22 Disse ancora ai discepoli: «Verrà un tempo in cui desidererete vedere anche uno solo dei giorni del Figlio dell’uomo, ma non lo vedrete. 23 Vi diranno: Eccolo là, o: eccolo qua; non andateci, non seguiteli. 24 Perché come il lampo, guizzando, brilla da un capo all’altro del cielo, così sarà il Figlio dell’uomo nel suo giorno. 25 Ma prima è necessario che egli soffra molto e venga ripudiato da questa generazione. 26 Come avvenne al tempo di Noè, così sarà nei giorni del Figlio dell’uomo: 27 mangiavano, bevevano, si ammogliavano e si maritavano, fino al giorno in cui Noè entrò nell’arca e venne il diluvio e li fece perire tutti. 28 Come avvenne anche al tempo di Lot: mangiavano, bevevano, compravano, vendevano, piantavano, costruivano; 29 ma nel giorno in cui Lot uscì da Sòdoma piovve fuoco e zolfo dal cielo e li fece perire tutti. 30 Così sarà nel giorno in cui il Figlio dell’uomo si rivelerà. 31 In quel giorno, chi si troverà sulla terrazza, se le sue cose sono in casa, non scenda a prenderle; così chi si troverà nel campo, non torni indietro. 32 Ricordatevi della moglie di Lot. 33 Chi cercherà di salvare la propria vita la perderà, chi invece la perde la salverà. 34 Vi dico: in quella notte due si troveranno in un letto: l’uno verrà preso e l’altro lasciato; 35 due donne staranno a macinare nello stesso luogo: l’una verrà presa e l’altra lasciata». 36 37 Allora i discepoli gli chiesero: «Dove, Signore?». Ed egli disse loro: «Dove sarà il cadavere, là si raduneranno anche gli avvoltoi».
Seleziona Pagina
Il Signore non nasconde ai suoi discepoli la severità e la fatica della storia. I vers.22-25 si aprono con il desiderio di vedere “anche uno solo dei giorni del Figlio dell’uomo”, cioè il desiderio di avere qualche conferma storica della vittoria del Cristo sulle potenze negative della storia, qualche segnale dell’affermarsi storico della luce evangelica. Ma questo tempo è caratterizzato dalla grande passione del Figlio di Dio:”Ma prima è necessario che egli soffra molto e venga ripudiato da questa generazione”.Mi sembra voglia dire che la dolorosità della vicenda umana celebra la passione del Signore; la sua risurrezione e la vita nuova in Lui sono custoditi soprattutto dalla fede dei discepoli e dai segni che essi vivono e che da loro sono manifestati davanti ad una vicenda storica che appare chiusa nei confronti dell’annuncio evangelico. E non ci si deve lasciar ingannare da seduzioni “messianiche” e da pretese di realizzazioni storiche del mistero cristiano. Il compimento cristiano non sarà un’impresa umanamente verificabile, se non come evento improvviso e disomogeneo rispetto alla condizione del mondo:”…così sarà il Figlio dell’uomo nel suo giorno”(ver.24).
Allora, solo tristezze? Niente affatto! Totale deve essere l’impegno a vivere quell’ “anticipo” del tempo della fine che ha caratterizzato la vita dei grandi padri della fede, che hanno vissuto il giudizio divino e la novità della vita secondo Dio, e l’hanno vissuto di fronte ad un mondo che continuava imperterrito a stare nella sua vecchia condizione: così la vicenda di Noè e quella di Lot, ricordate ai vers.26-30. La vita del credente e la sua testimonianza, la fede e l’amore della comunità credente, sono il vero “giudizio” nei confronti di ogni prigionìa del male e della morte. Come vedete, io tengo l’interpretazione del nostro testo all’interno di quello che dicevo a proposito dei versetti precedenti, che annunciavano sulle labbra di Gesù “come viene il regno di Dio”(vers.20-21). La prospettiva non è dunque quella di costruire “regni cristiani”, ma di manifestare l’amore di Dio per tutta l’umanità, con una testimonianza di fede che inviti il cuore umano a convertirsi al dono di Dio.
Il nostro testo mette in evidenza la diversità e nello stesso tempo l’ “ordinarietà” della vita del credente: da una parte la vicenda grottesca e “scandalosa” di chi prepara un’arca per navigare in mezzo alla terra ferma, la “diversità” quindi del pensare, del sentire e dell’agire del credente, e nello stesso tempo la sua partecipazione piena alla comune esperienza storica; secondo i vers.34-35 l’evento finale della vicenda umana coglierà il credente inserito nella comune vicenda dell’umanità: chi a letto(ver.34), chi a macinare(ver.35)…L’evento finale coglierà tutti e tutto senza distinzioni – così il senso dell’immagine del cadavere e degli avvoltoi del ver.37 – ma il credente non si preoccuperà di “salvare la propria vita”(ver.33), non “tornerà indietro” a pensieri e atteggiamenti “vecchi”, come vien detto ai vers.31-32, ma si custodirà in una fedeltà interiore ed esterna che celebri l’attesa fiduciosa del Signore che viene a liberare e a salvare. E’ la fede nella Pasqua di Gesù che Dio dona all’umanità. Non si tratta di insegnamenti per tempi futuri e lontani, ma per l’oggi che aspetta ciascuno e tutti.
Dio ti benedica. E tu benedicimi. Tuo. Giovanni.
Ho visto i due avvenimenti del diluvio e della distruzione di Sodoma come segni dell’opera di salvezza che il Signore compie in noi .
‘il mistero della Messa, che opera in ciascuno la morte della creatura e la risurrezione del Verbo incarnato.’ dice la Regola.
Come se di quei due, uno preso e uno lasciato, sia da una parte il peccato, perdonato e accolto, e dall’altra il Dono dello Spirito.
Mi è sembrato oggi un invito a ‘lasciare lavorare’ il Padre che, anche dolorosamente,faticosamente, (sia Lui che noi..) ci porta verso la Pasqua, con il suo Figlio, e un po’ anche ‘come’, v.25.
In questa volontà di abbandono ho visto il versetto ‘chi cercherà di salvare la propria vita la perderà, chi invece la perde la salverà.’. Un invito a ‘non voltarsi indietro’ ,come la moglie di Lot.
Testo, personalmente, piuttosto difficile oggi. Per fortuna ci sono gli altri commenti che mi soccorrono.
Lo confesso, non sono molto curioso di vedere questo “giorno del Figlio dell’uomo”. Ogni tanto camminando nell’anonimato assoluto, per le strade della città vecchia, insieme a tutti i tipi di fedeli (cristiani, mussulmani, ebrei vestiti in mille modi diversi) mi affascina pensare che Dio possa vedere nel cuore di quelli che mi passano accanto.
Uno verrà preso e l’altro lasciato…
Noè e Lot riuscirono, per un soffio, a scampare il diluvio universale e la pioggia di fuoco. Gli altri perirono tutti!
Tutto al contrario Gesù: lui non scampò alla croce e tutti gli altri si sono salvati.
Oggi ci viene detto che la nostra vita non possiamo acquistarla, conservarla, tenercela per noi. E’ vano sperare di essere così previdenti da sapere quando avverrà il giorno de giudizio, di essere così rapidi da raccogliere le nostre cose in casa prima della fine.
Come può accettare il nostro cuore umano di perdere la vita? Eppure sembra l’unica alternativa. Un salto nel buio: spenderci tutti, come Gesù, fino alla fine, oggi, subito, con tutti.
Mi hanno sempre colpito le due immagini usate qui dall’evangelista: Come il lampo, guizzando, brilla “da sotto il cielo a sotto il cielo”, cioè da un capo all’altro dell’orizzonte (spiega la TOB), così il Figlio dell’uomo…. L’immagine dice l’immediatezza temporale e l’evidenza visiva della venuta del Signore. L’altra immagine è un po’ singolare per i nostri gusti, ma efficace: dove si trova il cadavere, lì si radunano gli avvoltoi… E suggerisce che, come guidati da un istinto infallibile, anche noi possiamo orientare le nostre esistenze verso il Signore che si manifesta. – Mi sembra poi sempre rassicurante e utile a sgombrare il campo da ansie e incertezze, la parola “chi vuol salvare la propria vita, la perderà; ma chi accetta di perderla, la salverà”. Se orientiamo la nostra vita verso gli altri, se la doniamo con generosità e mettiamo al bando egocentrismo e ripiegamento su noi stessi, allora avremo una vita sovrabbondante, ricevendo il dono di Dio in misura impensabile: è la chiave della felicità.
La memoria di Noè e di Lot, accanto al desiderio di vedere anche uno solo dei giorni del Figlio dell’Uomo, suggerisce la necessità di riconoscere la presenza di segni di Dio nei suoi santi. Se infatti la crisi (o la catastrofe) arriva in un attimo: “quando Noè entrò nell’arca”, “quando Lot uscì da Sodoma”; gia da prima i loro contemporanei potevano vedere in loro, nella loro vita e nella loro obbedienza a Dio il segno della necessità della fede.
A proposito di quei due che sono in un letto e delle due donne che macinano insieme che “Uno sarà preso e uno lasciato”, s. Basilio vede il suggerimento che Dio conosce i cuori degli uomini, e quindi anche se esternamente fanno le stesse cose, se anche si imitano nelle loro azioni, Dio conosce le intenzioni dei cuori, in particolare vede dove c’è l’amore.
E’ un invito a essere pronti là dove si è, perchè non sappiamo l’ora e il giorno della venuta del Signore. Dio viene a ciascuno là dove è, mentre fa ciò che fa. Così come la stessa chiamata degli apostoli: è
avvenuta nella loro condizione normale di vita e di lavoro, non in una situazione predisposta in modo speciale. In questo ordinario in cui siamo, viviamo sempre in attesa del Signore.
La moglie di Lot. E’ un segnale per come vivere in questo tempo: nella fede. Secondo la Scrittura la colpa della moglie di Lot è stata la incredulità. Tra poco ascolteremo che Gesù chiede: “Quando il Figlio dell’Uomo tornerà troverà ancora la fede sulla terra? Forse si tratta della fede sulla efficacia della Pasqua di Gesù. Infatti la sua Pasqua è feconda. non c’è cosa che resta come era prima. Il brano delle Piccola Regola letto oggi ci aiuta: cosa dobbiamo fare noi? Accogliere il Mistero della Messa, che opera in ciascuno la morte della creatura e la risurrezione e glorificazione del Verbo incarnato. E così accogliere ogni giorno l’opera di Dio che crea comunione con Lui e tra di noi. Accogliere il mistero della Messa è accogliere l’opera di distruzione (la morte della creatura) e di risurrezione di una cosa nuova (il Verbo incarnato). Perciò la fede è accogliere l’opera della Pasqua, anche se non si vede chiaramente (“vorrete vedere il giorno del Figlio dell’uomo, ma non lo vedrete”).
Gesù ci sollecita a seguirlo senza porre condizioni. Lasciamo le cose vecchie, non ritorniamo ad esse, (“Non scenda in casa a prenderle”; “Non torni indietro nel campo”) perchè stanno per essere distrutte. Sono solo ostacolo alla sequela di Gesù. Questo è il tempo di seguire il Cristo nella via nuova.