6 Io infatti sto già per essere versato in offerta ed è giunto il momento che io lasci questa vita. 7 Ho combattuto la buona battaglia, ho terminato la corsa, ho conservato la fede. 8 Ora mi resta soltanto la corona di giustizia che il Signore, il giudice giusto, mi consegnerà in quel giorno; non solo a me, ma anche a tutti coloro che hanno atteso con amore la sua manifestazione.
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Mi piace pensare che la Parola che oggi il Signore ci regala non debba essere rigidamente interpretata come riferimento ad un “martirio cruento” come la tradizione attribuisce a Paolo. Penso che soprattutto le parole del ver.6 debbano essere sperate e pensate come l’esito finale di ogni vita terrena! Certamente, una vita segnata e riempita di amore! Quell’amore che considera la vita stessa come realtà da spendere e addirittura da offrire.
E’ il sentimento profondo che anche al di fuori della fede porta a considerare la vita come una grande “offerta d’amore”. E’ l’amore che si ha verso le persone amate. Mi piace l’espressione del nostro linguaggio popolaresco: “Ti voglio un bene da morire”! Possiamo pure ascoltare la Parola di Filippesi 2,17: “Anche se io devo essere versato sul sacrificio e sull’offerta della vostra fede, sono contento e ne godo con tutti voi”. Mi sembra che questo pensiero non sia legato solamente ad una vita di fede, ma possa essere vero anche per tutti coloro che per amore hanno desiderato e desiderano “dare la vita”!
Mi sembra un po’ più problematica la versione che in italiano dice “il momento che io lasci questa vita”. Mi chiedo se non si debba pensare non tanto ad una partenza quanto ad un arrivo, quando nel linguaggio della navigazione a vela si sciolgono le vele perché si è arrivati in porto. Non che sia troppo importante questa questione, ma mi affascina l’idea che si pensi alla fine di un viaggio, con tutte le inevitabili fatiche e avventure che un viaggio comporta: finalmente entriamo nel porto, nella rada dove dolcemente ci si accosta alla riva.
Il ver.7 interpreta l’esistenza come una battaglia e una corsa! La vittoria e il premio sono l’aver “conservato a fede”, dove la “conservazione” è anche “osservanza”, e cioè appassionata dedizione!
Al punto che, al ver.8, “la corona di giustizia” non sembra presentarsi come “un premio”, ma come il riconoscimento e la pienezza di tutto il cammino della vita! Corona che il Signore consegnerà, non tanto, come dice la versione italiana, “a tutti coloro che hanno atteso con amore la sua manifestazione”, ma, più semplicemente, e alla lettera, “a quelli che amano il suo avvento”, la sua venuta e quindi la sua manifestazione. Non tanto l’attendono, ma la amano! E’ una presenza già data, e in qualche modo già manifestata.
Sono molto contento che queste parole ci siano regalate oggi, memoria della Pasqua del mio e nostro padre Giuseppe Dossetti.
Dio ti benedica. E tu benedicimi. Tuo. Giovanni.
Sono versetti che emozionano, sia pensando alla grande avventura di Paolo sia pensando a noi stessi. E’ affascinante quella immagine della nave che toglie l’àncora e scioglie le vele per salpare… oppure per entrare nel porto sicuro, come suggerisce il commento di Giovanni. E tutti – credo – vogliamo poter dire le parole successive dell’Apostolo: (Con tutti i miei limiti ed errori) ho combattuto la bella battaglia, ho compiuto la corsa, ho conservato la fede. Anche per noi è riservata la “corona di giustizia”, il pieno riconoscimento di quanto il Signore ha operato in noi e tra noi; siamo anche noi tra coloro che amano il suo avvento, la sua epifania.