1 Quello che era da principio, quello che noi abbiamo udito, quello che abbiamo veduto con i nostri occhi, quello che contemplammo e che le nostre mani toccarono del Verbo della vita – 2 la vita infatti si manifestò, noi l’abbiamo veduta e di ciò diamo testimonianza e vi annunciamo la vita eterna, che era presso il Padre e che si manifestò a noi –, 3 quello che abbiamo veduto e udito, noi lo annunciamo anche a voi, perché anche voi siate in comunione con noi. E la nostra comunione è con il Padre e con il Figlio suo, Gesù Cristo. 4 Queste cose vi scriviamo, perché la nostra gioia sia piena.
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Ho molta paura, confesso, nel dispormi a scrivere qualche riga su queste lettere di Giovanni. Lo faccio per essere fedele ad un compito che per la verità non ho pensato né voluto io, che porto avanti da troppi anni, e che consegno a tutti voi – purtroppo siete moltissimi! – per dire tutta la mia riconoscenza al Signore e ai molti che da molto tempo, ogni giorno, mi prendono per mano con la loro preghiera e il loro affetto nel cammino nella Parola che è diventato ormai l’immagine privilegiata della mia stessa vita di cristiano peccatore innamorato di questa Parola. Per poter svolgere tale diaconia con un minimo di competenza ci vorrebbe ben altra scienza che il mio “imparaticcio”, e soprattutto ben altra fede e sapienza. La Parola dell’Evangelista Giovanni è quella di cui mi sono più intensamente innamorato. Il che mi espone ancor più all’impeto, alla violenza e forse alla profanazione che gli innamorati ben conoscono. Una volta per tutte, e ancora una volta, chiedo dunque anticipatamente scusa a ciascuna ciascuno di voi.
Per entrare nella Parola che oggi iniziamo ad ascoltare mi sono fatto prendere per mano dal “Prologo” del Vangelo secondo Giovanni, e questo farà sentire anche a voi la dolce e forte manifestazione del Signore che all’annuncio evangelico unisce ora l’esperienza del discepolo. E discepoli bisogna essere sempre, e sempre più. Della Parola mai si diventa “maestri” – il Maestro è uno solo, Lui, Gesù – ed è bellissimo invece diventare sempre più discepoli, sempre più fragili, stupefatti e forse persino perplessi, davanti alla Parola che più che dare risposte, incessantemente apre nuove domande e nuovi orizzonti sconosciuti.
Del “principio” c’è stata una certa esperienza! Al principio del suo Vangelo Giovanni diceva: “In principio era il Verbo ….” (Gv.1,1ss). Qui dice: “Quello che era da principio…” e dunque con poche sublimi parole dice di quella nostra “esperienza-conoscenza” ricevuta dal testo evangelico intorno al “Verbo della vita”: l’abbiamo udito.. l’abbiamo veduto con i nostri occhi.. lo contemplammo e le nostre mani lo toccarono.., il che, propriamente non è “il Verbo della vita”, ma quello che “di Lui” abbiamo avuto il dono di avvicinare e di accogliere. Dunque, qual è allora il desiderio e l’obiettivo di questa Lettera? E’ “annunciare a voi quello che abbiamo veduto e udito, affinchè anche voi siate in comunione con noi, e la nostra comunione è con il Padre e con il Figlio suo, Gesù Cristo”. Ma tutto questo non ci è già stato comunicato dal testo evangelico? Sì, ma adesso Giovanni vuole comunicarci quello che la Parola evangelica ha operato e donato a lui: la vita! La vita nuova, quella che “si manifestò … la vita eterna che era presso il Padre e che si manifestò a noi”. Semplificando, e banalizzando, diciamo che Giovanni vuole comunicarci la sua esperienza di fede e di comunione d’amore “con il Padre e con il Figlio suo, Gesù Cristo”. E precisa tale finalità: “… perché anche voi siate in comunione con noi … e la nostra gioia sia piena” (vers.3-4).
E’ la stessa comunione e la stessa gioia che, con tutti i limiti della nostra poca fede, noi celebriamo ogni giorno nella nostra comunicazione-comunione con la Parola. Cioè con il Verbo fatto carne. Con il nostro caro Signore Gesù! E quindi tra noi!
Dio ti benedica. E tu benedicimi. Tuo. Giovanni.
Alla premessa di don Giovanni dovrei aggiungere la mia: abbiate pazienza se “mi ostino” a scrivere i miei piccoli commenti, pur non avendo una preparazione adeguata e nemmeno la necessaria preghiera. – I versetti di oggi sono emozionanti: quell’udire, vedere con gli occhi, palpare con le mani… E’ stata un’esperienza quasi fisica del Signore, della Vita e della comunione che ne è conseguita. E vuole indurci, l’autore, a condividere tale esperienza e tale comunione. Ma come fare? Una via concreta, una utile proposta è quella che indica Alberto Maggi: chi pratica le beatitudini, chi pratica la condivisione di sé e dei suoi beni, chi si occupa dei bisogni degli altri, farà sicuramente l’esperienza dell’amore e della cura di Dio nei suoi confronti.