26 Allora mandai messaggeri dal deserto di Kedemòt a Sicon, re di Chesbon, con parole di pace, per dirgli: 27 “Lasciami passare nella tua terra; io camminerò per la strada maestra, senza volgermi né a destra né a sinistra. 28 Tu mi venderai per denaro le vettovaglie che mangerò e mi darai per denaro l’acqua che berrò; permettimi solo il transito, 29 come mi hanno permesso i figli di Esaù, che abitano in Seir, e i Moabiti, che abitano ad Ar, finché io abbia passato il Giordano verso la terra che il Signore, nostro Dio, sta per darci”. 30 Ma Sicon, re di Chesbon, non volle lasciarci passare, perché il Signore, tuo Dio, gli aveva reso inflessibile lo spirito e ostinato il cuore, per metterlo nelle tue mani, come appunto è oggi. 31 Il Signore mi disse: “Vedi, ho cominciato a mettere in tuo potere Sicon e la sua terra; da’ inizio alla conquista impadronendoti della sua terra”. 32 Allora Sicon uscì contro di noi con tutta la sua gente per darci battaglia a Iaas. 33 Il Signore, nostro Dio, ce lo consegnò e noi sconfiggemmo lui, i suoi figli e tutta la sua gente. 34 In quel tempo prendemmo tutte le sue città e votammo allo sterminio ogni città, uomini, donne e bambini; non vi lasciammo alcun superstite. 35 Soltanto prelevammo per noi come preda il bestiame e le spoglie delle città che avevamo preso. 36 Da Aroèr, che è sulla riva del torrente Arnon, e dalla città che è nella valle, fino a Gàlaad, non ci fu città che fosse inaccessibile per noi: il Signore, nostro Dio, le mise tutte in nostro potere. 37 Ma non ti avvicinasti alla terra degli Ammoniti, a tutta la riva del torrente Iabbok, alle città delle montagne, a tutti i luoghi che il Signore, nostro Dio, ci aveva proibito.
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(prima parte)
Siccome al ver.26 del nostro brano si dice di “parole di pace”, capisco che quello che oggi ascoltiamo dalla parola di Dio esige che facciamo un altro passo sulle riflessioni di ieri intorno al tema della pace, della guerra, e di quello che oggi si dice circa lo “sterminio”, un’affermazione inaccettabile. Dunque, mi sembra necessario almeno accennare a quella che per noi discepoli di Gesù è la necessaria, ultima e suprema “lettura” delle Scritture: Gesù Cristo, la sua Persona, il suo insegnamento, la sua opera e all’apice di tutto la sua Pasqua. Lettura ultima rispetto alla quale anche le affermazioni che oggi troviamo nel nostro testo sono “profezia”. E subito sento il dovere morale di ricordare a me e a voi che al di là di tante affermazioni verbali è deviante pensare che il mondo in cui viviamo e nel quale noi stessi spesso cadiamo – almeno io! – è ben più arretrato rispetto allo “sterminio” di cui oggi ascoltiamo al ver.34. Proviamo a fare qualche passo insieme, sapendo voi molto bene che ho molto bisogno di essere da voi illuminato e aiutato, e che questa mia piccola diaconìa aspetta sempre i vostri contributi di correzione e di illuminazione.
Dunque lo sterminio. Anche dalle note delle nostre bibbie si ricava che era “sterminio” quello che non poteva essere tenuto come bottino di guerra, ma che doveva essere offerto a Colui che veramente combatteva e vinceva per il suo piccolo inerme popolo: Dio. Dunque si tratta di una “indisponibilità”, e non si può prendere per sè quello che deve essere dato a Dio. Nella pienezza dei tempi il potere della morte, il potere di dare la morte viene radicalmente annientato dalla Pasqua di Gesù e dal suo sacrificio d’amore e sostituito con il potere di dare la vita! Questa è la potenza nuova, l’unica capace di vincere la battaglia cui accennavamo ieri, e cioè quella contro il Male e la Morte. Dare la morte non è che enfatizzare il potere del Male e della Morte. Così le guerre, così la pena di morte, così anche il carcere della Dozza e gli altri. La potenza che Gesù fa emergere è appunto questa potenza di dare la vita! E tutto questo è in assoluto legame con il nuovo volto dello “sterminio”, che diventa “offerta” a Dio. Tutto deve essere sottratto dal male e dalla morte per poter essere offerto a Dio. Offerto a Dio vuol dire donato al Padre. Vuol dire un cammino non verso la morte, ma verso la Pasqua di Gesù, cioè verso la vita divina. La fede e il. Battesimo sono i grandi eventi di questa condizione radicalmente nuova in cui è stata posta l’esistenza umana. Morire è ormai non il morire, ma il dare la vita. Contro il male e la morte è glorificata la potenza dell’Amore, cioè di Dio, perchè come si legge in 1Giovanni 4, “Dio è Amore”.
segue
(continua)
Detto questo, sento il dovere in coscienza di ricordare insieme a voi che due millenni di cristianesimo ci vedono ancora ben lontani da tutto questo. Le guerre che si combattono oggi sono incomparabilmente più violente e crudeli di quelle antiche. Però non siamo assolutamente dentro la convinzione che la guerra e tutto il resto di questo male sia assolutamente contro il Vangelo di Gesù. Ricordo con pace e anche con un po’ di ironìa una sgridata episcopale che mi sono preso come direttore della Caritas di Bologna perchè avevo manifestato il mio disaccordo con il Cardinale Presidente della Conferenza Episcopale Italiana che giustificava la guerra del golfo e cercava di dire agli iracheni che saremmo andati ad ucciderli, ma con amore! Oggi tutti sono del parere che quella guerra è stata solo uno sbaglio! Cosa ne dice il Cardinale? Faccio tutte queste chiacchiere anche perchè non ritengo che possiamo sentirci arrivati su una sponda finalmente diversa dal “selvaggiume” del testo biblico. Quello è appunto già pieno di “profezia” verso il Vangelo di Gesù. Le guerre di oggi sono ancora le guerre di sempre, ben diverse dalle guerrine da bimbi dei padri ebrei. Le guerre bibliche sono state scalzate purtroppo dalle guerre cristiane. Non solo abbiamo fatto la crociata, ma, mentre ci andavamo, ci siamo fermati a distruggere la cristianissima Costantinopoli, dove si dice che, ad opera dei cristiani della chiesa occidentale, il sangue dei nostri fratelli cristiani arrossava i garretti dei nostri cavalli. Dunque, grazie a Dio che ci regala oggi la possibilità di ammirare in Deuteronomio i segni della Croce di Gesù!
Dio ti benedica. E tu benedicimi. Tuo. Giovanni.
Anche se la proposta di un “passaggio pacifico con generosi acquisti di cibo e acqua” fatta a Sicon, sembra un’iniziativa di Mosè (Dio non glielo ha ordinato) credo che si debba leggere la questione della conquista della terra come una icona dell’obbedienza del popolo al Dio.
Forse bisogna mettere un attimo da parte il tema dello stermino e dell’occupazione di terre altrui: tremendo e spinosissimo per noi oggi, ma forse abbastanza ovvio e normale a quei tempi (in Dt 2,9-12 si raccontano casi analoghi dei popoli vicini).
La semplicità sconvolgente, la linearità quasi assurda con cui si racconta la conquista di Chesbon lo conferma. Appena il povero re Sicon, inflessibile ed ostinano rifiuta l’affare “passaggio pacifico con acquisti”, Mosè racconta:
31 Il Signore mi disse: “Vedi, ho cominciato a mettere in tuo potere Sicon e la sua terra; da’ inizio alla conquista impadronendoti della sua terra”. 32 Allora Sicon uscì contro di noi con tutta la sua gente per darci battaglia a Iaas. 33 Il Signore, nostro Dio, ce lo consegnò e noi sconfiggemmo lui, i suoi figli e tutta la sua gente.
Il popolo è attentissimo alle parole e ai comandi di Dio. Va nelle città indicate e sta alla larga dalle proibite. Esegue tutto quello che Lui dice e si gode il dono conseguente.
Vengono in mente Adamo ed Eva, che disobbedirono, si presero per se il frutto dell’albero e si ritrovarono soli, senza Dio, scacciati dal giardino.
E’ difficile commentare queste pagine, in riferimento anche ai temi affrontati da don Giovanni in questi giorni. Alcuni biblisti seguono il criterio che va accolto, dall’Antico Testamento, solo quanto ci aiuta a comprendere il Vangelo e la persona di Gesù. In effetti, è quello che fa – mi sembra – anche don Giovanni, che riinterpreta ogni pagina alla luce della Pasqua di Gesù e del suo dono d’amore. – Non esiste guerra giusta: grazie allo Spirito del Signore, lo abbiamo capito, seppure con secoli e secoli di ritardo. Quanto a Israele, mi è piaciuta questa osservazione di Léon-Dufour: “Attraverso questi avvenimenti terribili (dal deserto… fino ai rovesci militari e alla deportazione) Israele comprende ora che la guerra è fondamentalmente un male. Risultato dell’odio fratricida tra gli uomini, essa è legata al destino di una razza peccatrice… (Ma) le promesse escatologiche dei profeti terminano tutte con una meravigliosa visione di pace universale”.