1 E vidi un angelo che scendeva dal cielo con in mano la chiave dell’Abisso e una grande catena. 2 Afferrò il drago, il serpente antico, che è diavolo e il Satana, e lo incatenò per mille anni; 3 lo gettò nell’Abisso, lo rinchiuse e pose il sigillo sopra di lui, perché non seducesse più le nazioni, fino al compimento dei mille anni, dopo i quali deve essere lasciato libero per un po’ di tempo. 4 Poi vidi alcuni troni – a quelli che vi sedettero fu dato il potere di giudicare – e le anime dei decapitati a causa della testimonianza di Gesù e della parola di Dio, e quanti non avevano adorato la bestia e la sua statua e non avevano ricevuto il marchio sulla fronte e sulla mano.
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La questione che ha fatto molto pensare e proporre di questo brano sono i “mille anni”: per mille anni il diavolo è incatenato, “dopo i quali deve essere lasciato libero per un po’ di tempo” (ver.3). La strada di spiegazione più semplice che mi permetto di suggerire sottolineando che non ne trovo riscontri nelle note delle bibbie e nei commenti, mi sembra riguardi l’interpretazione profonda del tempo che viviamo. Da una parte noi crediamo che la Pasqua di Gesù abbia veramente incatenato il satana, e che dunque non gli si deve concedere nessuno spazio nella vita nostra e di tutti. Tuttavia è essenziale per la vita cristiana la sapienza del tempo, e cioè la consapevolezza profonda del pericolo del male e dunque il ricordo e la vigilanza nei suoi confronti, l’umiltà della nostra vita e della nostra preghiera in ogni passaggio e frangente del nostro cammino. Il diavolo incatenato è la certezza che la salvezza è donata a tutti. Il fatto che “debba essere lasciato libero per un po’ di tempo” ci chiede la sapienza dell’umiltà e della vigilanza. L’umile confessione dei nostri peccati e la consapevolezza della nostra fragilità, insieme alla consapevolezza che mai abbiamo finito di convertirci, è elemento essenziale della nostra vita e della nostra interpretazione della storia. La vita di fede chiede di essere insieme lieta e trepidante. Piena di speranza e umilmente vigile. Quante volte ognuno di noi, e anche l’intera comunità cristiana, ha dovuto constatare e confessare di aver ceduto alla seduzione e al dominio del male per la nostra presunzione e per la nostra superficialità mondana.
A guidarci nella storia sono, secondo il ver.4 che non mi sembra ben tradotto in italiano, coloro che hanno subito e affrontato il martirio “a causa della testimonianza di Gesù e della parola di Dio”, custodendosi nella bellezza della grazia ricevuta: non hanno “adorato la bestia e la sua statua e non hanno ricevuto il marchio sulla fronte e sulla mano”. Coloro che chiamiamo “i santi” sono le nostre guide che intercedono per noi.
Dio ti benedica. E tu benedicimi. Tuo. Giovanni.