17 Quanto a noi, fratelli, per poco tempo privati della vostra presenza di persona ma non con il cuore, speravamo ardentemente, con vivo desiderio, di rivedere il vostro volto. 18 Perciò io, Paolo, più di una volta ho desiderato venire da voi, ma Satana ce lo ha impedito. 19 Infatti chi, se non proprio voi, è la nostra speranza, la nostra gioia e la corona di cui vantarci davanti al Signore nostro Gesù, nel momento della sua venuta? 20 Siete voi la nostra gloria e la nostra gioia!
3,1 Per questo, non potendo più resistere, abbiamo deciso di restare soli ad Atene 2 e abbiamo inviato Timòteo, nostro fratello e collaboratore di Dio nel vangelo di Cristo, per confermarvi ed esortarvi nella vostra fede, 3 perché nessuno si lasci turbare in queste prove. Voi stessi, infatti, sapete che questa è la nostra sorte; 4 infatti, quando eravamo tra voi, dicevamo già che avremmo subìto delle prove, come in realtà è accaduto e voi ben sapete. 5 Per questo, non potendo più resistere, mandai a prendere notizie della vostra fede, temendo che il tentatore vi avesse messi alla prova e che la nostra fatica non fosse servita a nulla.

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La comunità cristiana non precede l’annuncio evangelico, ma ne è il frutto! Tanto potente è il dono di Dio che da esso nascono le relazioni, i compiti, le attenzioni. Il nostro testo ci mostra tutto ciò nel mirabile equilibrio della reciprocità! Infatti, quanto è forte il desiderio di Paolo e dei suoi compagni di ministero di essere consolati e rallegrati dai loro fratelli di Tessalonica (vers.19-20), altrettanto è forte il loro desiderio di rendersi presenti alle vicende e alle prove cui saranno inevitabilmente sottoposti i loro fratelli, fino a far temere che il diavolo possa distruggere e rendere vana l’opera apostolica: così i vers.3,1-5. Ed è questo bisogno profondo di essere vicini che provoca la decisione di inviare Timoteo “per confermarvi ed esortarvi nella vostra fede, perchè nessuno si lasci turbare in queste prove”(vers.2-3).
Ne deriva la percezione che la potente opera di Dio e la ricchezza dei suoi doni agisce diversamente, in certo senso all’opposto delle sapienze mondane. In queste l’individuo acquista una sua personalità stagliata e indipendente. Nella sapienza divina cresce il bisogno di vivere ognuno del dono dell’altro, una specie di mirabile fragilità che chiede in maniera crescente il sostegno reciproco della fede e della carità di ciascuno verso tutti gli altri.
Per questo, ritorna l’affermazione della presenza inevitabile delle prove che accompagnano la nuova vita in Cristo. Con la traduzione libera che conia l’espressione del ver.3: “voi stessi, infatti, sapete che questa è la nostra sorte”! Le prove accompagnano necessariamente l’esperienza cristiana della pasqua di Gesù, la sua passione e la sua gloria. D’altra parte tali prove sono vissute bene se e perchè diventano preziosi eventi di vigilanza nell’amore reciproco, “perchè nessuno si lasci turbare in queste prove”.
Così tutta la vita cristiana tende a raccogliersi in un unico evento di carità fraterna.
Dio ti benedica. E tu benedicimi. Tuo. Giovanni.