8 Una sorella piccola abbiamo,
e ancora non ha seni.
Che faremo per la nostra sorella,
nel giorno in cui se ne parlerà?
9 Se fosse un muro,
le costruiremmo sopra un recinto d’argento;
se fosse una porta,
la rafforzeremmo con tavole di cedro.
10 Io sono un muro
e i miei seni sono come torri!
Così sono ai suoi occhi
come colei che ha trovato pace!
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Come è stato nei giorni scorsi camminando lungo il Cantico, ma come è forse sempre nell’ascolto della Parola di Dio, dobbiamo essere consapevoli che percorriamo, e solo per piccole scintille, una delle tante vie che si potrebbero percorrere, delle tante interpretazioni che lo Spirito che ha guidato lo scrittore sacro potrebbe suggerire anche a noi oggi.
Il nostro testo sembra presentarsi come un dialogo tra i fratelli della Sposa fanciulla e Lei stessa. In questo modo non ci troviamo davanti ad un dibattito, ma davanti ai due versanti della stessa realtà e della stessa vicenda. Da una parte, nella prospettiva di questi “fratelli”, la fanciulla è fragile e debole. Da parte sua, ella proclama di essere e di sentirsi forte per l’amore che le dona lo Sposo.
Ancora poniamo attenzione alla domanda del ver.8:” Che faremo per la nostra sorella…?”. E tale domanda si presenta incessantemente a questi “fratelli”, che vogliono provvedere al meglio per la Sposa loro sorella, e che mai fanno abbastanza per lei. Così è sempre quando ci troviamo davanti ad una realtà preziosa. E qui siamo davanti alla Sposa, cioè a questa umanità cercata, salvata e amata da Dio! La rivelazione della condizione sublime di un’umanità che, se abbandonata a se stessa, ci spaventa per la sua miseria e i suoi drammi, pur con tanti segni di bellezza, nei quali geme. Che faremo dunque per questa realtà e per questa meravigliosa vicenda d’amore che ha invaso la nostra vita? E la domanda mette in evidenza la necessità di continuamente operare in direzione della bellezze e della forza di questa piccola giovane sposa:”Una sorella piccola abbiamo, e ancora non ha seni”. Dunque, preziosa e fragile, sempre! Tale il mistero di Israele e della Chiesa come segno di un’intera umanità riconciliata e sposata. E da qui l’incessante diaconìa dell’Amore alla quale tutti siamo chiamati, per proteggere e adornare l’Amata del Signore.
Al ver.10 la risposta della Sposa, e la sua proclamazione di forza e di pace! Lei stessa è il muro sopra il quale i fratelli vorrebbero porre quel rafforzamento d’argento. I seni ci sono, e sono torri. E questo è possibile perchè tutto le è stato donato da Colui che l’ama. Anzi, così lei è, non tanto in se stessa, quanto “ai suoi occhi”, agli occhi dello Sposo. Resta vero che ella è piccola e fragile, ma è altrettanto vero che l’amore con il quale è amata fà si che l’Amante la veda forte e bella. Però, a questo punto, sembra che tutto fluisca in un’unica perla preziosa: la pace! “Così sono ai suoi occhi come colei che ha trovato pace”. La Pace è la pienezza della comunione. Fine di ogni tensione e pericolo. Abbraccio dell’Amore.
Dio ti benedica. E tu benedicimi. Tuo. Giovanni.
Mura, recinto, torri,sicurezza, pace… cercando queste parole mi sono ritrovato in diversi passi che parlano di Gerusalemme e della Terra che il Signore ha dato al suo popolo. Il dono della pace è il frutto dell’amore e della fedeltà reciproca tra Dio e il suo popolo.
Il Salmo 121 ad esempio dice:
“Domandate pace per Gerusalemme:
sia pace a coloro che ti amano,
sia pace sulle tue mura,
sicurezza nei tuoi baluardi.
Per i miei fratelli e i miei amici
io dirò: «Su di te sia pace!».
Per la casa del Signore nostro Dio,
chiederò per te il bene.”
Mi piace molto l’ultimo versetto: ancora una volta è tutta rivolta a Lui. Agli occhi dello sposo lei, affatto debole e indifesa, è come una trovatrice di pace!