6 Quelli dunque che erano con lui gli domandavano: «Signore, è questo il tempo nel quale ricostituirai il regno per Israele?». 7 Ma egli rispose: «Non spetta a voi conoscere tempi o momenti che il Padre ha riservato al suo potere, 8 ma riceverete la forza dallo Spirito Santo che scenderà su di voi, e di me sarete testimoni a Gerusalemme, in tutta la Giudea e la Samaria e fino ai confini della terra». 9 Detto questo, mentre lo guardavano, fu elevato in alto e una nube lo sottrasse ai loro occhi. 10 Essi stavano fissando il cielo mentre egli se ne andava, quand’ecco due uomini in bianche vesti si presentarono a loro 11 e dissero: «Uomini di Galilea, perché state a guardare il cielo? Questo Gesù, che di mezzo a voi è stato assunto in cielo, verrà allo stesso modo in cui l’avete visto andare in cielo».
Desidero ritornare al ver.5 perchè è importante notare come Gesù spieghi la novità del dono di Dio – quella che Egli chiama la “promessa del Padre” – citando il battesimo di Giovanni: “Giovanni battezzò con acqua, voi invece, tra non molti giorni, sarete battezzati in Spirito Santo”. Sostiamo un momento su questa proposizione. Notate lo “stacco” tra la forma attiva di “Giovanni battezzò con acqua” e la passiva “voi..sarete battezzati in Spirito Santo”: la dilatazione e l’approfondimento del dono implica che esso debba semplicemente essere ricevuto. Nella precedente economia si poteva e si doveva “operare”, ora si deve accogliere l’opera divina. E ancora, mentre Giovanni battezzava “con” acqua, loro saranno battezzati “in” Spirito Santo. Dunque non un uso strumentale, ma una relazione intima, interiore.
Mi pare che anche la domanda-risposta dei vers.6-8 segua lo stesso criterio del contrasto-diversità tra un’ipotesi vecchia e una realtà nuova. La domanda, che ora coinvolge direttamente Gesù stesso, riguarda l’ipotesi che Egli ricostituisca il regno di Israele. La risposta del Signore sposta da Sè ai discepoli l’orizzonte del quesito, e dilata all’infinito la prospettiva storica – dal “regno di Israele” ai “confini della terra” – e il significato di tale “regno”. E tutto questo a partire dalla stessa categoria del “tempo”. La Regola di vita cristiana scritta per noi da don Giuseppe Dossetti dice che il tempo “non è nostro, ma di Dio e della Chiesa”. Noi non abbiamo più una storia solo “nostra”, ma ormai celebriamo in noi stessi e nell’umana avventura la Storia di Dio. In questa prospettiva, il “Battesimo nello Spirito Santo” di cui ci parlava il ver.5 viene spiegato come la ricezione del dono divino: “..riceverete la forza dello Sprito santo che scenderà su di voi, e di me sarete testimoni…”. Trovo qui un riferimento forte al dialogo tra Gesù e Ponzio Pilato, come è ricordato nel Vangelo sec.Giovanni 18,33-38, dove Gesù accede alla domanda di Pilato circa il suo essere re, ma qualifica tale regalità appunto come testimonianza: “Tu lo dici: io sono re. Per questo io sono nato e per questo sono venuto nel mondo: per dare testimonianza alla verità.”(Gv.18,37). La regalità non sarà quella del vecchio “regno di Israele”, ma sarà la testimonianza del Signore portata dai suoi discepoli sino ai confini della terra!
Mi sembra bello che notiamo anche la presenza del Padre, già citato nel brano precedente a proposito della “promessa del Padre”, e ora qui al ver.7 per affermare che appunto la storia non è più nostra, ma della nostra “famiglia”: in Gesù, noi e il Padre! O meglio, il Padre con Gesù, e noi, nello Spirito di Gesù, con Lui e in Lui.
Ma anche i vers.9-11 sembrano giocare su una “contrapposizione”, questa volta, si potrebbe forse dire, tra il cielo e la terra. La nube divina sottrae Gesù agli occhi dei suoi. Ma loro continuano a guardare il cielo dove è stato assunto. I due uomini vestiti di bianco, che molto ricordano i due angeli apparsi alle donne in Luca 24 per annunciare la risurrezione del Crocifisso, gentilmente ed energicamente “contestano” questo “guardare il cielo”. Adesso i discepoli devono considerare la realtà terrena, che forse, nella sua dimensione piccola e povera, viene ironicamente compresa nella nomenclatura modesta del loro essere chiamati “uomini galilei”. A Pentecoste il cielo scenderà sulla terra, e sulla terra si giocherà la grande avventura del “Regno”, ora inaugurato dall’elevazione di Gesù, “questo Gesù che di mezzo a voi è stato assunto in cielo”, e manifestato in pienezza quando alla fine dei tempi “..verrà allo stesso modo in cui l’avete visto andare in cielo”. Perchè il progetto di Dio è quello di donare il Vangelo a tutta la terra.
Dio ti benedica. E tu benedicimi. Tuo. Giovanni.