5 Questo è il messaggio che abbiamo udito da lui e che noi vi annunciamo: Dio è luce e in lui non c’è tenebra alcuna. 6 Se diciamo di essere in comunione con lui e camminiamo nelle tenebre, siamo bugiardi e non mettiamo in pratica la verità. 7 Ma se camminiamo nella luce, come egli è nella luce, siamo in comunione gli uni con gli altri, e il sangue di Gesù, il Figlio suo, ci purifica da ogni peccato.
8 Se diciamo di essere senza peccato, inganniamo noi stessi e la verità non è in noi. 9 Se confessiamo i nostri peccati, egli è fedele e giusto tanto da perdonarci i peccati e purificarci da ogni iniquità. 10 Se diciamo di non avere peccato, facciamo di lui un bugiardo e la sua parola non è in noi.
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La meraviglia della Parola che oggi riceviamo dalla bontà di Dio è questo “contrasto” assoluto tra la luce e le tenebre: “Dio è luce e in lui non c’è tenebra alcuna” (ver.5). Questo “messaggio” di portata assoluta mette in evidenza la distanza tra Dio e noi. E quindi l’impossibilità di comunione tra noi e Lui, perché noi ben conosciamo “le tenebre” che sono in noi. E dunque “Se diciamo di essere in comunione con Lui e camminiamo nelle tenebre, siamo bugiardi e non mettiamo in pratica la verità (alla lettera: “non facciamo la verità”)”. E’ abominevole, e assolutamente deviante, tale pretesa: “Se diciamo di essere in comunione con Lui e camminiamo nelle tenebre” (ver.6).
Dunque, dobbiamo camminare nella luce! Ma come è possibile questo per noi? Troviamo la risposta al ver.9: “Se confessiamo i nostri peccati…”. Dunque, se confessiamo i nostri peccati, camminiamo nella luce! Infatti, dice al ver.7 “se camminiamo nella luce, come Egli è nella luce, siamo in comunione gli uni con gli altri, e il sangue di Gesù, il Figlio suo, ci purifica da ogni peccato”! E ancora, a conferma sublime, sempre al ver.9, “Se confessiamo i nostri peccati, Egli è fedele e giusto tanto da perdonarci i peccati e purificarci da ogni iniquità”. E’ abominevole la pretesa di “non avere peccato”, e Giovanni la esplicita in modo forte e drammatico: “Se diciamo di non avere peccato, facciamo di Lui un bugiardo e la sua Parola non é in noi”. Mi sembra meravigliosa questa, che chiamerei “pacificazione”, accoglienza umile della nostra reale condizione.
Tale “confessione” dei peccati non deve essere intesa solo nel senso del Sacramento della riconciliazione, ma come un dato profondo del nostro pensiero e della nostra consapevolezza. Noi siamo dei poveri peccatori. Ed è principio di pace proprio il riconoscimento di questo. Dunque camminare nella luce vuol dire confessare i nostri peccati! Sempre e incessantemente. Vediamo come la proposta evangelica è quella di un’incessante dinamica: appunto, di un incessante “cammino”! Il dono meraviglioso del Pane quotidiano, cioè di questa Parola che è pane di vita, rivela a noi il nostro peccato, e insieme ci propone l’incessante conversione del cuore e della vita. Un cammino che non finisce mai! La vita cristiana non può essere che incessante conversione. Il discepolo è quello che ha intrapreso questo “cammino”, che è dono del Vangelo di Gesù, e quindi cammino incessante di conversione.
Oso dire: quindi, in certo senso, c’è un dono di pace anche per la nostra condizione di peccatori! E c’è la necessità di togliere il muro di divisione tra i peccatori e i presunti giusti! Tutti siamo peccatori, tutti siamo visitati dalla luce del Vangelo di Dio, tutti siamo in un incessante cammino di conversione e di luce nuova. Qualunque sia la condizione nostra, anche la più ferita, umiliata e umiliante, siamo tutti chiamati alla vita nuova e buona da questo Signore Gesù “fedele e giusto”.
Dio ti benedica. E tu benedicimi. Tuo. Giovanni.
Che bello sapere che “Dio è luce”: luce che illumina, riscalda, vivifica… Pensando alle parole di Gesù (“Io sono la luce del mondo”), vedendo come la sua vita, la sua parola, la sua persona sono state luce, possiamo capire qualcosa del nostro Padre che è luce… – Il v.7 dice che “se camminiamo nella luce, come egli è nella luce, siamo in comunione gli uni con gli altri”. Come osserva la TOB, ci saremmo aspettati una conclusione diversa, e cioè che “siamo in comunione con Lui”. Abbiamo qui una conferma di quello che vediamo nei Vangeli: Gesù non era preoccupato dei nostri rapporti con Dio, ma gli stavano a cuore i nostri rapporti reciproci. L’uomo e la sua vita in questo mondo erano al centro del suo interesse accorato e voleva cambiarli, migliorarli, e non si preoccupava della vita futura.