1 Se vedi smarrito un capo di bestiame grosso o un capo di bestiame minuto di tuo fratello, non devi fingere di non averli scorti, ma avrai cura di ricondurli a tuo fratello. 2 Se tuo fratello non abita vicino a te e non lo conosci, accoglierai l’animale in casa tua: rimarrà da te finché tuo fratello non ne faccia ricerca e allora glielo renderai. 3 Lo stesso farai del suo asino, lo stesso della sua veste, lo stesso di ogni altro oggetto che tuo fratello abbia perduto e che tu trovi. Non fingerai di non averli scorti. 4 Se vedi l’asino di tuo fratello o il suo bue caduto lungo la strada, non fingerai di non averli scorti, ma insieme con lui li farai rialzare.
5 La donna non si metterà un indumento da uomo né l’uomo indosserà una veste da donna, perché chiunque fa tali cose è in abominio al Signore, tuo Dio.
6 Quando, cammin facendo, troverai sopra un albero o per terra un nido d’uccelli con uccellini o uova e la madre che sta covando gli uccellini o le uova, non prenderai la madre che è con i figli. 7 Lascia andar via la madre e prendi per te i figli, perché tu sia felice e goda lunga vita.
8 Quando costruirai una casa nuova, farai un parapetto intorno alla tua terrazza, per non attirare sulla tua casa la vendetta del sangue, qualora uno cada di là.
9 Non seminerai nella tua vigna semi di due specie diverse, perché altrimenti tutto il prodotto di ciò che avrai seminato e la rendita della vigna diventerà cosa sacra. 10 Non devi arare con un bue e un asino aggiogati assieme. 11 Non ti vestirai con un tessuto misto, fatto di lana e di lino insieme.
12 Metterai fiocchi alle quattro estremità del mantello con cui ti copri.
I vers.1-4 mi suggeriscono il comandamento “ama il prossimo tuo come te stesso”, e penso alla ricerca che in Luca 15 il pastore fa della sua pecora smarrita, e come qui tale cura si estenda anche alla pecora del mio fratello.
I vers.5-9 mi fanno pensare al mistero nuziale come all’incontro di due realtà che nella loro diversità s’incontrano. E quindi quanto sia preziosa e non scambiabile la realtà di ognuno, e come solo il mistero di Dio possa essere principio dell’incontro e dell’unione-comunione. Così per l’uomo e per la donna. Così nella seminagione del ver.9, nell’aggiogamento di animali per il lavoro, e nel tessuto degli abiti.
Ne traggo una conclusione di grande attenzione e di grande cura per tutto quello che dice l’incontro di diversi, che non può essere prevaricazione e violenza, e che sempre voglia essere non l’annientamento del singolo, ma la sua pienezza nell’incontro con l’altro da sè. Come a dire che per esempio anche la co-educazione non può voler dire solo il mettere insieme le diversità, ma nel valorizzarle verso l’incontro e nell’incontro.
Dio ti benedica. E tu benedicimi. Tuo. Giovanni.
Nel suo “vecchio” commento, don Giovanni vedeva “nei vers.1-4, l’affermazione di un orizzonte di fraternità che rende non buona ogni tentazione di isolamento e di estraneità: tutto quello che è della persona e della vita del mio fratello è anche mio”. Mi fermo qui: come sarebbe bello se vivessimo in questo spirito di partecipazione, di corresponsabilità, con quella attenzione e rispetto che nel testo odierno vengono descritti! “Amatevi come Io vi ho amati…”.
Nella prima parte del brano di oggi (a proposito di cose trovate) ritorna per molte volte l’espressione “tuo fratello”, a sottolineare l’aiuto che va dato a chi fa parte dello stesso popolo, della stessa storia. Anche noi siamo membra gli uni degli altri: è importante che ci aiutiamo e che in tutte le nostre azioni sia onorato il corpo di Cristo che è uno. Per il suggerimento della lettera ai Rom, troviamo nei vv. di oggi l’indicazione della custodia di un grande e delicato ordine nei rapporti fraterni, e una grande base di rispetto. viene in mente la “regola d’oro” di Mt: “quello che vorreste sia fatto a voi, voi fatelo a loro”. E’ una grande salvaguardia contro ogni forma di indifferenza. Ricordiamo l’ammonizione di S.Francesco che dice:”Beato l’uomo che offre un sostegno al suo prossimo nella sua fragilità in quelle cose che vorrebbe essere sostenuto da lui nella sua debolezza. Sul comando di “non mescolare”: perchè ognuno deve essere sinceramente ciò che è, senza confondersi e senza confondere. Dicevamo sopra a proposito di “tuo fratello” si può aggiungere una nota sulla precisazione data dal v. 2 che dice che è tuo fratello anche chi “non abita vicino a te, o non lo conosci”: forse vuole estendere questa attenzione nei confronti di tutti? “Non far come se tu non vedessi”: questo comando di “non trascurare” il prossimo e le sue cose, corrisponde a quello che noi stessi chiediamo a Dio: di non trascurare la nostra supplica (sal 55:2). Ed è quello che Dio gradisce da noi: l’attenzione verso il fratello povero (Sir 4:4) è ciò che Dio chiama “digiuno gradito” (Isa 58:2). I vv. che parlano degli uccellini e della loro madre ci ricordano il comando di Gesù a guardare gli uccelli del cielo per ricordarci di come sempre Dio Padre ha cura dei suoi figli, e così avere cura delle madri e dei piccoli (orfani?) in pericolo in un nido caduto. Ma perchè Dio dice di scacciare dal nido la madre e prendere per sè i piccoli? sembrerebbe una crudeltà!,In Deut 32 leggiamo come Dio trovò Israele in una terra desolata, lo circondò, ne ebbe cura e lo allevò come una aquila che veglia sulla sua nidiata, e lo sollevò sulle sue ali. Le prime parole ricordano in controluce l’obiezione di Caino a Dio, dopo l’omicidio di Abele: “Sono forse io il custode di mio fratello?”. E Dio qui insegna al suo popolo che in tutti, e in tutte le azioni, va amato il fratello e bisogna averne cura. Nel v. 7 Dio usa parole impegnative: “perchè tu possa avere successo e avere molti giorni di vita” a proposito degli uccellini. Nelle cose grandi come in quelle più piccole, fare secondo la parola di Dio è benedizione. Noi sempre siamo chiamati in tutto a fare secondo le parole buone di Dio e il suo insegnamento che ci insegna a vivere bene per la nostra e sua felicità