1 Un segno grandioso apparve nel cielo: una donna vestita di sole, con la luna sotto i suoi piedi e, sul capo, una corona di dodici stelle. 2 Era incinta, e gridava per le doglie e il travaglio del parto. 3 Allora apparve un altro segno nel cielo: un enorme drago rosso, con sette teste e dieci corna e sulle teste sette diademi; 4 la sua coda trascinava un terzo delle stelle del cielo e le precipitava sulla terra. Il drago si pose davanti alla donna, che stava per partorire, in modo da divorare il bambino appena lo avesse partorito. 5 Essa partorì un figlio maschio, destinato a governare tutte le nazioni con scettro di ferro, e suo figlio fu rapito verso Dio e verso il suo trono. 6 La donna invece fuggì nel deserto, dove Dio le aveva preparato un rifugio perché vi fosse nutrita per milleduecentosessanta giorni.
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Di tante possibili interpretazioni di questa figura femminile e materna, insidiata dall’ “enorme drago rosso” (ver.3) che vuole “divorare il bambino appena lo avesse partorito” (ver.4), mi sembra che la più semplice e profonda porti a pensare alla grande avventura del Vangelo che la Chiesa genera nel cuore dell’uomo e della sua storia, e che è incessantemente insidiata dal signore del male e della morte.
La donna patisce i dolori del parto (ver.2), dolori che hanno un dimensione tutta positiva, che possiamo trovare luminosamente presente nelle parole di Gesù ai discepoli in Giovanni 16,21-23. In questo testo l’annuncio del Vangelo viene accostato ai dolori del parto, e insieme alla Passione del Signore, e quindi al travaglio dell’annuncio e della testimonianza evangelica, come ascoltiamo da Paolo in Galati 4,19. Dunque, la nostra immagine sembra esprimere il travaglio dell’annuncio evangelico, ostacolato dal drago che vuole divorare il Bambino, cioè il Cristo che è stato annunciato e donato all’umanità!
In questa prospettiva, la donna è sia sposa sia madre! E’ sposa come lo è nelle grandi immagini dei profeti di Israele, trovata da Dio e dalla sua compassione, da Lui amata, curata, lavata e vestita di abiti nuziali e quindi unita al suo Signore. Così, da Ezechiele 16 a Osea 2. Ed è appunto madre che deve essere protetta perché possa fuggire dal drago che la insidia. Suo figlio “fu rapito verso Dio e verso il suo trono” (ver.5). La donna che fugge nel deserto “dove Dio le aveva preparato un rifugio perché vi fosse nutrita” (ver.6) è immagine luminosa della comunità credente protetta dal suo Signore.
Dio ti benedica. E tu benedicimi. Tuo. Giovanni.
Il segno presentato è davvero straordinario, ma al suo centro c’è un evento che potremmo dire normale, quotidiano per gli uomini: la nascita di un bambino. E’ però un bambino destinato a governare, a reggere il mondo tutto con autorità forte, “con scettro di ferro”. Anche qui possiamo vedere le “contraddizioni” di Dio: la potenza del Messia, la sua grande regalità sarà esercitata nella pace (e nel dono d’amore). – Anche il rifugiarsi della donna nel deserto porta alla mente immagini d’amore: nel deserto il popolo di Dio è stato salvato, nutrito, amato…