20 Il ventre consuma ogni cibo, eppure un cibo è preferibile a un altro. 21 Il palato distingue al gusto la selvaggina, così un cuore intelligente i discorsi bugiardi. 22 Un cuore perverso è causa di dolore, un uomo dalla molta esperienza lo ripaga. 23 Una donna accetta qualsiasi marito, ma vi è una giovane che è migliore di un’altra. 24 La bellezza di una donna allieta il volto e sorpassa ogni desiderio dell’uomo. 25 Se sulla sua lingua vi è bontà e dolcezza, suo marito non è un comune mortale. 26 Chi si procura una sposa, possiede il primo dei beni, un aiuto adatto a lui e una colonna d’appoggio. 27 Dove non esiste siepe, la proprietà viene saccheggiata, dove non c’è donna, l’uomo geme randagio. 28 Chi si fida di un agile ladro che corre di città in città? Così è per l’uomo che non ha un nido e che si corica là dove lo coglie la notte.
1 Ogni amico dice: «Anch’io sono amico», ma c’è chi è amico solo di nome. 2 Non è forse un dolore mortale un compagno e amico che diventa nemico? 3 O inclinazione al male, come ti sei insinuata per ricoprire la terra di inganni? 4 C’è chi si rallegra con l’amico quando tutto va bene, ma al momento della tribolazione gli è ostile. 5 C’è chi si affligge con l’amico per amore del proprio ventre, ma di fronte alla battaglia prende lo scudo. 6 Non dimenticarti dell’amico nell’animo tuo, non scordarti di lui nella tua prosperità.
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Il ver.20 è per dire che nella vita si può mandar giù di tutto, ma, dice il ver.21, si può “distinguere”, e quindi il più possibile è meglio scegliere ciò che è buono: un cuore intelligente (nella lingua biblica il cuore è la sede privilegiata dei pensieri e dei sentimenti, delle scelte e delle decisioni) è capace di individuare “i discorsi bugiardi”!
Allo stesso modo è possibile individuare e bloccare il “cuore perverso” (ver.22).
Il ver.23 entra nel tema principale del nostro testo: il valore straordinario del “femminile”! Le donne sono evidentemente diverse tra loro, ma tutte, mi sembra dica il ver.23, sono capaci di accogliere “qualsiasi marito”.
Certamente, la bellezza è attributo fondamentale della femminilità, ed è in grado di guidare e governare il desiderio maschile (ver.24).
Meravigliosa è la condizione di un uomo che può godere anche della bontà e della dolcezza della sua sposa (ver.25).
Il ver.26 è il cuore del nostro brano, che con una nota stupenda di novità e di inconsuetudine dice la sposa come “il primo dei beni” per suo marito, e addirittura “un aiuto adatto a lui e una colonna d’appoggio”.
E’ lui, insomma che ha bisogno e trova aiuto e pienezza in lei! L’affermazione è effettivamente piuttosto inconsueta!
Il ver.27 ci offre per questo un’immagine efficacissima: “Dove non esiste siepe, la proprietà viene saccheggiata, dove non c’è donna, l’uomo geme randagio”!!
Il ver.28 paragona l’uomo senza sposa ad un ladro che corre di città in città, e di cui non ci si può fidare: “Così è per l’uomo che non ha un nido e che si corica là dove lo coglie la notte”. Un povero vagabondo senza nido!!
Mi sembra si debba concludere che “da soli non si può”!
I vers.1-6 del cap.37 dicono l’immensa preziosità dell’amicizia e il dramma di un’amicizia che diventasse meno fedele e meno vera.
Dio ti benedica. E tu benedicimi. Tuo. Giovanni.
La donna, gli amici sono al centro della riflessione odierna. “Una donna accetta qualsiasi marito”, dice il v.23: secondo le note delle Bibbie, si alluderebbe al fatto che le ragazze non sceglievano il proprio marito, poiché decidevano i genitori. Un’usanza superata dal progresso della civiltà umana, ma non in tutte le parti del mondo, credo. Il v.25 invece (“Se sulla sua lingua vi è bontà e dolcezza, suo marito non è un comune mortale”.) sembrerebbe alludere alla rarità del fatto: è fuori dal comune un marito la cui donna parla con bontà e dolcezza. Noi però possiamo dire che ne conosciamo tante di queste donne, spose e sorelle! Sorprendente – come ha osservato Giovanni – è il v.26: “Chi si procura una sposa, possiede il primo dei beni, un aiuto adatto a lui e una colonna d’appoggio”. Questa sposa è il primo o il più alto dei beni, “l’inizio dei beni” (dice l’ebraico). E’ “un aiuto adatto a lui”, com’era intenzione del Creatore. E addirittura “una colonna d’appoggio”: più di duemila anni fa il Siracide vede e afferma la grande energia femminile, la forza in un essere considerato da sempre “debole”.