12 Giunto pertanto a Troade per annunziare il vangelo di Cristo, sebbene la porta mi fosse aperta nel Signore, 13 non ebbi pace nello spirito perché non vi trovai Tito, mio fratello; perciò, congedatomi da loro, partii per la Macedonia. 14 Siano rese grazie a Dio, il quale ci fa partecipare al suo trionfo in Cristo e diffonde per mezzo nostro il profumo della sua conoscenza nel mondo intero! 15 Noi siamo infatti dinanzi a Dio il profumo di Cristo fra quelli che si salvano e fra quelli che si perdono; 16 per gli uni odore di morte per la morte e per gli altri odore di vita per la vita.
E chi è mai all’altezza di questi compiti? 17 Noi non siamo infatti come quei molti che mercanteggiano la parola di Dio, ma con sincerità e come mossi da Dio, sotto il suo sguardo, noi parliamo in Cristo. 3,1 Cominciamo forse di nuovo a raccomandare noi stessi? O forse abbiamo bisogno, come altri, di lettere di raccomandazione per voi o da parte vostra? 2 La nostra lettera siete voi, lettera scritta nei nostri cuori, conosciuta e letta da tutti gli uomini. 3 È noto infatti che voi siete una lettera di Cristo composta da noi, scritta non con inchiostro, ma con lo Spirito del Dio vivente, non su tavole di pietra, ma sulle tavole di carne dei vostri cuori.
Sin dal primo versetto in cui Paolo mi muove verso Tròade per annunciare il Vangelo mi sembra che la bella notizia di oggi sia la nostra ‘partecipazione’ alla vita del Signore e alla ‘diffusione’ del ‘profumo della sua conoscenza’.
La salvezza cristiana non è uno spettacolo a teatro, o un film, ma il profumo di Cristo che si diffonde nei secoli per tutti e attraverso tutti, che si salvano e che si perdono. Lo Spirito del Dio vivente che scrive nelle tavole,di carne, dei nostri cuori la nostra identità di condannati e salvati.
Dice la Regola: ‘ogni, giorno, per tutto il giorno, lasciarci prevenire dallo Spirito Santo a contemplare ed accogliere in noi il Mistero della Messa, che opera in ciascuno la morte della creatura e la risurrezione e glorificazione del Verbo Incarnato’.
Personalmente ringrazio in particolare due amici che vivono a Betania. Tizi molti profumati!
Parola di un puzzone
I vers.12-13 che sottolineano una condizione psicologica di Paolo piuttosto fragile – ma forse non si tratta di stato psicologico, ma di piccolezza-infanzia spirituale! – non sono un inciso senza riferimenti al contesto! Mi sembra anzi che introducano mirabilmente la descrizione che oggi Paolo fa del suo ministero e più globalmente della testimonianza cristiana. Una condizione e un’azione tutta avvolta e protetta dalla presenza potente di Dio, e un’umile ma essenziale funzione strumentale del testimone della fede. Dunque Paolo non riesce a trovar pace per l’assenza del suo fratello Tito, e pur avendo davanti a sè un grande compito e una condizione propizia per assolverlo, rinuncia e si congeda da Troade. Questo conferma la potente “debolezza” dell’Apostolo, che nel testo precedente legava così fortemente la sua condizione interiore di dolore o di gioia alla vicenda interiore ed esterna dei suoi fratelli e figli.
Per quanto riguarda il ver.14, vedo che la versione che parla di una partecipazione al corteo trionfale di Dio è piuttosto contestata; molti preferiscono rendere con “far conoscere” il verbo reso in italiano con “far partecipare al suo trionfo”. Dio quindi, secondo questo parere che a me pare anche più semplice, “fa conoscere gli apostoli in Cristo, che cioè “sono essi stessi in Cristo”, e quindi, attraverso di loro, diffonde il profumo della conoscenza di Sè nel mondo intero. In ogni modo il significato non cambia. Quei “noi” – sia che siano solo gli apostoli o più ampiamente i testimoni della fede – fanno conoscere il buon profumo di Dio in Cristo. Questa effusione del profumo divino è anche il “giudizio” che tale profumo inevitabilmente provoca: odore di morte per coloro che si perdono e odore di vita per quelli che si salvano.
Meravigliosa la constatazione di Paolo: pur trattandosi solo di un’umile funzione strumentale dell’azione divina della Parola, “..chi è mai all’altezza di questi compiti?” traduce un po’ liberamente la versione italiana. Contro i “mercanti” della parola, l’Apostolo rivendica la sua predicazione in tutta la sua umile purezza:”..da Dio, di fronte a Dio, in Cristo, noi parliamo”!!(ver.17).
L’inizio del cap.3 è rigorosa continuazione del pensiero di Paolo, sempre in riferimento al compito dell’annuncio e della testimonianza evangelica. Dopo aver parlato degli annunciatori come di umili strumenti della diffusione del buon profumo del Signore, ora parla di coloro che tale annuncio-testimonianza ricevono e accolgono, come appunto i cristiani di Corinto. Essi sono la più efficace “lettera di raccomandazione-presentazione” dell’opera apostolica, del tutto diversa da raccomandazioni mondane. Sono loro la lettera! Ci si aspetta di leggere che questa lettera è scritta “nei vostri cuori”, invece, al ver.2 dice: “La nostra lettera siete voi, lettera scritta nei nostri cuori..”, il che un po’ complica, ma è ancora più bello, perchè riferendosi direttamente agli annunciatori e non a coloro che ne hanno ricevuto l’annuncio, sembra dire che si è impressa nei testimoni la testimonianza e l’esperienza della fede dei loro fratelli e figli. Come dire che Paolo può annunciare il Vangelo semplicemente parlando di loro e di come l’hanno accolto.
Con termini altamente suggestivi – “..lettera..scritta non con inchiostro, ma con lo Spirito del Dio vivente, non su tavole di pietra, ma sulle tavole di carne dei vostri cuori” – Paolo descrive al ver.3 questa lettera viva che sono i suoi fratelli di Corinto, lettera “conosciuta e letta da tutti gli uomini”.
Dio ti benedica. E tu benedicimi. Tuo. Giovanni.
I Corinti sono una lettera! Una lettera:
– scritta nel cuore di paolo e compagni
– conosciuta e letta da tutti
– di Cristo
– composta da paolo e compagni
– scritta con lo Spirito del Dio vivente sui loro cuori.
Uno scambio un po’ misterioso di scritture e composizioni, intimo, forte, divino, incancellabile!
Come è potuto accadere questo miracolo?
Paolo ha girato per annunciare il vangelo e come profumo si è diffuso, è penetrato, si è insinuato non con violenza ma con semplicità, tra gli uomini, tra quelli che si perdono e quelli che si salvano.
E cosa faceva? Lo dice nel v. che mi sembra la sintesi di tutto il brano:
“con sincerità, da Dio e davanti a Dio parliamo in Cristo”.
“Parliamo in Cristo”. Questa espressione mi affascina molto. Cosa vuol dire esattamente? Profumo… ascoltare-annusare i fratelli (anche quelli puzzoni perchè sono più “veri” ;-))… composizione di lettere nei cuori… ricerca del fratello perduto… lettura e ascolto da parte di tutti gli uomini…
Staordinarie la fantasia e l’abilità di Paolo nell’uso di immagini così forti, significative! Quella del corteo trionfale è affascinante, anche se d. Giovanni propende per una diversa traduzione del termine-chiave. Con il vincitore, sfilavano i suoi soldati ed anche i prigionieri di guerra, a mo’ di trofeo; e intanto venivano sparsi profumi lungo il percorso… Da qui Paolo avrebbe tratto l’immagine del “trionfo in Cristo” e del “profumo della sua conoscenza” diffuso per mezzo nostro. E conclude: “Noi siamo… il profumo di Cristo!”. Oltre alla teologia, c’è tanta poesia ed emozione. -Dell’immagine della lettera hanno già detto i precedenti commentatori. Voglio, invece, riprendere il v.17, che sembra una perfetta descrizione del credente, oltre che dell’apostolo: come dice la versione ufficiale,”mossi da Dio/ sotto il suo sguardo/ parliamo in Cristo”.