9 Tali furono le vicende riguardanti la morte di Antioco, chiamato Epìfane. 10 Ora invece esporremo le cose accadute sotto Antioco Eupàtore, figlio di quell’empio, sintetizzando le principali sventure causate dalle guerre. 11 Costui, dunque, succeduto nel regno, nominò incaricato degli affari un certo Lisia, governatore generale della Celesiria e della Fenicia. 12 Infatti Tolomeo, chiamato Macrone, che aveva cominciato a praticare la giustizia verso i Giudei, a causa dei torti che erano stati fatti loro, cercava di trattare con loro pacificamente. 13 Per questo motivo fu accusato dagli amici presso l’Eupàtore. Sentendosi poi chiamare spesso traditore per aver abbandonato Cipro, a lui affidata dal Filomètore, ed essere passato dalla parte di Antioco Epìfane, non potendo esercitare con onore la carica, datosi il veleno, pose fine alla propria vita. 14 Gorgia, divenuto stratega della regione, assoldava stranieri e manteneva viva la guerra contro i Giudei. 15 Insieme con lui anche gli Idumei, che occupavano fortezze importanti, lottavano contro i Giudei e, dando asilo a tutti i fuorusciti da Gerusalemme, cominciarono a fomentare la guerra. 16 Gli uomini del Maccabeo pertanto, dopo aver innalzato preghiere e supplicato Dio che si facesse loro alleato, mossero contro le fortezze degli Idumei 17 e, attaccandole con energia, si impadronirono delle posizioni, respinsero tutti quelli che combattevano sulle mura e trucidarono quanti erano venuti a tiro; ne uccisero così non meno di ventimila. 18 Non meno di novemila tuttavia fuggirono in due torri saldamente fortificate e fornite di tutto l’occorrente per sostenere l’assedio. 19 Allora il Maccabeo, lasciando Simone e Giuseppe, Zaccheo e i suoi uomini, sufficienti per quell’assedio, si recò in zone più critiche. 20 Ma gli uomini di Simone, vinti dalla prospettiva del guadagno, si lasciarono persuadere per denaro da alcuni che erano nelle torri e, ricevute settantamila dracme, ne lasciarono fuggire alcuni. 21 Quando fu riferito al Maccabeo l’accaduto, radunati i capi del popolo, li accusò di aver venduto per denaro i loro fratelli, mettendo in libertà i loro nemici. 22 Fece giustiziare coloro che si erano resi colpevoli di tradimento e senza indugio espugnò le due torri. 23 Essendo riuscito in ogni impresa con le armi in mano, mise a morte nelle due fortezze più di ventimila uomini.
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Nella preghiera di oggi mi incontro con la vicenda e la situazione complessa nella quale si rivela essere immerso il nostro paese, come si vede dal risultato elettorale che avverto come monito severo e impegnativo per tutti, ma soprattutto per la comunità cristiana ed ecclesiale: evidentemente in grande lontananza e diversità dal pensiero e dall’azione del Vescovo di Roma.
Dobbiamo però renderci conto che molti fratelli con i quali ci incontriamo nella liturgia domenicale sono allineati su posizioni anti-evangeliche: soprattutto nei confronti dei molti poveri e dei molti stranieri che abitano vicino a noi e sono nostri concittadini e nostri fratelli.
La grande tensione che la Parola di Dio oggi ci segnala tra i figli di Israele e le genti tra le quali essi si trovano e vivono, dice bene l’animo con il quale noi dobbiamo leggere la nostra vicenda attuale, così esposta a chiusure e ad esclusioni.
Non si tratta certamente di pensare ad azioni violente e ad uccisioni, ma certamente dobbiamo prendere atto che molti, anche prossimi alla nostra vita, sono sedotti e imprigionati da chiusure e inimicizie lontane dalla luce cristiana della fraternità universale nella paternità di Dio e nella guida del Signore Gesù.
Tutto questa non ci porta certamente verso atti e giustificazioni di violenza!
Ma certamente non possiamo ignorare la pericolosa situazione di inimicizia che coinvolge e che può aggravarsi nella nostra vita sociale.
Non si tratta certamente di combattere le persone, ma non si può ignorare e trascurare la pericolosa violenza di giudizi e atteggiamenti che negano la nostra fraternità e famigliarità nel Signore, che vede in ogni uomo e donna del mondo un nostro fratello e sorella che il Padre ci indica come figlio e figlia da accogliere e aiutare!
Ma questo esige certamente un ripensamento profondo e severo del rapporto tra la nostra fede cristiana e la storia nella quale viviamo e siamo immersi.
Chiedo scusa a chi rimarrà male impressionato da queste mie povere considerazioni, che in coscienza non mi sembra di poter tacere a voi che mi siete quotidiani e preziosi compagni di viaggio nel grande cammino della Parola di Dio.
Dio vi benedica. E voi beneditemi. Vostro. Giovanni.
Riprendono le ostilità. Lo stratega Tolomeo, che pratica una politica di conciliazione verso i Giudei, viene accusato di tradimento e si uccide. Il nuovo stratega Gorgia “assoldava stranieri e manteneva viva la guerra contro i Giudei”(v.14). Anche i vicini Idumei approfittano della situazione per lottare contro i Giudei e fomentare la guerra (v.15). Giuda e i suoi vanno al contrattacco e fanno strage dei loro nemici: le note però ci avvertono che i numeri riportati dall’autore sono “gonfiati”, com’era prassi negli scrittori antichi, e a volte anche in contraddizione tra loro. – Pensate: sono trascorsi più di duemila anni da queste vicende e si direbbe che le cose non siano cambiate per niente: la Siria martoriata, la Palestina in un conflitto insanabile, i Curdi bersagliati da più parti; di Afghanistan e Libano sappiamo… E sulla situazione politico-sociale del nostro Paese ci ha fatto riflettere Giovanni nel suo commento. Che fare? Ricorro ancora una volta a Etty Hillesum che si sentiva impegnata a “dare una mano” a Dio nel sostenere l’inferno del lager e le sue vittime. Poiché anche Lui sarà in difficoltà – se così si può dire – davanti alle violenze, alle ingiustizie di cui “i suoi uomini”, i suoi figli sono capaci.