15 Ecco, io vengo come un ladro. Beato chi è vigilante e custodisce le sue vesti per non andare nudo e lasciar vedere le sue vergogne.
16 E i tre spiriti radunarono i re nel luogo che in ebraico si chiama Armaghedòn.
Apocalisse 16,15-16

15 Ecco, io vengo come un ladro. Beato chi è vigilante e custodisce le sue vesti per non andare nudo e lasciar vedere le sue vergogne.
16 E i tre spiriti radunarono i re nel luogo che in ebraico si chiama Armaghedòn.
Dato che noi cerchiamo di camminare nel Libro dell’Apocalisse, termine che significa “rivelazione”, appunto come rivelazione del mistero di Dio nella persona e nell’opera di Gesù, il Figlio di Dio Figlio dell’Uomo, non ci stupisce né ci crea difficoltà l’improvvisa presenza di questo “io” del ver.15: “come un ladro”! E’ Lui, Gesù! E la qualificazione del ladro la conosciamo dalle parole dello stesso Gesù in Matteo 24,43 e dall’Apostolo Paolo in 1Tessalonicesi 5,2. L’Apocalisse di Gesù avviene sorprendendo l’intera creazione e tutta la storia. E questo mi sembra evidente anche oggi nel contrasto tra l’annuncio dell’improvvisa manifestazione di Dio in Gesù al ver.15 e i preparativi di guerra universale da parte dei “tre spiriti” del ver.16, che al ver.14 volevano “radunare i re di tutta la terra per la guerra del grande giorno di Dio, l’Onnipotente”. Una guerra ben diversa da quella che i tre spiriti preparano, perché sarà il grande giorno della manifestazione del Signore Gesù e della sua Pasqua!
Per questo viene oggi esaltata la beatitudine di “chi è vigilante”, atteggiamento essenziale del credente che custodisce il Vangelo del Signore nell’attesa della sua piena manifestazione. Oltre a questa vigilanza, il credente è intento a custodire “le sue vesti”. Abbiamo già incontrato questo insegnamento in Apocalisse 3,18, dove alla chiesa di Laodicea il Signore dava questo consiglio: “Ti consiglio di comperare da me … abiti bianchi per vestirti e perché non appaia la tua vergognosa nudità”. Il tema viene oggi ripreso al ver.15: “…per non andare nudo e lasciar vedere le sue vergogne”. E’ la nudità creaturale dei figli di Adamo che il Battesimo di Gesù ha rivestito dell’abito battesimale, che è il Cristo stesso.
Dio ti benedica. E tu benedicimi. Tuo. Giovanni.
In mezzo agli sconvolgimenti che il male e la morte provocano nella vita del mondo, il testo di oggi ricorda quanto sia importante vigilare per riconoscere la visita che Gesù fa alle nostre persone e alle nostre comunità e la sua vicinanza a tutti gli uomini. Il vigilare e il custodire le vesti richiamano un tema caro a Paolo che in varie occasioni parla di rivestirsi dei doni e sentimenti di Dio, in
connessione con l’intensa frequentazione della Parola (Col 3,12-17; Ef 6,10-20) e per opporci con le armi della luce alle opere delle tenebre (Rm 13,11-14). Questo confronto mi suggerisce che sia Gesù con la sua Parola la veste della quale rivestirci: Lui è la nostra veste
bianca di nozze, l’unico abito che copre e sana la nostra vergogna. Lui è la corazza per la nostra piccola quotidiana Armaghedòn.
Come sono bravi gli autori dei libri sacri a utilizzare quanto già è stato scritto e quanto vissuto dal popolo di Dio! Così oggi compare Armaghedòn: il monte presso il Carmelo, che è diventato simbolo della sconfitta di tutti gli eserciti nemici. – Il versetto precedente ci dà importanti suggerimenti per affrontare la battaglia contro tutte le forze negative e oppressive: vigilare, con spirito pronto e tenace, e rivestirsi della veste bianca, l’abito della risurrezione e della gioia (e don Giovanni e Stefano hanno già indicato in quest’abito il Signore nostro Gesù).