1 Allora si riunirono attorno a lui i farisei e alcuni degli scribi venuti da Gerusalemme. 2 Avendo visto che alcuni dei suoi discepoli prendevano cibo con mani immonde, cioè non lavate — 3 i farisei infatti e tutti i Giudei non mangiano se non si sono lavate le mani fino al gomito, attenendosi alla tradizione degli antichi, 4 e tornando dal mercato non mangiano senza aver fatto le abluzioni, e osservano molte altre cose per tradizione, come lavature di bicchieri, stoviglie e oggetti di rame — 5 quei farisei e scribi lo interrogarono: «Perché i tuoi discepoli non si comportano secondo la tradizione degli antichi, ma prendono cibo con mani immonde?». 6 Ed egli rispose loro: «Bene ha profetato Isaia di voi, ipocriti, come sta scritto: Questo popolo mi onora con le labbra, ma il suo cuore è lontano da me. 7 Invano essi mi rendono culto, insegnando dottrine che sono precetti di uomini. 8 Trascurando il comandamento di Dio, voi osservate la tradizione degli uomini».
9 E aggiungeva: «Siete veramente abili nell’eludere il comandamento di Dio, per osservare la vostra tradizione. 10 Mosè infatti disse: Onora tuo padre e tua madre, e chi maledice il padre e la madre sia messo a morte. 11 Voi invece dicendo: Se uno dichiara al padre o alla madre: è Korbàn, cioè offerta sacra, quello che ti sarebbe dovuto da me, 12 non gli permettete più di fare nulla per il padre e la madre, 13 annullando così la parola di Dio con la tradizione che avete tramandato voi. E di cose simili ne fate molte».
E’ utile dare una rapida occhiata a tutto il cap.7, per cogliere l’intenzione di riportare tutta la vita del credente alla Parola di Dio, mettendo in rilievo che solo la Parola esprime compiutamente la volontà del Signore e il suo disegno universale di salvezza. Ogni generazione credente deve operare questa purificazione, non solo per togliere ciò che non è stabilito da Dio, ma anche per poter accogliere senza fraintendimenti e deviazioni tale sua volontà.
Mi pare quindi che il nostro testo voglia evidenziare due pericoli nella vita del credente: quello di appesantire inutilmente, forse fino al ridicolo, il precetto divino (vers.1-5); e soprattutto quello di aggredire la sostanza di tale precetto con devianza e presunte devozioni che in realtà portano gravemente fuori dalla volontà del Signore (vers.10-13). I vers.6-13 svelano e denunciano l’infedeltà sostanziale alla Parola di Dio attraverso il giudizio profetico che ricorda come ogni osservanza debba basarsi sulla Parola e debba coinvolgere l’intimo della persona del credente.
I vers.1-5 sono molto preziosi perchè chiariscono senza esitazione che la “tradizione” che deve essere custodita è la tradizione della Parola stessa, cioè l’obbedienza alla Parola, nella diversità dei tempi e nelle sempre nuove domande poste dalla storia. La tradizione deve quindi essere incessantemente attualizzata, pena il rischio di diventare un’osservanza senza significato.
L’esempio proposto da Gesù ai vers.10-13 mostra addirittura come una “tradizione” creata dagli uomini possa attentare in modo sostanziale al precetto divino. Qui non si tratta solo di “buon senso”, ma veramente di non contraddire la Parola del Signore. C’è quindi il rischio che si generi una “religiosità” addirittura contraria e nemica della Parola. La tradizione vera è quella che in ogni tempo e in ogni circostanza è capace di evidenziare il valore immutabile e assolutamente attuale di tale Parola. La tradizione vera è quella che nulla aggiunge e nulla toglie alla Parola del Signore. Certe volte pare di vedere come il rischio di “spaccare in quattro un capello” porti lontano dalla verità sostanziale che il Signore ha donato all’umanità.
Dio ti benedica. E tu benedicimi. Tuo. Giovanni.
Mentre la gente si accalca attorno a Gesù, che dona vita, i capi religiosi lo attaccano per la seconda volta: “farisei e scribi da Gerusalemme” si riunirono, si congregarono (il verbo corrisponde al termine “sinagoga”) contro di lui. L’occasione questa volta è data dai discepoli che mangiavano “i pani” (riferimento alla distribuzione fatta dai discepoli nella cosiddetta moltiplicazione dei pani) senza essersi lavati le mani. Come è noto, queste abluzioni non avevano uno scopo igienico, ma rituale, cultuale. Le norme erano complicatissime: l’acqua doveva scorrere, ma non da un rubinetto; doveva essere una precisa quantità; non doveva trovare ostacoli (per cui, bisognava togliere anelli e simili)…, insomma, un rito complicato, assurdo, che si basava sulla convinzione di fondo che tutto ciò che è esterno all’uomo, compreso il cibo, è impuro! Ma quelli che per i farisei sono “tradizione degli antichi”, per Gesù sono solo precetti degli uomini, presentati e imposti come se esprimessero la volontà di Dio. Quante volte anche noi siamo stati convinti di essere davanti alla volontà di Dio, ma così non era… – Illuminante l’esempio scelto da Gesù: invece di onorare il padre e la madre (e allora onorare voleva dire provvedere economicamente alla loro sussistenza, quando le forze vengono loro meno), voi liberate da questo impegno in cambio di un’offerta in vostro favore, al tempio (bastava dare una percentuale della somma che sarebbe stata necessaria per il mantenimento dei genitori). Una proposta immorale, ingiusta veniva data come volontà divina! Gesù fa perfino dell’ironia di fronte a queste assurdità: “Bellamente invalidate” il precetto di Dio a vostro vantaggio (v. 9)!
I vv. 1-8 ci mostrano per due volte che se non adempiono certi obblighi, i farisei e i giudei non mangiano. Invece i discepoli di Gesù mangiano, e stupiscono. Abbiamo già visto che Gesù e i suoi discepoli sono accusati di mangiare insieme ai peccatori. Oggi possiamo vedere che c’è differenza grande tra ciò che pensiamo noi e il desiderio di Dio: Dio vuole che tutti mangino (Gesù, con i discepoli, distribuisce i pani a tutti), e con facilità. Questo suo desiderio è una cosa sola con l’opera che Dio vuole fare nel cuore degli uomini: vuole dare loro un cuore nuovo, vuole cambiarli dall’interno. Infatti “il medico è venuto per i malati”. Ci viene chiesto: “Qual è la cosa importante?”. Per Dio ciò che è importante è che tutti possano partecipare al suo banchetto.
Nei vv. 9-13 trovalmeno per 4 volte la parola “dire”. E’ Gesù che per primo fa notare, con amara ironia, come gli uomini religiosi (o almeno quelli che si atteggiano e sono ritenuti tali) annullano il comando di Dio per stabilire le proprie tradizioni umane. E poi ricorda loro ciò che “disse” Mosè, e Dio per bocca sua: Onora tuo padre e tua madre”. Ma essi “vanno dicendo”: “Se un qualcuno “dice” (magari in un momento d’ira) al padre o alla madre: Questo che ti devo è voto e dono che destino a Dio…”.
Ci ricorda come nei capp. 5-7 di Matteo, al contrario, il Signore Gesù riprenda i comandi dell’antica legge, non per abolirli, ma per metterli più intensamente e amorevolmente nel cuore degli uomini:
“Avete udito che fiu detto…. ma io vi dico”. La parola di Gesù rende viva e liberante per ogni uomo oggi, l’antica parola. Al contrario il rischio dei farisei e scribi, e di chi assomiglia a loro, è quello di “annullare, rendere vana” la parola di Dio, per stabilire la prorpia.
Così facendo, accade quello che Gesù oggi sembra rimproverare con più vigore a queste guide religiose, e cioè la loro ipocrisia, per la quale “impediscono”, “non permettono più” di fare del bene a chi ha
detto (o fatto) una parola ingiusta, inopportuna. Così mostrano di dare più peso e valore a una parola umana, (perchè poi magari da essa ne traggono anche vantaggio, come nel caso di una offerta religiosa)
che alla parola di Dio, o alla possibilità di ripensamento, conversione e pentimento. (Gia il Vangelo di Marco ci ha suggerito questa considerazione, quando abbiamo letto come il re Erode si sente legato da una parola balorda che lui ha detto alla ragazza, e non vede possibilità di contraddirsi o ricredersi davanti agli uomini, e rispetta la sua parola di uomo più che la legge di Dio che dice di non uccidere)
Mi sembra molto pungente la citazione del profeta Isaia: “Questo popolo mi onora con le labbra, ma il suo cuore è lontano da me”.
Mi è venuto in mente quel passo di Mt 6,21 “dov’è il tuo tesoro là sarà anche il tuo cuore”. Dov’è il nostro cuore? La Parola di Dio (e non la nostra!) ci aiuta ad amarlo con tutto il nostro cuore, ad ascoltarlo, a lodarlo… nonostante le nostre distrazioni e le nostre fughe!
vv.7-8 “Invano essi mi rendono culto, insegnando dottrine che sono precetti di uomini. Trascurando il comandamento di Dio, voi osservate la tradizione degli uomini”. La parola di Dio è sempre nuova, sempre attuale. Ogni volta che la ascoltiamo o la leggiamo troviamo nuove strade, nuovi orizzonti. Perché parla al nostro cuore, di uomini e donne vivi. Il rischio è pensare di averla capita una volta per tutte. Averla imbalsamata in regole rituali o morali, che sono solo “precetti di uomini”. Apriamoci ad accogliere la novità e la verità che ci regala ogni giorno la Parola di Dio.