Rimase alcuni giorni insieme ai discepoli che erano a Damasco, 20 e subito nelle sinagoghe annunciava che Gesù è il Figlio di Dio. 21 E tutti quelli che lo ascoltavano si meravigliavano e dicevano: «Non è lui che a Gerusalemme infieriva contro quelli che invocavano questo nome ed era venuto qui precisamente per condurli in catene ai capi dei sacerdoti?». 22 Saulo frattanto si rinfrancava sempre di più e gettava confusione tra i Giudei residenti a Damasco, dimostrando che Gesù è il Cristo. 23 Trascorsero così parecchi giorni e i Giudei deliberarono di ucciderlo, 24 ma Saulo venne a conoscenza dei loro piani. Per riuscire a eliminarlo essi sorvegliavano anche le porte della città, giorno e notte; 25 ma i suoi discepoli, di notte, lo presero e lo fecero scendere lungo le mura, calandolo giù in una cesta.
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Questo inizio del ministero apostolico di Saulo è interessante perchè mostra come l’annuncio del Vangelo non è solo l’esposizione di una dottrina, ma è prima di tutto l’espressione della propria persona, la sua storia e la sua conversione. Ed è segno di appartenenza e di comunione tra persone unite dalla stessa realtà che li ha trasformati ed è per loro vita nuova. Per questo è importante il ver.19b dove si dice che a Damasco stava con altri discepoli del Signore.
Notiamo quindi come la reazione dei suoi ascoltatori sia attratta e determinata innanzi tutto dal cambiamento della sua vita, e dalla meraviglia che in loro suscita questa sua conversione: “Non è lui che a Gerusalemme…?”. Il cambiamento è radicale al punto che appare come una persona nuova.
Mi piace molto anche che si dica che egli “si rinfrancava”: si potenziava, diventava progressivamente più forte e determinato nel suo annuncio. Ed è notevole anche il verbo reso in italiano con “gettava confusione” perchè esprime efficacemente la “crisi” che l’annuncio del Signore pone nei pensieri degli uomini. Pare che diversi di questi giudei infatti non accettassero di venire messi in crisi in questo modo! Il verbo tradotto in italiano con “dimostrando” (ver.22) dice il “mettere insieme”, che qui mi sembra la congiunzione di fuoco tra l’umanità di Gesù e la sua divinità come Cristo – cioè Messia – di Dio. Siamo veramente al cuore della fede cristiana.
Se qualcuno si domandasse come mai Paolo scappa dall’insidia mortale preparata dai suoi avversari invece di consegnarsi alla suprema testimonianza, cioè al martìrio, ricordiamoci che anche Gesù chiarisce con forza nei confronti di Erode soprannominato “la volpe”, che i tempi sono tempi di obbedienza a Dio. E questa non è per Paolo l’ora della sua ultima Pasqua! Non nascondo una certa invidia anche per il fatto della cesta con la quale farsi calare dalle mura.
Dio ti benedica. E tu benedicimi. Tuo. Giovanni.
Anche oggi siamo a Damasco: “con i discepoli di Damasco”(v. 19b), nelle sinagoghe e tra “i Giudei residenti” in questa città (vv. 20 e 22); infine, alle mura e alle porte. Con i particolari aggiunti da Paolo nella seconda lettera ai Corinti (nell’appassionante capitolo 11, ai vv. 32-33), possiamo immaginare la scena: mentre le porte sono sorvegliate da Giudei ostili e dalle guardie dell’etnarca Areta, i discepoli fanno fuggire Paolo attraverso una finestrella di una delle tante case costruite a ridosso delle mura. La calata in una cesta suscita l’invidia di don Giovanni, ma pare che Paolo si sentisse un po’ umiliato da questa “uscita” e fuga da Damasco. La presenza del sovrano Areta ci dà una indicazione cronologica precisa: governò, infatti, fino al 39-40 d.C. – A parte queste piccole curiosità storico-geografiche, al centro del testo odierno risplende la bella testimonianza di Paolo su Gesù: E’il Figlio di Dio, è il Messia…
Subito predicava Gesù figlio di Dio:,Subito – per la consapevolezza della verità del suo incontro con Lui, che non ha bisogni di conferme umane (Cfr. Gal. 1,11-23) – perchè le Scritture, da lui tanto frequentate e studiate, ma fino a ora velate, si illuminano ora della luce della fede e rivelano il mistero del Figlio di Dio,-Per l’insegnamento e la sollecitazione interiore dello Spirito ricevuto con il battesimo. E’ la stessa esigenza di fretta nella sequela che il Signore segnala al discepolo nel Vangelo, fretta di annunciare il regno di Dio ai morti che attendono la parola della vita,come espresso più esplicitamente dal parallelo di Luca. Il suo precedente essere persecutore violento è redento e diventa principio di meraviglia e, secondo la lettera dei Galati, di glorificazione di Dio.