1 Io, il Presbìtero, alla Signora eletta da Dio e ai suoi figli, che amo nella verità, e non io soltanto, ma tutti quelli che hanno conosciuto la verità, 2 a causa della verità che rimane in noi e sarà con noi in eterno: 3 grazia, misericordia e pace saranno con noi da parte di Dio Padre e da parte di Gesù Cristo, Figlio del Padre, nella verità e nell’amore.
4 Mi sono molto rallegrato di aver trovato alcuni tuoi figli che camminano nella verità, secondo il comandamento che abbiamo ricevuto dal Padre. 5 E ora prego te, o Signora, non per darti un comandamento nuovo, ma quello che abbiamo avuto da principio: che ci amiamo gli uni gli altri. 6Questo è l’amore: camminare secondo i suoi comandamenti. Il comandamento che avete appreso da principio è questo: camminate nell’amore.
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Sostiamo un momento a considerare la preziosa bellezza dei due appellativi, Presbitero e Signora (ver.1). Mi piace che si rendano presenti come realtà autorevoli e non autoritarie. E come condizioni e funzioni ricevute ed esercitate più che come ruoli giuridici e organizzativi. Vi si coglie il mistero stesso del Signore e la storia della salvezza del Popolo di Dio. Il rapporto tra il Presbitero e la Signora sembra immagine di nuzialità feconda e di cura condivisa verso i figli. È di grande rilievo l’attributo che accompagna il titolo di Signora: Signora eletta! Attributo che esprime l’opera di Dio, e quindi una grazia, e dunque una condizione non collegata a meriti e a conquiste, ma alla volontà divina di salvezza. Questa Signora è dunque la comunità stessa e la sua maternità, nei confronti della quale il Presbitero sembra una necessaria guida, ma in certo senso relativa e subordinata al ruolo materno della Signora verso questi figli. Essi non sono figli del Presbitero, ma figli di Dio e figli della Signora eletta!
Altro elemento di grande rilievo nel nostro brano è il termine “verità” presente ben cinque volte! Ritornando un momento al cammino che abbiamo fatto nella Prima Lettera, mi sembra si possa ritenere che “verità” indichi globalmente il mistero di Gesù, la sua Persona, la sua Dottrina, la sua Opera e centralmente la sua Pasqua. Nella lingua del Vangelo l’etimologia elementare di “verità” dice “ciò che non è nascosto” e Gesù è il mistero nascosto nei secoli, e ora rivelato e donato per la salvezza di tutta l’umanità. E dunque, “amare nella verità”, “conoscere la verità, a causa della verità …”(vers.1-2), tutto sembra volersi riferire al Signore Gesù! Gesù è la verità! Non una verità solo concettuale e fuori dal tempo, ma la verità che entra nella storia di ogni persona, di ogni popolo, di ogni cultura…. La viva Persona del Signore Gesù!
E la verità è inscindibile dall’amore. La verità è l’amore che Dio, in Gesù, ha pienamente rivelato e donato all’umanità. Per il Presbitero questo è motivo di allegrezza, di gioia, quando trova i figli della Signora “che camminano nella verità, secondo il comandamento che abbiamo ricevuto dal Padre. E questo comandamento lo “abbiamo ricevuto dal Padre”(ver.4): non è nuovo, ma il presbitero vuole rinnovarne e confermarne il primato:” che ci amiamo gli uni gli altri”. Così, l’assolutezza e l’universalità del comandamento è il segreto e la bellezza della vita nuova.
L’amore lo si vive e lo si celebra nel “camminare secondo i suoi comandamenti”. I comandamenti di Dio. E camminare secondo i comandamenti è veramente camminare secondo il comandamento dell’amore! I comandamenti sono vie, modi e adempimenti del comandamento dell’amore. Il comandamento dell’amore ne è la fonte, il criterio e il fine.
Dio ti benedica. E tu benedicimi. Tuo. Giovanni.
Bello questo termine, “Signora”, Domina, riferito alla comunità dei credenti, alla chiesa locale; e difatti tutti i suoi componenti sono stati resi da Gesù “signori”: non servi, ma amici, commensali. Egli si sdraiava (secondo l’usanza del tempo) a mensa con i “peccatori”, con gli esclusi dal tempio…, elevandoli alla dignità signorile di figli ed eredi del Padre. – Quanto insiste l’autore sul comandamento dell’amore! Anche i comandamenti mosaici, in ultima analisi, non chiedono che rispetto, amore per le altre persone, per la loro dignità, il loro bene; potremmo anche dimenticarceli, poiché l’amore li comprende tutti.