13 Proprio per questo anche noi rendiamo continuamente grazie a Dio perché, ricevendo la parola di Dio che noi vi abbiamo fatto udire, l’avete accolta non come parola di uomini ma, qual è veramente, come parola di Dio, che opera in voi credenti. 14 Voi infatti, fratelli, siete diventati imitatori delle Chiese di Dio in Cristo Gesù che sono in Giudea, perché anche voi avete sofferto le stesse cose da parte dei vostri connazionali, come loro da parte dei Giudei. 15 Costoro hanno ucciso il Signore Gesù e i profeti, hanno perseguitato noi, non piacciono a Dio e sono nemici di tutti gli uomini. 16 Essi impediscono a noi di predicare ai pagani perché possano essere salvati. In tal modo essi colmano sempre di più la misura dei loro peccati! Ma su di loro l’ira è giunta al colmo.

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Paolo ritorna con affetto e gratitudine su quello che gli sembra essere il cuore e la sostanza della vicenda dei Tessalonicesi: l’aver essi accolta la parola di Dio “non come parola di uomini ma, qual’è veramente, come Parola di Dio”. Penso che questa considerazione non si debba circoscrivere alla Parola in quanto “quella” specifica Parola proclamata e accolta come Parola di Dio, ma più ampiamente faccia riferimento all’evento salvifico del dono divino della Parola attraverso la predicazione dell’Apostolo, e la loro accoglienza di tale Parola. Approfitto di questo passaggio per ricordare con voi che quando si dice “Parola di Dio”, non si intende la Parola come materialmente scritta, stampata e conservata. La Parola è sempre “l’avvenimento della Parola”. E’ la Parola pregata, proclamata, ascoltata e accolta con fede! Anche qui, al ver.13, Paolo ricorda che questa Parola “opera in voi credenti”. Così è anche nella nostra preghiera di oggi, e nella giornata che ci aspetta: è la storia viva di questa Parola nella nostra vita!
In particolare Paolo riprende un tema fondamentale, e cioè che la parola è stata accolta dai Tessalonicesi nelle prove che “anche voi avete sofferto da parte dei vostri connazionali”(ver.14). Ed è questo che li fa “imitatori” delle Chiese di Dio in Cristo Gesù che sono in Giudea. Ritorna dunque la nota fondamentale del legame tra dono della fede e Pasqua del Signore. La Parola come evento di morte e risurrezione. La Parola come evento di salvezza e di partecipazione alla Croce e alla Gloria del Signore. La vita cristiana come grande celebrazione pasquale.
L’uccisione dei profeti e dello stesso Signore Gesù e la persecuzione nei confronti dei discepoli…tutto questo è interno e sostanziale alla fede pasquale del cristiano, che in sè e nella sua modesta esistenza in ogni modo celebra (ecco il significato di quell’ “imitatori” del ver.14!) la vicenda di Gesù. Come leggiamo nelle note delle nostre bibbie questo non è quindi da parte di Paolo una forma di “antisemitismo”. Io anzi mi permetto di ipotizzare che l’inimicizia verso Gesù e verso il suo Vangelo, e quindi la persecuzione dei suoi discepoli sia nota propria della “religione”, che s’impaurisce e reagisce violentemente davanti all’impeto salvifico di Gesù. Forse anche oggi si potrebbe cogliere questo sentimento-atteggiamento. Basti pensare al clima di singolare sospetto e infine di inimicizia davanti all’evento conciliare e alla sua potenza di conversione e di cambiamento. Mi sembra che la severità di Paolo vada collocata quindi in questa direzione! Quanto può essere grande anche oggi il pericolo che si impedisca l’accesso al Vangelo di coloro che Dio vuole salvare. Ieri, con Paolo, erano i “pagani” che si accostavano alla parola di Gesù. Oggi,….
Dio ti benedica. E tu benedicimi. Tuo. Giovanni.