1 E uno dei sette angeli, che hanno le sette coppe, venne e parlò con me: «Vieni, ti mostrerò la condanna della grande prostituta, che siede presso le grandi acque. 2 Con lei si sono prostituiti i re della terra, e gli abitanti della terra si sono inebriati del vino della sua prostituzione». 3 L’angelo mi trasportò in spirito nel deserto. Là vidi una donna seduta sopra una bestia scarlatta, che era coperta di nomi blasfemi, aveva sette teste e dieci corna. 4 La donna era vestita di porpora e di scarlatto, adorna d’oro, di pietre preziose e di perle; teneva in mano una coppa d’oro, colma degli orrori e delle immondezze della sua prostituzione. 5 Sulla sua fronte stava scritto un nome misterioso: «Babilonia la grande, la madre delle prostitute e degli orrori della terra».
6 E vidi quella donna, ubriaca del sangue dei santi e del sangue dei martiri di Gesù. Al vederla, fui preso da grande stupore.
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Inizia ora la descrizione di Babilonia e della sua caduta. Non mi sembra molto utile né opportuno il tentativo di identificare “la grande prostituta” (ver.1) con un determinato regime imperiale mondano. Anche se qualche particolare può suggerire identificazioni con i grandi imperi dell’oriente antico o con lo stesso impero romano, è importante lasciare in tutta la sua larghezza il riferimento al dominio del male e della morte, dominio che è esperienza non solo di regimi politici, ma anche dell’esperienza spirituale di ogni persona. E’ interessante che il nostro testo parli da subito della “condanna della grande prostituta” (ver.1). Infatti la realtà e l’evidenza del suo potere negativo non può essere colto se non nel confronto e nello scontro con il regno di Dio e con la sua pienezza in Gesù. La stessa storia del cristianesimo – ma anche l’esperienza di ogni vita cristiana! – conosce amaramente quanto la perdita di contatto profondo con il Signore Gesù porti anche chi è stato visitato dalla grazia verso l’idolatrica adorazione della grande prostituta. Certo, con la grande prostituta “si sono prostituiti i re della terra” per poter conquistare e affermare il loro potere mondano. Ma anche più generalmente “gli abitanti della terra si sono inebriati del vino della sua prostituzione” (ver.2). Si tratta dunque di un potere universalmente affermato.
La donna è “seduta sopra una bestia scarlatta”, coperta di nomi blasfemi, che sono i titoli “divini” di cui i poteri mondani si appropriano, con sette teste e dieci corna. Il ver.4 descrive la donna nella sontuosità del suo abbigliamento preziosissimo, e con “in mano una coppa d’oro, colma degli orrori e delle immondezze della sua prostituzione”, ben diversa, anzi opposta alle coppe che abbiamo visto nella mano degli angeli. La prostituzione e l’ubriachezza sono gli elementi che la descrivono. E quella donna è “ubriaca del sangue dei santi e del sangue dei martiri di Gesù” (ver.6)! Ma queste vittime sono il segno e l’inizio della perdizione della grande prostituta.
Dio ti benedica. E tu benedicimi. Tuo. Giovanni.
“L’angelo mi trasportò in spirito nel deserto”(v.3): il deserto è per noi il luogo del silenzio, dell’incontro con Dio, ma è anche il luogo della sete, della solitudine e della prova. Qui, infatti, vi è “la madre delle prostitute e degli orrori della terra”(v.5). Essa ha le parvenze di una donna bella, seducente…, come sono i vari idoli che ci affascinano e ci rendono loro schiavi. E tutti – credo – ne abbiamo esperienza nella nostra vita. Ma qui si annuncia che per questa grande prostituta è giunta l’ora della condanna e della eliminazione. Noi abbiamo avuto il dono gratuito di trovarci dalla parte dei santi e dei martiri di Gesù.
Questa figura di donna mi ha lasciato sgomento tutto il giorno. La ho potuta rileggere alla luce del capitolo 12 e dell’altra meravigliosa figura di donna descritta dall’Apocalisse. Due figure simboliche di grandissima potenza che si pongono come pilastri e riferimenti delle scelte che la chiesa, le nostre piccole comunità e ognuno personalmente siamo chiamati a fare quotidianamente. Fra i tanti dettagli che la preghiera di ognuno sicuramente avrà evidenziato, mi ha colpito la centralità del simbolo della maternità come fecondità dell’annuncio e della testimonianza di Gesù: accolta e intensamente vissuta in un caso, rifiutata e negata dalla prostituzione nell’altro. Del significato di questo segno si è già detto nelle settimane scorse: oggi ritorna con potenza nel dramma del suo rifiuto.