6,1 E poiché siamo suoi collaboratori, vi esortiamo a non accogliere invano la grazia di Dio. 2 Egli dice infatti: Al momento favorevole ti ho esaudito e nel giorno della salvezza ti ho soccorso. Ecco ora il momento favorevole, ecco ora il giorno della salvezza!
3 Da parte nostra non diamo motivo di scandalo a nessuno, perché non venga biasimato il nostro ministero; 4 ma in ogni cosa ci presentiamo come ministri di Dio, con molta fermezza nelle tribolazioni, nelle necessità, nelle angosce, 5 nelle percosse, nelle prigioni, nei tumulti, nelle fatiche, nelle veglie, nei digiuni; 6 con purezza, sapienza, pazienza, benevolenza, spirito di santità, amore sincero; 7 con parole di verità, con la potenza di Dio; con le armi della giustizia a destra e a sinistra; 8 nella gloria e nel disonore, nella cattiva e nella buona fama. Siamo ritenuti impostori, eppure siamo veritieri; 9 sconosciuti, eppure siamo notissimi; moribondi, ed ecco viviamo; puniti, ma non messi a morte; 10 afflitti, ma sempre lieti; poveri, ma facciamo ricchi molti; gente che non ha nulla e invece possediamo tutto!

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Mi sembra che la traduzione italiana si muova con una libertà notevole rispetto al testo originale, e non sempre lo riproduca con fedeltà; il che del resto è quasi inevitabile. Tuttavia è bene per noi tenere in grande unità tutte le parole che oggi ci vengono regalate, evitando lo stacco troppo forte tra i primi due versetti e il resto del brano. Si può dire che tutto il testo è costruito intorno al verbo “vi esortiamo”, facendo quindi del ver.1 la proposizione principale. Tutto il discorso di Paolo tende allora ad esplicitare la sua intenzione di aiutare i Corinti a non accogliere invano la grazia di Dio. Il suo aiuto passa attraverso l’esempio e il segno che da lui stesso e dagli altri evangelizzatori viene dato, e che esplicita in che modo tale grazia si possa accogliere. Tutto questo ha un carattere di urgenza, esige un’obbedienza pronta al momento favorevole che in Cristo si è presentato nella storia. Quello che in Isaia 49,8 era profezia dei tempi messianici, si compie nell’ora presente:”Ecco ora il momento favorevole, ecco ora il giorno della salvezza”(ver.2). La sapienza del tempo, e il suo discernimento, è elemento fondamentale della vita di fede.
I vers.3-5 descrivono la testimonianza cristiana come capace di evitare lo “scandalo” della sua caduta nella fatica della storia. Il termine “fermezza” del ver.4 descrive efficacemente questo atteggiamento di fedeltà umile e forte nelle prove della vita. Tali prove vengono citate e non sembrano esempi astratti, ma quelle che Paolo ha concretamente incontrato nell’esercizio del ministero apostolico e che ora ricorda ai suoi fratelli di Corinto. Come sono state affontate queste tribolazioni? I vers.6-8 proclamano che proprio nelle strette della storia si manifestano e risplendono le luci della fede cristiana. In questo incontro tra le tribolazioni della vita e lo splendore del Vangelo mi sembra che ancora una volta l’Apostolo ci mostri il mistero pasquale della vita nuova, dove la morte è vinta dalla vita, le tenebre dalla luce. Dentro il travaglio dell’esistenza risplende l’annuncio della pace e della gioia del Vangelo di Gesù!
Tutto questo diventa, nei vers.8b-10,la realtà profonda e misteriosa dell’esistenza cristiana. Nel ver.8b non c’è l’espressione aggiunta dal traduttore italiano “Siamo ritenuti…”, ma si dice semplicemente “..come impostori e veritieri, come sconosciuti e notissimi….”, dove quell’ “e” posto tra i due termini deve accentuare la contrapposizione insieme alla compresenza di ciò che si manifesta esteriormente e di ciò che esiste e guida dall’interno del cuore cristiano la testimonianza della luce evangelica. Questo legame tra compresenza e opposizione accompagna il testo sino alla fine, per continuare a cantare il mistero di morte-vita, croce-gloria, che risplende nella vita dei discepoli e dei fratelli di Gesù.
Dio ti benedica. E tu benedicimi. Tuo. Giovanni.
v.2 “Al momento favorevole ti ho esaudito e nel giorno della salvezza ti ho soccorso. Ecco ora il momento favorevole, ecco ora il giorno della salvezza!” Sempre, in ogni momento, non solo in quelli che noi riteniamo momenti significativi e importanti, anzi forse di più proprio nei momenti che per noi sono di maggiore fallimento e buio, Dio ci esaudisce e ci soccorre. Ed ecco, siamo semplicemente “come ministri di Dio”, servitori di Dio, strumenti del Suo amore; ecco allora la “fermezza”, “ypomoné” nel testo originale, termine che altre volte viene tradotto con “perseveranza”, “pazienza”, un rimanere sotto, senza ribellarsi e senza fuggire, come Cristo sotto la croce. Nelle situazioni più diverse della nostra vita, nel bene e nel male, condividendo gioie e dolori di chi ci sta accanto, “la potenza di Dio” si manifesta proprio in questo rimanere sotto la croce. Ed ecco un altro passaggio da brivido, ai vv. 8-10:”Siamo ritenuti impostori, eppure siamo veritieri; sconosciuti, eppure siamo notissimi; moribondi, ed ecco viviamo; puniti, ma non messi a morte; afflitti, ma sempre lieti; poveri, ma facciamo ricchi molti; gente che non ha nulla e invece possediamo tutto!” che mi ricorda il cap 4,8-10: “Siamo infatti tribolati da ogni parte, ma non schiacciati; siamo sconvolti, ma non disperati; perseguitati, ma non abbandonati; colpiti, ma non uccisi, portando sempre e dovunque nel nostro corpo la morte di Gesù, perché anche la vita di Gesù si manifesti nel nostro corpo.” Me lo ricorda, ma in modo più positivo. Mentre là c’erano delle negazioni, qui ci sono delle luminose affermazioni, che risplendono tanto più nella nostra povertà: “veritieri”,
“notissimi”, “viviamo”, “sempre lieti”, “facciamo ricchi molti”, “possediamo tutto!”.
Mi è proprio sembrato che il Signore oggi ci doni parecchie cose in questi versetti: fermezza; purezza; sapienza; pazienza; benevolenza; spirito di santità; amore sincero; parole di verità; potenza di Dio; armi della giustizia.
O meglio, forse, ci regala il Suo Figlio, che tutte queste cose le ha vissute nella sua Passione.
Mi ha colpito pensare alla vita di Gesù e al suo ‘stile’ ,che oggi Paolo ripercorre. Soprattutto pensare che anche per noi, nelle dovute proporzioni, il Signore vuole qualcosa di simile.
Spero che le nostre vite in Lui, mediante Cristo, possano davvero accogliere tutta questa grazia di Dio. Gente che non ha nulla e invece possediamo tutto..
E’ “ora” il momento buono, è oggi, è in questo momento: quell'”oggi di Dio” che ci permette di vivere senza rimpianti, senza sensi di colpa per quello che non abbiamo fatto o per quello che abbiamo fatto male… Scrivendo queste poche righe all’inizio dell’Avvento, è ancor più il momento buono per riprovarci. – Sui bellissimi versetti seguenti, hanno scritto gli altri commentatori; mi limito a sottolineare la bellezza letteraria del testo: Paolo scrive con un ritmo incalzante, con la forza che gli viene dall’aver vissuto quello che scrive. Ci coinvolge a fondo e, come dice Lucy, ci fa venire i brividi…
il momento favorevole e il giorno della salvezza sono certamente da collegarsi alla grande riconciliazione del mondo a Dio che Dio stesso ha realizzato nel suo Cristo, come ascoltavamo ieri. Questo dato oggettivo e fondante viene a assumere nella storia di ciascuno il volto di quell’incontro annuncio/ascolto che Paolo sta mettendo così in evidenza, e che ieri esprimeva dicendo “dando a noi la diaconia
della riconciliazione” e “ponendo in noi la parola della riconciliazione”. Questo è forse anche il legame tra la prima e la seconda parte del testo di oggi, legame peraltro messo in particolare evidenza dal testo greco. La necessità di non dare scandalo e che la diaconia non venga biasimata, corrisponde al non rifuggire da parte di Paolo e dei suoi compagni di celebrare il mistero pasquale di morte e di risurrezione nella loro vita e con intima adesione. Al cap 4 aveva detto “portando nel nostro corpo la morte di Gesù, affinchè anche la vita di Gesù si manifesti nel nostro corpo”. Il vivere il mistero pasquale porta frutto nei fratelli a cui è rivolta la loro diaconia: “Cosicchè in noi opera la morte, ma in voi la vita” (cfr oggi: poveri, ma facciamo ricchi molti). Per questo in 1 Ts. Paolo può dire: “Sapete bene che la nostra venuta in mezzo a voi non è stata vana”. Allo stesso modo può separare e anche ammonire i suoi fratelli “di non accogliere invano la grazia di Dio
La prima parte del testo sembra caratterizzata da una urgenza: Ecco ora…ecco ora… Nella seconda alcuni termini sembrano invece sottolineare la pazienza, sia come attitudine profonda del rimanere, secondo il termine caro al Vangelo di Giovanni, sia come espressione della carità, che non forza i tempi secondo il nostro istinto intemperante, ma si affida tutta alla sapienza dei tempi di Dio.