14 Non corromperlo con doni, perché non li accetterà, 15 e non confidare in un sacrificio ingiusto, perché il Signore è giudice e per lui non c’è preferenza di persone. 16 Non è parziale a danno del povero e ascolta la preghiera dell’oppresso. 17 Non trascura la supplica dell’orfano, né la vedova, quando si sfoga nel lamento. 18 Le lacrime della vedova non scendono forse sulle sue guance 19 e il suo grido non si alza contro chi gliele fa versare? 20 Chi la soccorre è accolto con benevolenza, la sua preghiera arriva fino alle nubi. 21 La preghiera del povero attraversa le nubi né si quieta finché non sia arrivata; non desiste finché l’Altissimo non sia intervenuto 22 e abbia reso soddisfazione ai giusti e ristabilito l’equità. Il Signore certo non tarderà né si mostrerà paziente verso di loro, finché non abbia spezzato le reni agli spietati 23 e si sia vendicato delle nazioni, finché non abbia estirpato la moltitudine dei violenti e frantumato lo scettro degli ingiusti, 24 finché non abbia reso a ciascuno secondo il suo modo di agire e giudicato le opere degli uomini secondo le loro intenzioni, 25 finché non abbia fatto giustizia al suo popolo e lo abbia allietato con la sua misericordia. 26 Splendida è la misericordia nel momento della tribolazione, come le nubi apportatrici di pioggia nel tempo della siccità.
Siracide 35,14-26

Sembra esserci un legame essenziale tra la preghiera e la povertà! Infatti la povertà è la nota e la condizione vera della fede ebraica e cristiana. Il vero orante è sempre un povero!
Ed è Dio stesso a chinarsi verso il povero, fino a quel Lui stesso “farsi povero” che avrà la sua pienezza in Gesù e nella sua obbedienza al Padre fino alla Croce.
Per questo non si può corrompere Dio con doni (ver.14), né confidare in un sacrificio ingiusto (ver.15), perché in Lui “non c’è preferenza di persone”, cioè non ci sono privilegi per i grandi.
Al contrario, appunto: il povero e l’oppresso hanno ascolto privilegiato presso di Lui (ver.16)!
Ed ecco allora coloro che sono privilegiati davanti a Lui, diversamente dalle valutazioni e dalle misure mondane: “Non trascura la supplica dell’orfano”. E il lamento e le lacrime della vedova, e il suo grido, salgono a Dio e denunciano chi ne è la causa (vers.17-19).
Sale a Dio, ed è accolta, la preghiera di chi aiuta questi poveri (ver.20).
La preghiera del povero è la sua vera potenza, che “attraversa le nubi né si quieta finchè non sia arrivata; non desiste finchè l’Altissimo non sia intervenuto e abbia reso soddisfazione ai giusti (vers.21-24).
I vers.25-26 esaltano la misericordia del Signore come esito supremo della preghiera dei poveri. La misericordia divina sarà la giustizia e la letizia del suo popolo. Sarà sollievo nelle tribolazioni, come lo sono “le nubi apportatrici di pioggia nel tempo della siccità”.
Sembra qui scomparire ogni differenza e ogni distanza tra preghiera e azione!
Dio ti benedica. E tu benedicimi. Tuo. Giovanni.
“Il Signore è giudice e per lui non c’è preferenza di persone”: lo ripetono anche testi del Nuovo Testamento. L’amore di Dio è per tutti, senza distinzioni ed esclusioni. Poiché siamo tutti “poveri”, tutti Egli ci fa oggetto della sua cura e misericordia. – Quanto ai poveri in senso materiale, diciamo la verità: ci mettono in difficoltà. Sono spesso malandati, sporchi, insistenti nel chiedere, talvolta “fanno i furbi” per ottenere qualcosa… Preferiremmo non incontrarli. Come siamo lontani dal nostro Signore, che ha a cuore “gli orfani e le vedove”, simbolo dei tanti che vivono senza diritti e senza protezioni. Che bella immagine quella delle lacrime che scendono sul viso della vedova, mentre il suo grido disperato sale… e raggiunge il Dio della misericordia che soccorre e rallegra i cuori sofferenti…