Tra i moltissimi messaggi che ho trovato nella mia Posta a motivo della vicenda che mi ha portato all’Ospedale, messaggi che per la loro potenza sono per me ancora "troppo forti", ne cito in piccola parte uno inviatomi da un carissimo amico, grande terapeuta e grande maestro. Mi scrive:"Adesso potrai dire ai tuoi ammalati che anche sei uno di loro! E poi smettiamola di parlare di sani: ammalati e ammalabili!". La saggezza della sua affermazione non mi stupisce ma mi conferma sul grande cammino sapienziale che il Signore regala a questo mio amico.

Certo, quello che mi è capitato è una vicenda importante. Quante volte sostando anche a lungo accanto ad un corpo di malattia e di dolore, ho dovuto reprimere il pensiero istintivo che mi avrebbe portato a considerarmi fortunatamente estraneo alla vicenda che avevo incontrato. Quasi come di un altro mondo. Al punto che sembra impossibile che tu possa sopportare quello in cui il tuo fratello è immerso. Poi, per grazia di Dio – sì, per grazia di Dio! – ci caschi dentro. Passi dall’altra parte.

Le "regole" che hai spesso osservato dall’esterno, adesso sono le "regole per te". E anche quello che prima pensavi, pregavi, speravi, proponevi per la vicenda degli ammalati, dai più piccoli ai più anziani…adesso tutto questo scompare, perchè tu non sei più dalla parte delle buone intenzioni e dei progetti, ma sei portato a pensare che non ti è chiesto nemmeno di..pensare. Tutto questo, e molto altro, è dentro la grande fatica, ma è anche come quel campo dove pazientemente sai che un tesoro nascosto è stato preparato per te. Scavare con umiltà e pazienza è animo dal quale mi trovo ancora lontano.

E’ successo però che in questi lunghi giorni, mai ho potuto celebrare la Messa. La carità gentile di un confratello mi ha portato ogni mattina la grazia dell’Eucaristia, ma non ho potuto essere fisicamente presente alla Santa Assemblea. Qui è avvenuto un fatto grande. Un modo più assorto e più attento di guardare le persone vicine. Ciascuna e tutte. E i volti di chi in questo luogo spende il tempo del suo lavoro. E le visite, per ciascuno, dei parenti e degli amici. L’ora dei pasti è diventata per me importante, anche perchè la mia dieta assimilata tutta con aghi e gocce mi regala tutto l’agio di osservare, e anche di pregare, mentre il pasto viene distribuito e consumato.

Così, poco a poco, ho trovato il luogo e l’ora, o meglio le molte ore , dell’Assemblea Santa che in questi giorni il Signore mi ha regalato. Quali povertà convocate al banchetto della salvezza! Quale Parola il Signore mi ha consentito di proclamare in silenzio per le mie sorelle e i miei fratellli aaccanto a me. Quale Pane – piccolo, piccolo – simbolicamente spezziamo insieme. Nelle notti troppo lunghe come è grande e potente la preghiera che non posso fare se non con tutti gli altri: "Padre nostro". Non Padre mio. Padre di Gesù che è venuto a regalarcelo e ci ha insegnato come stare intorno a Lui con queste parole.

Rispetto alla Parrocchia questa Assemblea è veramente speciale. Qualche volta mi capita di osservare la presenza di qualcuno che si è detto non credente, ma oggi è lì, nel terz’ultimo banco. Ma l’Assemblea dell’ospedale in questo è veramente unica. Anche rispetto a quella così bella della Cappella del S.Orsola. Perchè qui ci sono proprio tutti. Qui non c’e più la possibilità – talvolta il tempo – di chiedersi "se ci crede o non ci crede". Qui il gioco diventa tutto condotto dalla prepotenza di Dio. Qui è Lui a dirmi che sono tutti suoi figli. Ma quello laggiù che anche oggi è rimasto sempre solo perchè i suoi pare l’abbiano un po’ dimenticato, quello vengo a sapere che è nella predilezione di nostro Padre.

Così, piano piano, tutto si trasforma. Forse ha veramente ragione l’amico che nel suo messaggio scrive: smettiamola di parlare di sani! Qui è evidente l’immagine della famiglia di Dio come una famiglia di ammalati. Forse qui si può ricominciare a capire che tutti abbiamo bisogno di perdono e di salvezza. Qui si vede bene che nessuno da solo può cavarsela. Ognuno ha bisogno, in termini assolutamente concreti, che qualcuno gli lavi i piedi. E c’è sempre qualcuno che aspetta che qualcuno gli lavi i piedi della sua tristezza o della sua paura. Anche solo con un sorriso. Giovanni Nicolini