17 Incoraggiati dalle parole di Giuda, molto belle e tali da spingere all’eroismo e da rendere virile anche l’animo dei giovani, stabilirono di non restare nel campo, ma di intervenire coraggiosamente e decidere la sorte attaccando battaglia con tutto il coraggio, perché la città e le cose sante e il tempio erano in pericolo. 18 Minore era il loro timore per le donne e i figli come pure per i fratelli e i parenti, poiché la prima e principale preoccupazione era per il tempio consacrato. 19 Anche per quelli rimasti in città non era piccola l’angoscia, essendo tutti turbati per l’ansia del combattimento in campo aperto. 20 Tutti ormai attendevano la prova imminente, poiché i nemici già avevano cominciato ad attaccare e l’esercito era in ordine di battaglia, gli elefanti erano piazzati in posizione opportuna e la cavalleria schierata ai lati. 21 Il Maccabeo, dopo aver osservato la moltitudine dei presenti, la varietà delle armi pronte e la ferocia delle bestie, alzò le mani al cielo e invocò il Signore che compie prodigi, convinto che non è possibile vincere con le armi, ma che egli concede la vittoria a coloro che ne sono degni, secondo il suo giudizio. 22 Nel pregare il Signore, si esprimeva in questo modo: «Tu, Signore, inviasti il tuo angelo al tempo di Ezechia, re della Giudea, ed egli fece perire nel campo di Sennàcherib centoottantacinquemila uomini. 23 Anche ora, sovrano del cielo, manda un angelo buono davanti a noi per incutere paura e tremore. 24 Siano atterriti dalla potenza del tuo braccio coloro che bestemmiando sono venuti qui contro il tuo popolo santo». Con queste parole egli terminò.
Seleziona Pagina
Giungiamo così alla fine del cammino nei Libri dei Maccabei. Io devo anticipare perché domani sono in viaggio. Che dire? A molti è costato molta fatica! Anch’io mi sono trovato spesso in notevole difficoltà La strada mi si è progressivamente aperta cogliendo sempre di più il “confronto-contrasto” tra il piccolo Popolo del Signore e le genti del mondo. Progressivamente, malgrado la violenza delle affermazioni e dei termini, ho ricevuto molta luce e consolazione proprio per questa segnalazione profonda, presente in tutto il testo! E sono grato al Signore soprattutto perché mi ha fatto cogliere non tanto una “presunta” fedeltà della nostra comunità ecclesiale, ma, quasi al contrario, il grande dramma della “mondanità” antievangelica così presente in noi – e soprattutto in me! – discepoli di Gesù! Molte volte ho colto come la severità e la verità della Parola mi chiedeva di collocarmi non tra il Popolo del Signore, ma, appunto, tra i nemici mondani di questo popolo! E mi sono un po’ reso conto di quanto sia alto il pericolo di “autogiustificarmi” anche quando è evidente il mio peccato di mondanità che mi fa desiderare successi e vittorie mondani ben lontani e opposti alla fede che Israele ha custodito nei secoli e che si è compiuta meravigliosamente in Gesù, il Figlio di Dio, Figlio dell’Uomo! Per questo mi sento oggi veramente “consegnato” alla Pasqua del Signore nella quale stiamo entrando tra poco! Come sapete, quando si celebrano le grandi feste del Signore, la nostra “lettura continua” della Bibbia si mette in riposo. E così sarà anche per noi, fino al 10 aprile, quando entreremo nel meraviglioso cammino della Lettera di Paolo ai Galati. Chiedo oggi al Signore che vi doni una Pasqua piena di luce e di pace. E chiedo a voi di chiederla per me, vecchio prete peccatore e chiacchierone, che riceve ogni giorno in voi e da voi il regalo prezioso del vostro cammino di fede e di salvezza.
Dio vi benedica. E voi beneditemi. Vostro. Giovanni.
Siamo allo scontro finale e ancora una volta possiamo vedere il “confronto-contrasto” tra il piccolo Popolo del Signore e le genti del mondo, come scrive Giovanni. Infatti, mentre i forti nemici si schierano per la battaglia e già attaccano, cosa fa Giuda? Alza le mani al cielo: è la posizione dell’orante. Invoca “il Signore che compie prodigi, convinto che non è possibile vincere con le armi, ma che egli concede la vittoria a coloro che ne sono degni, secondo il suo giudizio”(v.21). Eccolo quindi in intima relazione, in continuo contatto con il Signore, a raccomandargli il suo popolo e il suo stesso tempio santo. Gli ricorda, nella preghiera finale, che aveva mandato il suo angelo al re Ezechia per soccorrerlo contro Sennàcherib; così Egli, “sovrano del cielo”, può inviare anche ora “un angelo buono” a disperdere un nemico così potente (v.23). Come accennavo già ieri, sappiamo che il Signore ha mandato anche a noi diversi “angeli buoni” nel corso della nostra esistenza e certamente ce ne invia anche oggi per il nostro (più modesto) “agone” quotidiano.