Palme-Ingresso GerusalemmeCaro don Giovanni, le chiedo semplicemente come si può affrontare la tremenda festa della Pasqua ridotti come lo sono io, confinata in una condizione di vita povera e triste, senza più gli affetti di marito e figli che purtroppo pensavo fosse normale avere. Per motivi diversi, ma forse tutti per colpa mia, tutti sono usciti dalla mia vita. Vorrei essere accanto a lei sul prato della Dozza all’inizio della liturgia delle Palme, tra due domeniche. Ma mi sento come paralizzata. E anche molto stanca. Mi va bene darmi la colpa di tutto, ma questo non mi restituisce quelle forze che dovrebbero portarmi incontro al Signore che viene a salvarci con la sua croce.

Penso che questi suoi pensieri umili e grandi possano essere per tutti noi, per me e per gli atri che leggeranno il suo messaggio, un buon avvio della Settimana della salvezza universale. Come andrò io sul prato della Dozza la Domenica delle Palme che ormai sta arrivando, domani mattina? Ci andrò…  così come sono. Con tutte le mie povertà e la mia poca fede. E con un unico imbarazzo. Penso che dovrò presiedere la Liturgia, e invece mi piacerebbe essere semplicemente in mezzo a tutti, magari vicino a lei. Venga anche lei così! Particolarmente le Palme sono una liturgia di grande sfida. Andiamo incontro a Lui che arriva tra noi e lo portiamo nell’Aula che diventa la nostra Gerusalemme, e là, nella stessa azione liturgica, proclamiamo insieme le Parola della sua Passione. E di quella sua morte che ci trova tutti colpevoli partecipanti. Mi diceva un ragazzino: dunque gli facciamo festa per poi “fargli la festa”! Ha voluto Lui immergersi nella nostra povera umanità. Sa Lui bene che cosa trova tra noi e in noi. Farò un po’ di ritiro i prossimi giorni, proprio per preparare con un po’ di preghiera gli eventi e i segni della nostra salvezza. Ma, per quel che mi riguarda, Gli chiederò solo di tenermi vicino, avendo ancora una volta compassione di me peccatore. Adesso non riesco a collegare al suo nome un volto conosciuto. Mi fa piacere se me lo dice lei “sono io quella del carlino”. La misura di dolore che lei mi racconta nella sua lunga lettera mi persuade che per me sia meglio tenermi vicino a lei che è ben più di me esperta di dolore, e quindi altamente desiderosa di essere anche “esperta di misericordia”. Per questo i poveri sono i prediletti, e a farci poveretti sono anche, e soprattutto, le nostre miserie. Penso che per questo lei mi sarà di grande aiuto. Allora, Buone Palme e buonissima Settimana Santa, a lei e a tutti.

Don Giovanni.

Domenica 13 Aprile 2014