1 Poi vidi: ecco, una porta era aperta nel cielo. La voce, che prima avevo udito parlarmi come una tromba, diceva: «Sali quassù, ti mostrerò le cose che devono accadere in seguito». 2 Subito fui preso dallo Spirito. Ed ecco, c’era un trono nel cielo, e sul trono Uno stava seduto. 3 Colui che stava seduto era simile nell’aspetto a diaspro e cornalina. Un arcobaleno simile nell’aspetto a smeraldo avvolgeva il trono. 4 Attorno al trono c’erano ventiquattro seggi e sui seggi stavano seduti ventiquattro anziani avvolti in candide vesti con corone d’oro sul capo. 5 Dal trono uscivano lampi, voci e tuoni; ardevano davanti al trono sette fiaccole accese, che sono i sette spiriti di Dio. 6 Davanti al trono vi era come un mare trasparente simile a cristallo.
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Una porta aperta nel cielo! Il cielo non è più chiuso. La terra e il cielo s’incontrano. E’ quello che il veggente Giovanni ci comunicherà. Sono “le cose che devono accadere in seguito” (ver.1). Però vengono mostrate ora! Sono il segreto della storia. Sono la storia segreta già presente nella visione. Cioè, nella fede! Mi sembra di assoluta importanza l’espressione “le cose che devono accadere in seguito”. Provo a fare un esempio: che tutta l’umanità sia l’unica famiglia dell’unico Padre non è quello che oggi si vede. Ma è quello che la fede “già vede”. Questa è la meraviglia di quello che la fede vede! La fede coglie già la presenza di quello che sarà pienamente svelato. Il credente vive in certo modo “nel futuro”. In un futuro che Dio ha già donato. Quello che il veggente Giovanni ora vede c’è già, ed è visibile con lo sguardo della fede e come tale deve essere visto e vissuto dal credente: tutti gli uomini e tutte le donne della terra sono nostri fratelli e sorelle. L’annuncio cristiano è dunque sempre “apocalisse”. Perché “apocalisse” significa appunto “rivelazione”. Penso sarebbe necessaria la parola di un’esperienza ben più profonda e fedele della mia miserella. Spero che possiamo almeno evitare un duplice errore. Il primo sarebbe quello di imporre a tutti la visione che solo la fede dona e consente. L’altro errore sarebbe quello di trasformare il Vangelo in un vago “ideale” evangelico, mentre per il credente questa è la storia nuova che egli può e deve vivere, annunciare e testimoniare.
Quello che il veggente vede sul trono nel cielo, quell’”Uno” seduto non è figura rappresentabile: è “simile nell’aspetto a diaspro e cornalina”. Un “arcobaleno simile nell’aspetto a smeraldo avvolgeva il trono”. Nessun “antropomorfismo”! Nessuna identificazione con una creatura precisa. Così i vers.2-3.
Sicuramente chiara ed evidente è invece l’immagine dei ventiquattro anziani seduti sui ventiquattro seggi. Sono avvolti in candide vesti con corone d’oro sul capo. Sono la presenza dell’umanità intorno a Dio. Ammessi alla presenza di Dio sembrano essere partecipi della sua signorìa. Qualcuno dice che sono le ventiquattro classi sacerdotali del tempio. Qualcuno dice che sono i dodici vegliardi della Prima alleanza e i dodici apostoli della Seconda. Forse possiamo cogliere semplicemente la presenza dell’umanità partecipe di Dio e intorno al trono di Dio. L’umanità nuova generata dall’opera salvifica di Dio. E valgono forse anche qui le considerazioni fatte più sopra. Tale umanità intorno a Dio è già presente agli occhi e all’esperienza della fede. Anzi, forse ancora di più! Forse è l’annuncio della condizione dell’umanità salvata da Dio. L’umanità, malgrado tutto, già presente. Lo sguardo che ai credenti è chiesto di posare sull’intera umanità.
Dio ti benedica. E tu benedicimi. Tuo. Giovanni.
Mi pare che i primi due versetti dicano che noi, come Giovanni, con tutta la nostra scienza, filosofia e teologia, possiamo al più percepire l’esistenza di Dio, rappresentata dalla porta aperta in cielo, luogo simbolico della Sua presenza. Come Giovanni vede la porta ma da solo mai potrebbe raggiungerla, così anche noi. Gesù stesso con la Sua potenza di Risorto ci chiama e col dono dello Spirito ci introduce alla presenza del Padre. Ieri ci ha pure detto che è Lui stesso quella porta aperta!
Assiso sul trono, Dio non è solo! Il versetto 4 qualifica collettivamente quelli che stanno alla presenza di Dio, il Suo popolo nuovo in vesti bianche. Mi pare che la figura dei 24 anziani richiami il popolo della prima alleanza, con le sue dodici tribù, che ora, nel tempo ultimo, è ampliato e portato alla perfezione espressa dal due volte dodici: l’appartenenza al nuovo e perfetto popolo di Dio è ora estesa a tutta l’umanità.