condizione di solitudine che sperimentiamo sia nei confronti di Dio, sino ad affermare che probabilmente Dio non c’è, e che sperimentiamo anche tra noi, dove ognuno, nel suo profondo, è solo. La nostra Lettera dice che la Legge non ha il potere di risolvere questo dramma di solitudine, che noi chiamiamo “peccato”. Accostandosi a Dio attraverso i sacrifici prescritti dalla Legge, nell’uomo si rinnova solamente “il ricordo dei peccati”. Solo Gesù è l’incontro e l’esperienza della potenza della misericordia del Signore e della nostra vita nuova in Lui, con Lui e tra di noi.
Dio ti benedica. E tu benedicimi. Tuo. Giovanni.