10 Non abbandonare un vecchio amico, perché quello nuovo non è uguale a lui. Vino nuovo, amico nuovo: quando sarà invecchiato, lo berrai con piacere. 11 Non invidiare il successo di un peccatore, perché non sai quale sarà la sua fine. 12 Non compiacerti del benessere degli empi, ricòrdati che non rimarranno impuniti fino alla morte. 13 Stai lontano dall’uomo che ha il potere di uccidere e non sperimenterai il timore della morte. Se l’avvicini, stai attento a non sbagliare, perché egli non ti tolga la vita; sappi che cammini in mezzo ai lacci e ti muovi sui bastioni della città. 14 Per quanto puoi, mantieni buoni rapporti con i vicini, ma consìgliati solo con i saggi. 15 Conversa con uomini assennati e ogni tuo colloquio sia sulle leggi dell’Altissimo. 16 Tuoi commensali siano gli uomini giusti, il tuo vanto sia nel timore del Signore. 17 Per la mano degli artigiani l’opera merita lode, ma il capo del popolo è saggio per il parlare. 18 Un uomo chiacchierone è temuto nella sua città, chi non sa controllare le parole è detestato.
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Mi sembra di cogliere oggi, nella Parola che il Signore ci dona, tre temi che provo a individuare come sono poco capace: Il pericolo della mondanizzazione (vers.10-12); la negatività della morte (ver.13); il dono della Parola (vers.14-18).
I vers.10-12 ci ricordano il pericolo del lasciarsi sedurre e conquistare dall’idolo della novità, e consiglia di custodire anche l’amico vecchio quando giunge il nuovo: il vecchio non è nemico del vecchio, ma lo genera, lo illumina e lo custodisce.
Penso qui al dono perfetto dellunità di tutte le Scritture, di tutte le Parole ddella Prima e della Seconda Alleanza in Gesù, e quindi a come il vecchio testamento, prepari e illumini quello Nuovo! Qui dunque, non penserei tanto a Mt.9, a Mc.2 e a Lc.5, e quindi al pericolo che il vino vecchio sia di ostacolo al nuovo che esige di essere accolto in tutta la sua novità. Potremmo allora pensare a Gv.2 e a quell’acqua trasformata in vino a Cana di Galilea, acqua che era per la purificazione giudaica, e ora è diventata, in Gesù, il vino della festa nuziale del Cristo!
Nel secondo tratto, al ver. 13, si condanna l’idolo della morte e la sua giustificazione, o addirittura la consacrazione religiosa del morire per dare la morte! Nella fede di Gesù e nel cuore della vita cristiana la morte non è dare la morte, ma il suo contrario! E dare la vita! Non è dunque la divinizzazione della morte, ma la salvezza dalla morte per opera dellAmore, che la genera come offerta e dono della vita.
E dunque negazione del potere di uccidere e condanna di ciò che toglie la vita! Il cammino vero e nuovo annunciato e donato dalla Sapienza divina invita a consigliarsi con i saggi (ver.14), cioè con coloro che della Parola e della Sapienza di Dio sono conoscenti e praticanti. Il colloquio con loro riguarda le leggi dellAltissimo (ver.15), e cioè i dati supremi della rivelazione e della saggezza del credente.
Per questo, è bene essere commensali dei giusti e dei timorati di Dio! (ver.16) E tale sia il vanto dei discepoli del Signore!
Perciò è necessario che ogni operosità umana, simboleggiata dalla mano e dall opera degli artigiani sia sempre generata, in chi ha responsabilità nel popolo, dalla Parola del Signore (ver.17).
Le parole mondane sono temibili, e detestabili! (ver.18).
Dio ti benedica. E tu benedicimi. Tuo. Giovanni.
Mi attirano in particolare i suggerimenti dei vv. 14-15: “Consigliati solo con i saggi. Conversa con uomini assennati e ogni tuo colloquio sia sulle leggi dell’Altissimo”. Essere in comunicazione, anzi, stabilire una comunanza di pensiero e di vita con le persone sagge che incontriamo sulla nostra strada: uomini e donne “assennate”, e aiutarci reciprocamente nel cammino della vita. Il colloquio sulle leggi dell’Altissimo, cioè sulla sua Parola e sul suo Vangelo, è quello che cerchiamo di fare – mi pare – anche attraverso la “lectio” e grazie ai commenti di Giovanni. Un’occasione quotidiana di incontro e di scambio “a distanza”.