8 Non vogliamo infatti che ignoriate, fratelli, come la tribolazione, che ci è capitata in Asia, ci abbia colpiti oltre misura, al di là delle nostre forze, tanto che disperavamo perfino della nostra vita. 9 Abbiamo addirittura ricevuto su di noi la sentenza di morte, perché non ponessimo fiducia in noi stessi, ma nel Dio che risuscita i morti. 10 Da quella morte però egli ci ha liberato e ci libererà, e per la speranza che abbiamo in lui ancora ci libererà, 11 grazie anche alla vostra cooperazione nella preghiera per noi. Così, per il favore divino ottenutoci da molte persone, saranno molti a rendere grazie per noi.
Seleziona Pagina
Mi sembra meraviglioso che, dopo aver esposto la ricchezza e la potenza del mistero cristiano nella vita di ciascuno e di tutti, Paolo confermi tutto questo con il ricordo di come lui stesso sia stato esposto alla morte, e spiega: “…perché non ponessimo fiducia in noi stessi, ma nel Dio che risuscita dai morti” (ver.9) Dunque, anche le prove della vita sono alimento della fede!
Per questo egli racconta ai cristiani di Corinto “come la tribolazione, che ci è capitata in Asia, ci abbia colpiti oltre misura, al di là delle nostre forze, tanto che disperavamo perfino della nostra vita” (ver.8). “Abbiamo addirittura ricevuto su di noi la sentenza di morte” (ver.9).
Paolo ha dunque sperimentato questa esposizione alla morte, che ora attribuisce però non tanto a nemici terreni, quanto, in positivo ad una divina finalità, come dicevamo prima, per imparare a porre la fiducia “nel Dio che risuscita dai morti”.
E’ stata dunque una vera e profonda esperienza della Pasqua del Signore che come suoi discepoli siamo chiamati a vivere e a condividere con Lui!
E, dice al ver.10, “da quella morte Egli ci ha liberato e ci libererà, e per la speranza che abbiamo in Lui ancora ci libererà”!
La Pasqua diventa allora il paradigma della vita cristiana, sia nelle sue vicende, sia nel suo esito finale! Per il cristiano, dunque si può dire che è sempre Pasqua!
Tutto questo, conclude il ver.11, è accompagnato e sostenuto dalla preghiera gli uni per gli altri, come in questa occasione è stato per la preghiera di chi ha interceduto per lui, Paolo.
Qui egli usa un verbo che è presente nel Nuovo Testamento solo in questo versetto. La versione in lingua italiana che lo definisce come una “cooperazione” nella preghiera forse non riesce a rendere la forza di questa presenza e potenza di coloro che pregano l’uno per l’altro!
Paolo non dubita che sia stata proprio questa preghiera dei fratelli per lui ad ottenere “il favore divino”.
E non dubita che, come la preghiera di molti ha ricevuto ascolto da parte di Dio, così “saranno molti a rendere grazie per noi”!
La preghiera l’uno per l’altro è realtà essenziale della carità fraterna e quindi della vita cristiana.
Dio ti benedica. E tu benedicimi. Tuo. Giovanni.
Paolo, con riferimenti alla sua esperienza personale, ci mette davanti a quel temuto evento che è la morte. E’ un evento “naturale”, tutti dobbiamo passarci…, eppure un certo timore lo abbiamo, soprattutto noi veterani che vediamo ormai avvicinarsi “la sentenza di morte”, come la chiama l’apostolo. Ma Paolo si è risollevato risolutamente per la fiducia che nutre “nel Dio che risuscita i morti”. E per tre volte in una sola riga ripete che Dio libera e libererà: “Da quella morte però egli ci ha liberato e ci libererà, e per la speranza che abbiamo in lui ancora ci libererà”. Gesù ce lo ha garantito: chi lo accoglie, si affida a lui, si nutre di lui non farà l’esperienza della morte. Certo, la meravigliosa macchina del nostro corpo esaurirà il suo compito e finirà, ma noi stessi, le nostre persone continueranno il cammino, messi a parte della vita di Dio.