9 Che ha il tuo diletto di diverso da un altro,
o tu, la più bella fra le donne?
Che ha il tuo diletto di diverso da un altro,
perché così ci scongiuri?
10 Il mio diletto è bianco e vermiglio,
riconoscibile fra mille e mille.
11 Il suo capo è oro, oro puro,
i suoi riccioli grappoli di palma,
neri come il corvo.
12 I suoi occhi, come colombe
su ruscelli di acqua;
i suoi denti bagnati nel latte,
posti in un castone.
13 Le sue guance, come aiuole di balsamo,
aiuole di erbe profumate;
le sue labbra sono gigli,
che stillano fluida mirra.
14 Le sue mani sono anelli d’oro,
incastonati di gemme di Tarsis.
Il suo petto è tutto d’avorio,
tempestato di zaffiri.
15 Le sue gambe, colonne di alabastro,
posate su basi d’oro puro.
Il suo aspetto è quello del Libano,
magnifico come i cedri.
16 Dolcezza è il suo palato;
egli è tutto delizie!
Questo è il mio diletto, questo è il mio amico,
o figlie di Gerusalemme.
6,1 Dov’è andato il tuo diletto,
o bella fra le donne?
Dove si è recato il tuo diletto,
perché noi lo possiamo cercare con te?
2 Il mio diletto era sceso nel suo giardino
fra le aiuole del balsamo
a pascolare il gregge nei giardini
e a cogliere gigli.
3 Io sono per il mio diletto e il mio diletto è per me;
egli pascola il gregge tra i gigli.
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L’Amato è inconfondibile. E’ come se il ver.9, nelle parole del “coro”, chiedesse ragione del titolo – o del nome stesso – di “diletto”. Che cosa giustifica questa relazione totale ed esclusiva con il suo Signore da parte di Israele? Le figlie di Gerusalemme , cioè le nazioni, chiedono come mai a loro viene chiesto di testimoniare questo amore unico e assoluto.
La descrizione dell’Amato, e cioè quello che di Dio si può intravedere e accennare, è l’unica di tutto il Cantico. Mi sembra opportuna ed efficace la scelta della versione italiana che ci parla di “riconoscibile”. Il riconoscere è verbo molto efficace perchè esprime insieme una dimensione conoscitiva e una predilezione amorosa. Tutto il tratto della descrizione dell’Amato, i vers.10-16, è vista sempre dai commentatori come riferita al Tempio di Gerusalemme. Mi sembra molto affascinante la tesi del commento ebraico che riferisce tutto alla Parola stessa di Dio, e a chi la studia, e ai profeti che la esprimono. Il ver.16 è come un’esclamazione, un’affermazione suprema dell’amore che lega la sposa allo Sposo, Israele al suo Signore. Quello che Israele sa di dover proclamare a tutto il mondo. E’ interessante che debba quindi annunciare un rapporto esclusivo! Questo non escluderebbe di per sè tutti gli altri da una relazione privilegiata e riservata? Noi sappiamo che in Cristo è proprio questa “predilezione” che, senza nulla togliere a Israele, viene dilatata a tutte le nazioni. Ma predilezione rimane e deve rimanere.
In 6,1 il coro incalza sollecitando l’incessante ricerca di questo Amato e chiede di essere coinvolto, coro delle nazioni, nella stessa ricerca. Mi sembra una profezia meravigliosa di quell’universalità della salvezza che appunto Israele ha sempre custodito in un intreccio irrinunciabile con l’esclusività dell’elezione.
In 6,2 si afferma che per trovare l’Amato bisogna cercarlo proprio nel suo giardino, che è il cuore stesso dell’Amata, che è appunto l’Israele fedele , consacrato alla Parola di Dio. E il ver.3 proclama quello che già era stato detto in 2,16, e che ora si ripropone in un orizzonte di pienezza e di pace.
Dio ti benedica. E tu benedicimi. Tuo. Giovanni.
Le domande pungenti delle figlie di Gerusalemme inducono la più bella fra le donne a parlare, a esprimersi, a descrivere… Lei conclude con un’esclamazione: “egli è tutto delizie! Questo è il mio diletto, questo è il mio amico!”.
Forse proprio per questo entusiasmo esse si vogliono unire nella ricerca!
Mi incuriosisce molto questo gioco tra l’unicità della relazione d’amore (“Io sono per il mio diletto e il mio diletto è per me”) e il desiderio, forse la necessità, della comunicazione, della partecipazione, dell’aiuto nella ricerca da parte degli altri!
Mi ha molto colpito il v.3 dove con grande semplicità viene riassunto il rapporto tra il Signore e gli uomini.
‘Io sono per il mio diletto e il mio diletto è per me.’.
Ho avuto l’impressione, in questi versetti, che tutto in realtà potrebbe essere semplice.
Le figlie di Gerusalemme chiedono dov’è il suo diletto e la sposa lo sa: a pascolare il gregge. Il gregge, mi verrebbe da dire, in cui la sposa stessa risiede. Il gregge è la sposa,mi pare di capire anche dalle lettura di Giovanni di oggi.
L’unione è già realizzata, qui e ora.
Bella la domanda delle figlie di Gerusalemme che aiuta la sposa a ricordare la bellezza del suo sposo e a ricercarlo continuamente.
Unendomi al commento di Andrea:
‘Dove si è recato il tuo diletto,perchè noi lo possiamo cercare con te?’..
..è’ forse anche il senso di questo blog..?
“…perché noi lo possiamo cercare con te…”
Mi piace questa condivisione della ricerca: il Signore ci offre il dono del suo Amore, ma ci invita a condividerlo con una ricerca comune, con una accoglienza e un aiuto reciproco. L’Amore è un amico che si dona a noi e quando abbiamo sperimentato la sua gioia è bello condividerla.
Acclamate al Signore, voi tutti della terra,
servite il Signore nella gioia,
presentatevi a lui con esultanza.
Riconoscete che il Signore è Dio;
egli ci ha fatti e noi siamo suoi,
suo popolo e gregge del suo pascolo.
Salmo 99
“Che ha il tuo diletto di diverso da un altro,o tu, la più bella fra le donne?” (v.9).L’amato è unico al mondo. Mi viene in mente il piccolo principe che va a rivedere le rose.
“Voi non siete per niente simili alla mia rosa, voi non siete ancora niente” , disse.
“Nessuno vi ha addomesticato e voi non avete addomesticato nessuno. Voi siete come era la mia volpe. Non era che una volpe uguale a centomila altre.
Ma ne ho fatto il mio amico ed ora è per me unica al mondo…Certamente, un qualsiasi passante crederebbe che la mia rosa vi rassomigli, ma lei, lei sola, è più importante di tutte voi, perché è lei
che ho innaffiata. Perché è lei che ho messa sotto la campana di vetro, perché è lei che ho riparato col paravento. Perché su di lei ho ucciso i bruchi (salvo due o tre per le farfalle). Perché è lei che ho ascoltato
lamentarsi o vantarsi, o anche qualche volta tacere. Perché è la mia rosa”