5 Abitavano allora a Gerusalemme Giudei osservanti, di ogni nazione che è sotto il cielo. 6 A quel rumore, la folla si radunò e rimase turbata, perché ciascuno li udiva parlare nella propria lingua. 7 Erano stupiti e, fuori di sé per la meraviglia, dicevano: «Tutti costoro che parlano non sono forse Galilei? 8 E come mai ciascuno di noi sente parlare nella propria lingua nativa? 9 Siamo Parti, Medi, Elamiti, abitanti della Mesopotamia, della Giudea e della Cappadòcia, del Ponto e dell’Asia, 10 della Frìgia e della Panfìlia, dell’Egitto e delle parti della Libia vicino a Cirene, Romani qui residenti, 11 Giudei e prosèliti, Cretesi e Arabi, e li udiamo parlare nelle nostre lingue delle grandi opere di Dio». 12 Tutti erano stupefatti e perplessi, e si chiedevano l’un l’altro: «Che cosa significa questo?». 13 Altri invece li deridevano e dicevano: «Si sono ubriacati di vino dolce».
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Inizia il grande viaggio del Vangelo del Signore e del Signore del Vangelo, da Gerusalemme sino ai confini della terra. E’ molto importante questa “geografia dello Spirito” che coinvolge non solo le nazioni esplicitamente nominate nel nostro testo, ma veramente tutto il mondo, e tutte le generazioni che ancora verranno! Chi si trova a Gerusalemme provenendo da altre terre, rappresenta tutti quelli che non ci sono. Il pellegrinaggio a Gerusalemme è la grande ikona del pellegrinaggio di tutte le nazioni al Monte Sion. Il mistero della diaspora ebraica tra le nazioni di tutti i luoghi e di tutti i tempi assume con le Parole che oggi riceviamo dalla bontà di Dio un significato particolare e particolarmente prezioso. E’ il segno di come solo attraverso Israele si possa incontrare il Messia del Signore, Gesù di Nazaret, il Figlio dell’Uomo, il Figlio di Dio.
Lo stupore è tipicamente il sentimento della fede, la reazione del cuore davanti all’annuncio delle “grandi opere di Dio”(ver.11). Sono “fuori di Sè dalla meraviglia”!(ver.7). E’ interessante il contrasto tra la modesta “regionalità” della loro provenienza dalla Galilea, e l’orizzonte universale che attraverso le loro parole entra in contatto con il mistero di Dio.
Quando è Dio che interviene e si fa udire, è impossibile collocare l’evento nell’ordinarietà dei fatti. Dalla fanciulla di Nazaret agli uditori di Pentecoste la domanda si impone e resta aperta:”Che cosa significa questo?”(ver.12).
La “sproporzione” che prima notavamo tra la portata universale di quanto accade è la modestia dei protagonisti accompagna inevitabilmente tutto l’evento cristiano e quindi centralmente l’annuncio del Vangelo. Per questo non ci deve stupire che accanto a chi accoglie con meraviglia la parola della salvezza, ci sia chi addirittura, di fronte alle stesse parole, reagisca con incredulità schernitrice: “Si sono ubriacati di vino”. E’ il “tesoro” che Paolo vede inevitabilmente contenuto in vasi di terra. E’ il mite e terribile “giudizio” che l’Evangelo attua in coloro che lo ricevono.
Dio ti benedica. E tu benedicimi. Tuo. Giovanni.