20 Il ventiquattro del mese questa parola del Signore fu rivolta una seconda volta ad Aggeo: 21 «Parla a Zorobabele, governatore della Giudea, e digli: Scuoterò il cielo e la terra, 22 abbatterò il trono dei regni e distruggerò la potenza dei regni delle nazioni, rovescerò i carri e i loro cavalieri: cadranno cavalli e cavalieri; ognuno verrà trafitto dalla spada del proprio fratello. 23 In quel giorno – oracolo del Signore degli eserciti – io ti prenderò, Zorobabele, figlio di Sealtièl, mio servo – oracolo del Signore – e ti porrò come un sigillo, perché io ti ho eletto». Oracolo del Signore degli eserciti.
Aggeo 2,20-23

Mi sembra molto importante che il contenuto di questo piccolo Libro, dedicato al tema della costruzione del tempio, termini con l’annuncio apocalittico della fine dei regni del mondo e delle loro strutture di potere e di morte. Questo si compirà intorno alla figura e alla storia di Zorobabele, che è stato citato come il capo della organizzazione civile del popolo. Ora Egli sembra assumere la configurazione del Messia. Il Signore, sempre attraverso il profeta, gli dice: “Io ti prenderò”(ver.23), lo qualifica come “mio servo” per esprimere il legame strettissimo tra Dio e questo suo “eletto”. Di lui si dice appunto: “Ti porrò come sigillo, perché ti ho eletto”. Questa elezione stabilisce e attua la fine: “Scuoterò il cielo e la terra”(ver.21), e con esso, al ver.22, la fine “del trono dei regni”: “distruggerò la potenza dei regni delle nazioni, rovescerò i carri e i loro cavalieri: cadranno cavalli e cavalieri; ognuno verrà trafitto dalla spada del proprio fratello”.
Come noi possiamo oggi ascoltare e interpretare queste parole? Le riceviamo come annuncio di quello che avviene per la venuta e la presenza del Messia del Signore. Egli capovolge e abbatte i criteri, gli statuti e i poteri mondani, i regni della terra, la loro violenza, le guerre e globalmente il potere della morte. Questo chiede al Popolo di Dio di non pensare a funzioni e necessità di questi regni terreni. Essi sono ormai “finiti”…anche se ci sembrano vivi e vegeti! Il piccolo Popolo del Signore è chiamato a vivere in una prospettiva radicalmente nuova. Non esistono le guerre “sante”, né i “sacri imperi”. Gli è chiesto di essere l’annuncio di quella fine e dell’instaurazione del regno di Dio: regno di pace, elezione dei piccoli e dei poveri, orizzonte nuovo dell’infinita misericordia di Dio. La vita evangelica è il giudizio apocalittico della fine e del regno nuovo. Non è un’apocalissi da fissare in un tempo cronologico, ma da vivere e testimoniare nel presente e nella grazia del Cristo del Signore. La sua Pasqua di morte e di risurrezione è la celebrazione di questa fine.
Dio ti benedica. E tu benedicimi. Tuo. Giovanni.
Testi come questo hanno alimentato quell’attesa messianica che era così viva al tempo di Gesù; ma il Messia immaginato era un sovrano potente dal quale ci si aspettava l’umiliazione dei popoli nemici e degli imperi invasori: “Abbatterò il trono dei regni e distruggerò la potenza dei regni delle nazioni…”(v.22). Gesù realizzerà l’attesa messianica in tutt’altro modo, secondo i pensieri di Dio. – Cosa farà il Signore con il suo servo Zorobabele? Tre azioni: “io ti ho eletto”, “io ti prenderò”, “e ti porrò”: ti porrò come un sigillo che – come il sigillo reale posto sui documenti e sugli ordini – manifesti a tutti la volontà e l’opera di salvezza del vero Sovrano e Signore.