17 Il settimo angelo versò la sua coppa nell’aria; e dal tempio, dalla parte del trono, uscì una voce potente che diceva: «È cosa fatta!». 18 Ne seguirono folgori, voci e tuoni e un grande terremoto, di cui non vi era mai stato l’uguale da quando gli uomini vivono sulla terra. 19 La grande città si squarciò in tre parti e crollarono le città delle nazioni. Dio si ricordò di Babilonia la grande, per darle da bere la coppa di vino della sua ira ardente. 20 Ogni isola scomparve e i monti si dileguarono. 21 Enormi chicchi di grandine, pesanti come talenti, caddero dal cielo sopra gli uomini, e gli uomini bestemmiarono Dio a causa del flagello della grandine, poiché davvero era un grande flagello.
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Consiglio di tener presente nell’ascolto e nella preghiera sulla Parola che oggi il Signore ci regala, di Giovanni 1, il primo capitolo del suo Vangelo. Quel testo è intessuto di un verbo che oggi troviamo nel nostro brano al ver.17 ed è reso in italiano con l’espressione “E’ cosa fatta!”. Nel testo originale del brano di oggi questo verbo che ha significati diversi e complessi – essere fatto, avvenire, compiersi, diventare – questo verbo ritorna altre cinque volte nei vers.17-19. Ho pensato di tentare una traduzione letterale, del tutto barbara, per evidenziare questa presenza: “ … dal tempio, dalla parte del trono, uscì una voce potente che diceva: “E’ avvenuto” (è compiuto). “Avvennero” folgori, voci e tuoni, “avvenne” un grande terremoto, di cui non era mai “avvenuto” l’uguale da quando l’uomo è “avvenuto” sulla terra. La grande città “fu fatta” in tre parti e crollarono le città delle nazioni”. Dunque, lo stesso verbo è ripetuto sei volte in tre versetti! Ed è un verbo di decisiva importanza per l’Evangelista Giovanni, ed è per questo che vi consiglio di dare uno sguardo a Giovanni 1: “…Tutto “è stato fatto” per mezzo di lui, e senza di lui nulla “è stato fatto” di ciò che “è stato fatto” (“avvenne”) (Gv.1,3)…” ”Avvenne” un uomo .. il suo nome era Giovanni “ (Gv.1,6) …”..il mondo “è stato fatto” per mezzo di lui” (Gv.1,10)…”…ha dato potere di “diventare” figli di Dio..” (Gv.1,12) …”…da Dio “sono stati fatti” ” (Gv.1,13)..”E il Verbo “si fece” (“divenne”) carne” (Gv.1,14)…”Colui che viene dopo di me, è avanti a me (ma, alla lettera, “avviene avanti a me”!), perché era prima di me” (Gv.1,15) … “la grazia e la verità vennero (ma, alla lettera, “avvennero”!) per mezzo di Gesù Cristo” (ver.17).
Tutta questa “pappardella” per dire che il verbo che oggi ascoltiamo nel nostro brano, solennemente proclamato dalla voce potente che esce dal tempio, dalla parte del trono: “E’ cosa fatta” (ma a questo punto, diciamo più esattamente “è compiuto”!), e ripetuto per altre cinque volte con affascinanti oscillazioni di significato, è il verbo che per Giovanni annuncia e descrive la Persona, la Parola e l’Evento di Gesù Cristo! Dunque, la coppa del settimo angelo, l’ultima, è significativa di Gesù! Ma Gesù è la fine della vecchia creazione e della vecchia storia ed è il principio della nuova creazione e della nuova storia. Il Battesimo è la morte della vecchia creatura e la risurrezione della creatura nuova. E la Messa, come scrive Giuseppe Dossetti nella meravigliosa “Piccola Regola” che ascolto ogni giorno, “opera in ciascuno la morte della creatura e la risurrezione e glorificazione del Verbo Incarnato”. Pensate che in Gv.1,32-33 per due volte si dice del discendere dello Spirito e per questo Giovanni usa il verbo che nel nostro testo dice dei chicchi di grandine che “caddero (!!) dal cielo sopra gli uomini”. Sono quindi nel pensiero che l’enfasi spaventosa che spesso incontriamo in Apocalisse vuole dire e confermare la meravigliosa grandezza e potenza dell’evento di Gesù! E’ una bellezza che quella vecchia creazione e quella vecchia storia, con i suoi infernali poteri babilonesi, finalmente finisca, per dare inizio al Regno di Dio in Gesù!
Dio ti benedica. E tu benedicimi. Tuo. Giovanni.
E’ descritta la distruzione del vecchio mondo. Due particolari: “La grande città si squarciò in tre parti e crollarono le città delle nazioni”(v.19). Lo squarcio in tre parti significa la distruzione totale, che coinvolge tutte le città, compresa Gerusalemme. Crolla “la città terrena” fondata sull’amore egoistico – commenta sant’Agostino -, per lasciare il posto alla “città celeste” fondata sull’amore di Dio. – “Ogni isola scomparve e i monti si dileguarono”(v.20): è il ritorno allo stato indifferenziato che precedeva l’opera della creazione. Ora “tutto è compiuto” (lo dice Gesù sulla croce, anche se il verbo non è lo stesso sottolineato da don Giovanni) e possono instaurarsi cieli nuovi, terra nuova, la vita nuova in Lui.
Possiamo oggi, al termine del racconto delle sette coppe, vederne il piano generale: è la narrazione simbolica dell’azione salvifica di Dio che in Gesù rifà nuova l’umanità e la creazione, sconfiggendo definitivamente il male e la morte. Per significarne la portata universale, l’autore indirizza le sette coppe verso i quattro elementi che simbolicamente compongono tutto l’universo: terra, acqua, fuoco e aria: nulla è escluso dall’opera rinnovatrice di Dio.
Al culmine della narrazione, il racconto della settima coppa richiama in tutti i dettagli il momento della morte di Gesù, centro della salvezza e sorgente della nuova creazione, sottolineandone in maniera che può ben dirsi violenta l’impatto sul nostro mondo dominato dal male. È il compimento della redenzione, così come dichiarato da Gesù stesso nel vangelo di Giovanni. Ad esso seguono gli sconvolgimenti raccontati da Matteo. Ma ciò che più indica l’impatto drammatico della morte di Gesù sulle strutture di peccato a ogni livello è l’interpretazione data al sangue e all’acqua versati dal costato trafitto di Gesù che qui diventano la coppa ardente dell’ira di Dio e gli enormi chicchi di grandine. Come, in questi simboli, i santi sono battezzati nella morte di Cristo e hanno lavato le loro vesti nel sangue dell’agnello così, al contrario, il male e la morte trovano in questi segni del sacrificio di Gesù la loro sconfitta bruciante e dolorosa. Qui Gesù è veramente la pietra di inciampo. Il nostro battesimo e il sangue versato di Gesù ogni giorno ci provocano, ci chiedono una risposta, una scelta.