25 novembre 2007 letture
2 Sam 5, 1-3
In quei giorni, vennero tutte le tribù d’Israele da Davide in Ebron e gli dissero: «Ecco noi ci consideriamo come tue ossa e tua carne. Gia prima, quando regnava Saul su di noi, tu conducevi e riconducevi Israele. Il Signore ti ha detto: Tu pascerai Israele mio popolo, tu sarai capo in Israele». Vennero dunque tutti gli anziani d’Israele dal re in Ebron e il re Davide fece alleanza con loro in Ebron davanti al Signore ed essi unsero Davide re sopra Israele.
Col 1, 12-20
Fratelli, ringraziamo con gioia il Padre che ci ha messi in grado di partecipare alla sorte dei santi nella luce. E’ lui infatti che ci ha liberati dal potere delle tenebre e ci ha trasferiti nel regno del suo Figlio diletto, per opera del quale abbiamo la redenzione, la remissione dei peccati. Egli è immagine del Dio invisibile, generato prima di ogni creatura; poiché per mezzo di lui sono state create tutte le cose, quelle nei cieli e quelle sulla terra, quelle visibili e quelle invisibili: Troni, Dominazioni, Principati e Potestà. Tutte le cose sono state create per mezzo di lui e in vista di lui. Egli è prima di tutte le cose e tutte sussistono in lui. Egli è anche il capo del corpo, cioè della Chiesa; il principio, il primogenito di coloro che risuscitano dai morti, per ottenere il primato su tutte le cose. Perché piacque a Dio di fare abitare in lui ogni pienezza e per mezzo di lui riconciliare a sé tutte le cose, rappacificando con il sangue della sua croce, cioè per mezzo di lui, le cose che stanno sulla terra e quelle nei cieli.
Lc 23, 35-43
In quel tempo, il popolo stava a vedere, i capi invece schernivano Gesù dicendo: «Ha salvato gli altri, salvi se stesso, se è il Cristo di Dio, il suo eletto». Anche i soldati lo schernivano, e gli si accostavano per porgergli dell’aceto, e dicevano: «Se tu sei il re dei Giudei, salva te stesso». C’era anche una scritta, sopra il suo capo: Questi è il re dei Giudei. Uno dei malfattori appesi alla croce lo insultava: «Non sei tu il Cristo? Salva te stesso e anche noi!». Ma l’altro lo rimproverava: «Neanche tu hai timore di Dio, benché condannato alla stessa pena? Noi giustamente, perché riceviamo il giusto per le nostre azioni, egli invece non ha fatto nulla di male». E aggiunse: «Gesù, ricòrdati di me quando entrerai nel tuo regno». Gli rispose: «In verità ti dico, oggi sarai con me nel paradiso».
quante cose da dire su queste letture!
nella mia assoluta ineguatezza provo di dire qualcosa..
quest’ultima domenica dell’anno liturgico conclude un po’ il percorso fatto in tutto questo tempo con la festa di cristo re… ma che regalità è la sua? è completamente diversa da quella “del mondo”. quindi, sempre pensando in prospettiva del canto, mi sembra che i temi siano
le nozze: gesù è un re che non sta sopra tutti e sfrutta il popolo ma è lo sposo che si offre per il suo popolo. anche nelle parole della prima lettura mi sembra che davide si “sposi” con il suo popolo.
salvezza: gesù è re soprattutto perchè salva gli altri(non se stesso).
grazia/ringraziamento: come nella seconda lettura, mi sembra che al termine dell’anno liturgico le scritture ci facciano vedere e riconoscere quanto è stato fatto per noi…
«Ecco noi ci consideriamo come tue ossa e tua carne”…. più esattamente dice “ecco noi tue ossa e tua carne”. viene cioè affermata una realtà di fatto. Mi sembra bellissimo che a partire da questa appartenenza reciproca assoluta, da questa con-corporeità tra il popolo e il re scaturisca la dichiarazione della regalità. Già qui si coglie il proprio della regalità del Cristo che, non solo si pone all’opposto della regalità mondana, ma in certo senso è re in quanto assume e riassume in sè (cioè “regge”) la situazione, la carne e il sangue di ogni uomo di ogni tempo e ogni luogo nella sua esposizione alla morte. Intuendo questo il malfattore dice «Neanche tu hai timore di Dio, benché condannato alla stessa pena?” e «Gesù, ricòrdati di me quando entrerai nel tuo regno»
Anch’io sono stato catturato da queste parole della prima lettura “Ecco noi ci consideriamo come tue ossa e tua carne”…il richiamo è immediato al canto del primo Adamo davanti alla sposa donata dal Signore: “Questa, finalmente, è ossa delle mie ossa e carne della mia carne.” Il popolo di israele esprime questo stesso legame con il suo Re: credo che questo possa indicarci alcune caratteristiche della regalità che deve esercitare il Re secondo la volontà del Signore: innanzitutto una regalità che è dono di Dio, una regalità nuziale, una regalità al femminile, materna, che promuove e protegge la vita, che circonda di amore i suoi figli…
Pensiamo poi in quale luce viene messo il rapporto tra il Re ed il suo popolo secondo le ultime parole di Genesi 2: “Il popolo ed il suo Re erano entrambi nudi e non ne avevano vergogna”!
Mi sembra immediato vedere in Gesù il compimento supremo di questa regalità.
A commento di questa stupefaciente regalità del Signore così diversa da tutte le altre, avremmo individuato questi canti
29 canterò al mio Re
243 alleluia – alla voce dello Sposo
107 renderò santo
164 morti eravamo
32 grande è il Signore
122 venga il regno
50 verso te o città santa
I re vincono i loro nemici mentre Gesù esce di scena da questo mondo per offrire la sua vita in riscatto per molti e affinchè regni la pace e la riconciliazione tra gli uomini. I suoi discepoli sono impauriti, addolorati ed alcuni delusi di fronte al suplizio della croce. La Madre di Gesù le pie donne e il discepolo che amava pur nel dolore sanno riconoscere il nuovo che sta nascendo: l’opera di Gesù della restaurazione del Regno di Dio, aprendo il Regno dei cieli a chi pone fiducia in Lui. La fede crede che la debolezza di Dio è più forte degli uomini come la stoltezza di Dio è più sapiente degli uomini. La gente stava a vedere come in attesa: che farà Gesù? I capi lo mettevano alla prova, i soldati umiliati lo sbeffeggiavano. Gesù il giusto in mezzo a questa porzione di umanità porta in paradiso il ladrone che ha fiducia in lui. Nell’uomo non esiste il male assoluto anche chi sbaglia può difendere il giusto condannato. Nel ladrone vi sono sentimenti alti come il senso della giustizia. Il male non può sopraffare il bene E il Giusto attita a se colui che a Lui si rivolge con fiducia riconoscendo il Suo amore che vuole che tutti gli uomini siano salvi.