Se c’è un corpo animale, vi è anche un corpo spirituale. Sta scritto infatti che 45 il primo uomo, Adamo, divenne un essere vivente, ma l’ultimo Adamo divenne spirito datore di vita. 46 Non vi fu prima il corpo spirituale, ma quello animale, e poi lo spirituale. 47 Il primo uomo, tratto dalla terra, è fatto di terra; il secondo uomo viene dal cielo. 48 Come è l’uomo terreno, così sono quelli di terra; e come è l’uomo celeste, così anche i celesti. 49 E come eravamo simili all’uomo terreno, così saremo simili all’uomo celeste. 50 Vi dico questo, o fratelli: carne e sangue non possono ereditare il regno di Dio, né ciò che si corrompe può ereditare l’incorruttibilità.
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Il senso profondo della Parola che oggi il Signore ci dona è che lo “spirituale” non è una possibilità o una conquista dell’uomo, ma è, e può essere solo, dono di Dio. Questo differenzia radicalmente la fede cristiana dalle “spiritualità” che appunto collegano la crescita verso lo spirituale come un movimento e un progresso dell’uomo stesso. Invece, il “corpo spirituale” non è uno sviluppo o una conquista del “corpo animale”. Il primo uomo, Adamo, quale è annunciato in Genesi 1-2, è “essere vivente” (alla lettera, “corpo psichico”), l’ultimo Adamo è “spirito datore di vita”, (alla lettera “Spirito creatore di vita”). Notiamo la radicalità dell’affermazione: malgrado l’assoluta particolarità della creazione dell’uomo rispetto alle altre creature “animate” secondo le Scritture, l’uomo è di per sé nella condizione di ogni altra creatura, pur portando la profezia di quello che sarà rivelato e donato da Dio in Gesù. Certo, se andiamo ad ascoltare Genesi 3 si coglie che in Adamo è avvenuta una “spogliazione” una perdita a motivo del peccato. Ma qui Paolo considera la creatura umana nella sua attuale condizione.
Dunque, dice il ver.47, il primo uomo, tratto dalla terra, è “terreno”, il secondo uomo è “dal cielo”. E così sono quelli che discendono da loro, i “terreni” e i “celesti” (ver.48). Noi partecipiamo di entrambe le situazioni: abbiamo portato l’ikona – cioè l’immagine – del terreno, così porteremo l’ikona del celeste. Tale, alla lettera, il ver.49. E questo è, perché “carne e sangue non possono ereditare il regno di Dio” (ver.50). S tratta di una generazione diversa e nuova, dal cielo. Appunto, dono di Dio.
Dio ti benedica. E tu benedicimi. Tuo. Giovanni.
Cristo, secondo Adamo, riceve qui un titolo ricco di significato: “spirito datore di vita”. Egli non solo è il Vivente, ma è anche il vivificante, colui che dà vita e vuole che noi la riceviamo in pienezza. E’ tracciata la strada anche per noi, suoi discepoli: essere datori di vita, favorire la vita in tutti, e non “mortificare”, inibire , imporre costrizioni (per esempio, in nome di leggi e principi…). – “Come eravamo simili all’uomo terreno, così saremo simili all’uomo celeste”(v.49): come Cristo ha la pienezza della condizione divina, così anche noi – poveri “terrestri” – condivideremo tale condizione; anzi, già ora abbiamo il dono di condividerla, come Paolo afferma in altri passi delle sue lettere.