4 Tu sei bella, amica mia, come Tirza,
leggiadra come Gerusalemme,
terribile come schiere a vessilli spiegati.
5 Distogli da me i tuoi occhi:
il loro sguardo mi turba.
Le tue chiome sono come un gregge di capre
che scendono dal Gàlaad.
6 I tuoi denti come un gregge di pecore
che risalgono dal bagno.
Tutte procedono appaiate
e nessuna è senza compagna.
7 Come spicchio di melagrana la tua gota,
attraverso il tuo velo.
8 Sessanta sono le regine,
ottanta le altre spose,
le fanciulle senza numero.
9 Ma unica è la mia colomba la mia perfetta,
ella è l’unica di sua madre,
la preferita della sua genitrice.
L’hanno vista le giovani e l’hanno detta beata,
le regine e le altre spose ne hanno intessuto le lodi.
10 «Chi è costei che sorge come l’aurora,
bella come la luna, fulgida come il sole,
terribile come schiere a vessilli spiegati?».
11 Nel giardino dei noci io sono sceso,
per vedere il verdeggiare della valle,
per vedere se la vite metteva germogli,
se fiorivano i melograni.
12 Non lo so, ma il mio desiderio mi ha posto
sui carri di Ammi-nadìb.
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E’ un nuovo canto d’amore dell’Amante per l’Amata. Riprende in parte immagini già espresse in 4,1-3. Qui, al ver.4, la donna viene paragonata alle due città capitali durante la divisione nei due regni, forse per dire che il paragone è compiuto solo nell’unicità della Terra, superando le scissioni provocate dalla storia e dal peccato umano. Alla fine, sarà unica la Sposa!
Mi pare che il testo contenga espressioni che tendono a dire il travolgimento d’amore che lo Sposo sembra quasi subire, e che infatti il commento ebraico tende, come per rispetto, a modificare. Al ver.5 dice “Distogli da me i tuoi occhi: il loro sguardo mi turba”, e anche l’ultimo versetto, il 12, giudicato il più difficile di tutto il Cantico, se attribuito ancora allo Sposo, sembra affermare che egli viene coinvolto e travolto dall’amore per l’Amata , cioè per il popolo, fino a lasciarsi quasi inconsapevolmente e forzatamente porre alla sua testa per combattere le sue battaglie. Si tratta di uno Sposo che arriverà a dare la vita per la sua Sposa?
Certamente la nota forte di questa nuova dichiarazione d’amore da parte di Lui è l’unicità assoluta dell’Amata, la predilezione per Israele rispetto alle sessanta regine, alle ottanta concubine, e alle innumerevoli altre fanciulle (vers.8-9), al punto che tutte queste altre non solo le devono concedere questo primato, ma devono addirittura esse stesse proclamarne la beatitudine. Siamo vicini al canto di Maria, al Magnificat.
E’ giusto e bello che la lode appassionata si esprima con un’incessante domanda, come al ver.10:”Chi è costei che sorge come l’aurora…?”, perchè l’innamoramento apre verso il mistero dell’Altro, e quindi al perennemente nuovo che rigenera continuamente la relazione d’amore, riportandola come ad un incessante principio.
I vers.11-12 vengono attribuiti dall’esegesi anche alla donna. Mi sembra più semplici unirli in continuità a quelli precedenti, e cogliere così lo Sposo che, impaziente, scende nel giardino, ossia si accosta a lei, per vedere i segni della fioritura dell’amore. E il ver.12, come accennavo sopra, per dire di un perdersi d’amore da parte dello Sposo, che lo porta a lasciarsi interamente coinvolgere-travolgere dalla persona e dalla vicenda dell’Amata.
Dio ti benedica. E tu benedicimi. Tuo. Giovanni.
Provo ad immaginare lo stato d’animo della sposa che ieri, durante la ricerca del suo diletto, rispondeva alle domande delle figlie di Gerusalemme intonando il suo canto di lode, un po’ sola…
Oggi si ritrova frastornata dalle parole del suo amico, circondata da 60 regine, 80 altre spose, infinite fanciulle… unica, perfetta, eletta, lodata da tutte, preferita!
E’ questa la sproporzione tra il nostro piccolo orizzonte d’amore e quello che riceviamo dal Signore e dagli altri?
Mi piace molto il commento di don Giovanni. Dio non ci ama di un amore astratto, freddo, impassibile e immobile nella sua perfezione. Dio si turba allo sguardo dell’amata. Dio si coinvolge nella storia del suo popolo e di ognuno di noi. Scende nel giardino per vedere se la vite mette germogli, se fiorisce il molograno. Segue il suo amore, l’uomo, spia quasi con trepidazione la sua risposta. Vede sorgere la sua amata come l’aurora, come luce che si manifesta a vincere la notte. E lui c’è. Lui è presente, partecipe. Mi ricordo Es 3,14-15″Mosè disse a Dio: «Ecco io arrivo dagli Israeliti e dico loro: Il Dio dei vostri padri mi ha mandato a voi. Ma mi diranno: Come si chiama? E io che cosa risponderò loro?». Dio disse a Mosè: «Io sono colui che sono!». Poi disse: «Dirai agli Israeliti: Io-Sono mi ha mandato a voi».” “Io ci sono” dice Dio di se stesso,non come il potente e il forte che schiaccia, ma come il custode, l’amante, colui che si prende a cuore la sorte del popolo. “Io ci sono, accanto a te, e ci sarò”.
Mi è sembrato molto bella oggi, la risposta dello sposo ala dichiarazione di ieri della sposa.
In particolare la dedizione per quella colomba…
Come dice Lucy forse il Signore è sempre pù innamorato dell’uomo perchè continua ad amarlo, a coltivarlo, a curarlo.
Agli occhi amanti e innamorati del Signore la sposa sembra anche bella, viene a vedere la fioritura,i germogli..
Chi mi darà ali come di colomba,
per volare e trovare riposo?
Ecco, errando, fuggirei lontano,
abiterei nel deserto…
Ma sei tu, mio compagno,
mio amico e confidente;
ci legava una dolce amicizia,
verso la casa di Dio camminavamo in festa.
Salmo 54