Molti e importanti insegnamenti ci sono dati dalla legge, dai profeti e dagli altri scritti successivi, per i quali è bene dar lode a Israele quanto a dottrina e sapienza. Però non è giusto che ne vengano a conoscenza solo quelli che li leggono, ma è bene che gli studiosi, con la parola e con gli scritti, si rendano utili a quelli che ne sono al di fuori. Per questo motivo, mio nonno Gesù, dopo essersi dedicato per tanto tempo alla lettura della legge, dei profeti e degli altri libri dei nostri padri, avendone conseguito una notevole competenza, fu indotto pure lui a scrivere qualche cosa su ciò che riguarda la dottrina e la sapienza, perché gli amanti del sapere, assimilato anche questo, possano progredire sempre più nel vivere in maniera conforme alla legge. Siete dunque invitati a farne la lettura con benevola attenzione e ad essere indulgenti se, nonostante l’impegno posto nella traduzione, sembrerà che non siamo riusciti a rendere la forza di certe espressioni. Difatti le cose dette in ebraico non hanno la medesima forza quando vengono tradotte in un’altra lingua. E non solamente quest’opera, ma anche la stessa legge, i profeti e il resto dei libri nel testo originale conservano un vantaggio non piccolo. Nell’anno trentottesimo del re Evèrgete, anch’io, venuto in Egitto e fermatomi un poco, dopo avere scoperto che lo scritto è di grande valore educativo, ritenni necessario adoperarmi a tradurlo con diligente fatica. In tutto quel tempo, dopo avervi dedicato molte veglie e studi, ho portato a termine questo libro, che ora pubblico per quelli che, all’estero, desiderano istruirsi per conformare alla legge il proprio modo di vivere.
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Non posso nascondere il mio imbarazzo, ma anche la mia emozione, entrando oggi con voi nella grande strada del Siracide!
Già l’esserci questo “Prologo” è notevole! Non è infatti una “premessa moderna”, ma è l’antico documento che presenta non solo questo Libro della Bibbia, ma anche le antiche vicende della sua origine.
Mi permetto perciò di sottolineare subito la preziosità di questa Parola che oggi riceviamo dall’amore del Signore, che penso sia preziosa anche per pensare all’origine di molti altri testi della Scrittura.
Mi viene alla mente, per esempio, la breve “introduzione” del Vangelo secondo Luca, dove l’autore dello scritto spiega brevemente le circostanze e le considerazioni che l’hanno portato a redigere il Vangelo che oggi noi abbiamo come terzo dopo Matteo e Marco, e prima di Giovanni.
Dico subito che mi è sembrato necessario non entrare nell’orizzonte delle parole del testo, come di solito cerco di fare, ma di limitarmi a qualche considerazione sul fatto stesso dell’esistenza di questo brano e delle sue “ragioni”, addotte da questo personaggio che non è l’autore dello scritto originale in ebraico, ma il traduttore in lingua greca del testo redatto da suo nonno Gesù, e che lui ha voluto tradurre nella lingua allora la più diffusa nel bacino del Mediterraneo, e quindi nel suo “mondo”.
Il nonno lo ha scritto “perché gli amanti del sapere possano progredire sempre più nel vivere in maniera conforme alla legge”.
Non v’è quindi accenno a divine ispirazioni e a comandi dal cielo. Peraltro anche l’accenno che faccio più sopra al testo di Luca non é distante da queste considerazioni!
Poche righe sopra l’autore, commentando il pensiero che ha condotto il suo nonno a redigere il testo, e che ora spingono lui a tradurlo in greco, ci comunica l’altissima finalità del suo impegno: “Non è giusto che ne vengano a conoscenza solo quelli che li leggono, ma è bene che gli studiosi, con la parola e con gli scritti, si rendano utili a quelli che ne sono al di fuori”!
Le note delle bibbie dicono che questi “di fuori” possono essere sia i Giudei che vivendo nella “diaspora”, cioè fuori dalla Terra d’Israele, non conoscono più la lingua dei padri, sia i pagani e i profani che non appartengono alla comunità.
Il nostro “traduttore”, nipote del nonno Gesù, chiede poi benevola attenzione e indulgenza per le inevitabili imperfezioni della traduzione: “Le cose dette in ebraico non hanno la medesima forza quando vengono tradotte in un’altra lingua”. E aggiunge che “anche la stessa legge (cioè i primi cinque Libri della Bibbia), i profeti e il resto dei libri, nel testo originale conservano un vantaggio non piccolo”.
Questa osservazione vale anche per noi! Per cui, se c’è qualcuno anche tra noi che ne abbia il tempo e la voglia, anche se non si ritiene di adeguate capacità, provi ad imparare qualcosa delle lingue bibliche: è quanto di più importante si possa fare dal punto di vista della conoscenza intellettuale, per entrare nella Parola del Signore.
Che se poi non lo ritiene possibile, ricordiamo che la condizione fondamentale è lo spirito di fede unito all’umiltà del cuore e all’amore verso Dio e verso il prossimo.
Dio ti benedica. E tu benedicimi. Tuo. Giovanni.
Sono molto gioiosa di questo sito e vorrei partecipare pure io ad apprendere il libro dei seracide..