14 Non per farvi vergognare vi scrivo queste cose, ma per ammonirvi, come figli miei carissimi. 15 Potreste infatti avere anche diecimila pedagoghi in Cristo, ma non certo molti padri: sono io che vi ho generato in Cristo Gesù mediante il Vangelo. 16 Vi prego, dunque: diventate miei imitatori! 17 Per questo vi ho mandato Timòteo, che è mio figlio carissimo e fedele nel Signore: egli vi richiamerà alla memoria il mio modo di vivere in Cristo, come insegno dappertutto in ogni Chiesa.
18 Come se io non dovessi venire da voi, alcuni hanno preso a gonfiarsi d’orgoglio. 19 Ma da voi verrò presto, se piacerà al Signore, e mi renderò conto non già delle parole di quelli che sono gonfi di orgoglio, ma di ciò che veramente sanno fare. 20 Il regno di Dio infatti non consiste in parole, ma in potenza. 21 Che cosa volete? Debbo venire da voi con il bastone, o con amore e con dolcezza d’animo?
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E’ molto interessante che il rimprovero di Paolo nei confronti dei Corinti non si basi qui su motivazioni dottrinali, ma sulla storia del suo rapporto con loro e sulla comunione figliale che da questo è nato: “sono io che vi ho generato in Cristo Gesù mediante il Vangelo”, cioè attraverso il suo annuncio del Vangelo. Per questo la relazione tra lui e loro è unica. Ci possono essere anche diecimila pedagoghi (ver.15), ma questi non possono interferire nella comunione generata dalla sua paternità nei loro confronti. Per questo egli li ammonisce “come figli carissimi” (ver.14). E per questo non li richiama adesso ad una “dottrina”, ma li prega di essere imitatori di lui (ver.16).
E per questo ha mandato Timoteo, “mio figlio carissimo e fedele nel Signore” (ver.17). E sarà questo “figlio carissimo” che ricorderà a loro, come lui “figli carissimi”, il “modo”, alla lettera “le mie vie che sono in Cristo”. Così potranno ritrovare quelle vie della vita, nelle quali camminare insieme all’Apostolo. Imitando lui, anche loro vivranno “in Cristo”.
Assente lui, “alcuni hanno preso a gonfiarsi d’orgoglio” (vers.18-19), ma egli verrà presto e vaglierà non tanto le loro parole, quanto la loro “potenza”: questo è il termine reso in italiano con l’espressione “ciò che veramente sanno fare”. Questa parola, presente anche al ver.20, è importante perché esprime prima di tutto la “potenza” dello Spirito che Dio dona: “Il regno di Dio infatti non consiste in parole, ma in potenza”! Si tratta quindi della sostanza e del volto della vita nuova generata dalla fede di Gesù. Paolo si chiede e chiede a loro se quello che egli vedrà chiederà a lui la severità del bastone o l’amore e la dolcezza d’animo, che alla lettera è “spirito di mitezza”.
Dio ti benedica. E tu benedicimi. Tuo. Giovanni.
Paolo sente come figli propri i nuovi cristiani a cui ha predicato il Vangelo: io vi ho generato in Cristo, siate dunque miei imitatori per imparare cosa significhi essere imitatori di Cristo. L’amore di Paolo per Cristo è manifestato nel suo ardore focoso, frutto di tutta una vita di sofferenze ed umiliazioni, ma soprattutto è chiaro che molto grande è la sua gioia per essere stato chiamato a predicare Gesù Cristo e Cristo crocifisso, che lui ama e sa di essere amato da lui. Chi vera-mente ama soffre per non essere corrisposto, ma il dispiacere di Paolo è dolore perché i cristiani di Corinto si allontanano da Cristo, avvici-nandosi alla sapienza del mondo.
Oggi c’è la tendenza, l’usanza di chiamare per nome i sacerdoti e dare del tu. Niente da criticare, ma contemporaneamente sentiamo la filiazione spirituale che deriva dalla predicazione e dalla grazia dei sacramenti da loro amministrati? E i sacerdoti vivono quella paternità in Cristo affermata dall’apostolo Paolo?
– Come laici offriamo la nostra collaborazione, o ci isoliamo evi-tando qualche responsabilità, e non osiamo dare qualche consiglio perché pensiamo indesiderato?
Dal salmo 119, 41-44
Venga a me , Signore, il tuo amore,
la tua salvezza secondo la tua promessa.
A chi mi insulta darò una risposta,
perché ho fiducia nella tua parola.
Non togliere dalla mia bocca la parola vera,
perché spero nei tuoi giudizi.
Osserverò continuamente la tua legge,
in eterno, per sempre.