14 Chiamata di nuovo la folla, diceva loro: “Ascoltatemi tutti e intendete bene: 15 non c’è nulla fuori dell’uomo che, entrando in lui, possa contaminarlo; sono invece le cose che escono dall’uomo a contaminarlo”. [ 16 ]. 17 Quando entrò in una casa lontano dalla folla, i discepoli lo interrogarono sul significato di quella parabola. 18 E disse loro: “Siete anche voi così privi di intelletto? Non capite che tutto ciò che entra nell’uomo dal di fuori non può contaminarlo, 19 perché non gli entra nel cuore ma nel ventre e va a finire nella fogna?”. Dichiarava così mondi tutti gli alimenti. 20 Quindi soggiunse: “Ciò che esce dall’uomo, questo sì contamina l’uomo. 21 Dal di dentro infatti, cioè dal cuore degli uomini, escono le intenzioni cattive: fornicazioni, furti, omicidi, 22 adultèri, cupidigie, malvagità, inganno, impudicizia, invidia, calunnia, superbia, stoltezza. 23 Tutte queste cose cattive vengono fuori dal di dentro e contaminano l’uomo”.
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Il legame profondo tra il testo di oggi e quello che ieri abbiamo ascoltato dalla bontà di Dio si evidenzia ricordando le parole di Isaia che venivano citate da Gesù:”Questo popolo mi onora con le labbra, ma il suo cuore è lontano da me. Invano essi mi rendono culto, insegnando dottrine che sono precetti di uomini”(Is.29,13). Ed è il cuore dell’uomo a venire oggi tematizzato e posto al centro del suo insegnamento. L’affermazione del Signore è di enorme portata, e riguarda il tema-problema dei cibi, norma centrale nella fede e nella pietà dell’ebraismo, e più in generale di tutte le tradizioni spirituali e sapienziali. E sempre più presente anche nel nostro tempo.
Il ver.15 è la formulazione importante del pensiero di Gesù su questi temi. Non si tratta di una valorizzazione dell’interiorità rispetto all’esteriorità. L’interiorità è se mai osservata come il centro problematico del mistero umano. Il cuore malato dell’uomo è il vero grande problema della storia dell’umanità e del cosmo. Il ver.18 esprime la grande severità del Signore verso noi discepoli. Si tratta di temi sui quali non si può transigere! E questo è molto importante per cogliere il senso di tutta la storia della salvezza e quindi il suo culmine nella persona e nell’opera del Figlio di Dio. Le religioni sono fatalmente esposte e tentate da “pratiche” e devozioni. Persino le disposizioni date da Dio nella Prima Alleanza sono incessantemente contestate dai profeti d’Israele, quando diventano atteggiamenti esteriori e formali.
Gesù stacca la fede cristiana da tutto questo mondo a da questo tipo di sapienza:”Dichiarava così mondi tutti i cibi”(ver.19). E’ quindi la creazione ad essere contaminata dal cuore infermo dell’uomo. E non viceversa. Solo un cuore nuovo, solo il cuore di Dio donato all’umanità può far nuove tutte le cose. E tutto ciò non consente peraltro all’uomo di muoversi in modo indiscriminato nella creazione, ma al contrario! Il cuore nuovo è proprio quello che definisce e guida un rapporto rinnovato nei confronti del creato, un cuore guidato dalla sapienza dell’Amore.
Dio ti benedica. E tu benedicimi. Tuo. Giovanni.
“Non c’è nulla al di fuori dell’uomo che possa renderlo impuro…”(v.15): “dichiarava così puri tutti gli alimenti”(v.19). E’ difficile per noi renderci conto della portata rivoluzionaria di queste parole: Gesù manda all’aria tutti i tabù, alimentari e non; cancella norme e riti di “purità”; annulla alcune parti del Levitico e altri testi dell’Antico Testamento… In positivo: ci dà la grande libertà dei figli di Dio, posti in una creazione buona, da gustare e da sviluppare per il bene di tutti. Le negatività vengono dal “cuore”, dalla mente degli uomini (v.21) e sono non ciò che offende Dio, ma ciò che facciamo contro noi stessi e contro gli altri: dalla fornicazione-prostituzione (vendere se stessi per interesse), al furto (non condividere con gli altri), all’omicidio (togliere vita, in qualunque forma), alla cupidigia o volontà di possesso… Ultima, nell’elenco, la stoltezza o stupidità: non accogliere la proposta di vita che ci viene dal Signore.
Sembra che un dato importante di oggi sia la sapienza. Tutti siamo invitati, con la folla al v. 14, a “intendere bene” quanto il Signore sta per rivelarci. E a interrogarlo, con i discepoli, sul significato della parabola per “non essere così privi di intelletto” (v.18). Il v. 21 mostra poi che dai “pensieri cattivi” che escono dal cuore dell’uomo viene tutto ciò che è cattivo, e se gli si dà spazio, si trasformano in azioni. cfr. Pro 24:30s: “sono passato vicino alla vigna di un uomo insensato: ecco, ovunque erano cresciute le erbacce, il terreno era coperto di cardi, e il recinto di pietre era in rovina”.
Gesù ci parla di ciò che abbiamo dentro e da dentro esce, i vizi che abbiamo tutti. Essi cominciano da dentro il nostro cuore e da lì escono fuori. Gesù ci dà oggi questo annuncio nuovo e liberante: Non sono i cibi che rendono l’uomo impuro, e che quindi esigono distinzione e separazione. Il problema è ciò che l’uomo fa uscire dal proprio cuore.
Con le parole di oggi il Signore vuole dirci che la nostra debolezza è originaria, e che la impurità è nel cuore, e che perciò abbiamo bisogno di venire purificati. E se c’è qualcuno che pensa di essere puro per mezzo di purificazioni che sono solo esterne (come leggevamo ieri dei farisei e scribi) è come se dicesse che non ha bisogno di purificazione interiore. I vizi ci sono, è una condizione normale della debolezza dell’uomo. La grande responsabilità (il grande peccato) dei farisei è quello di impedire che gli uomini possano ottenere la vera purificazione del cuore per l’opera di Gesù.
Dicendo “Ciò che esce dall’uomo, questo contamina l’uomo” (v. 20), Gesù sembra voler dire che la contaminazione, la impurità, la colpa, non è inevitabilmente causata dalle passioni cattive che sono nel cuore dell’uomo, bensì avviene ogni volta che permettiamo che ESCA dal nostro cuore ciò che di cattivo c’è dentro. Ciò che in italiano dice “intenzioni cattive”, non sono forse semplici pensieri, ma delle elaborazioni dubbiose, delle “macchinazioni” che facciamo per mettere in azione le concupiscenze del cuore. “Tutte queste cose cattive, che vengono fuori dal di dentro, contaminano l’uomo” (v.23): ancora dice: “che escono fuori”, non solo e non tanto “che sono dentro”. E le “prostituzioni, furti e omicidi; adulteri, cupidigie e malvagità”, ricordano la terna di concupiscenze originali che leggiamo in 1Giov: “Fratelli non amate il mondo, nè le cose del mondo: … tutto quello che è nel mondo, la concupiscenza della carne, la concupiscenza degli occhi, la superbia della vita, non viene dal Padre, ma dal mondo” (1Giov 2:16). Dall’accostamento di questi due passi ricaviamo l’esortazione a NON AMARE (1Giov) e a NON FARE USCIRE dal cuore (Mc) queste concupiscenze, queste inclinazioni, questi vizi – che probabilmente tutti riconosciamo di avere nel cuore – evitando così di metterli in azione e di contaminare.
E inoltre supplichiamo il Signore che ci dia un cuore nuovo pieno della Sua Parola buona, capace di esprimere sempre e solo parole e azioni buone.
Belli i vostri commenti. Bello il commento dei mapandesi! Mi ci ritrovo! Cuore… entrare-uscire… Anche io oggi mi voglio ricordare questo versetto: “tutto ciò che entra nell’uomo non può contaminarlo, perché non gli entra nel cuore… ciò che esce dall’uomo, questo sì contamina l’uomo”.
A quanto pare non sono le mani ‘immonde’ di ieri o i cibi immondi di oggi a causare la contaminazione e a preoccupare il Signore.
Ho trovato però piuttosto severa la prognosi : ‘ciò che esce dall’uomo, questo sì contamina l’uomo’. La malattia è certa.
Il fatto però che Gesù mentre dice queste cose sia sulla terra a compiere il suo viaggio verso la Pasqua mi sembra bello.
Il più grande ‘viaggio della speranza’ della storia. Per tutta l’umanità.
Come una garanzia del fatto che il male non è incurabile.
“Mostrami, Signore, la tua via, perché nella tua verità io cammini; donami un cuore semplice che tema il tuo nome”
Salmo 86,11