1 La sapienza dell’umile gli farà tenere alta la testa e lo farà sedere tra i grandi. 2 Non lodare un uomo per la sua bellezza e non detestare un uomo per il suo aspetto. 3 L’ape è piccola tra gli esseri alati, ma il suo prodotto è il migliore fra le cose dolci. 4 Non ti vantare per le vesti che indossi e non insuperbirti nel giorno della gloria, perché stupende sono le opere del Signore, eppure esse sono nascoste agli uomini. 5 Molti sovrani sedettero sulla polvere, mentre uno sconosciuto cinse il loro diadema. 6 Molti potenti furono grandemente disonorati e uomini illustri furono consegnati al potere altrui. 7 Non biasimare prima di avere indagato, prima rifletti e poi condanna. 8 Non rispondere prima di aver ascoltato, e non interrompere il discorso di un altro. 9 Per una cosa di cui non hai bisogno, non litigare, e non immischiarti nella lite dei peccatori. 10 Figlio, le tue attività non riguardino troppe cose: se le moltiplichi, non sarai esente da colpa; se insegui una cosa, non l’afferrerai, e anche se fuggi, non ti metterai in salvo. 11 C’è chi fatica, si affanna e si stanca, eppure resta sempre più indietro.
Siracide 11,1-11

Entriamo oggi in un orizzonte particolarmente prezioso e delicato, dove il “pensiero classico”, e cioè le nostre fondamentali concezioni e interpretazioni di pensiero sono molto lontane dal pensiero e dalla sapienza della fede ebraica, e da quella cristiana, quando quest’ ultima non si è fatta dominare dalle grandi filosofie della nostra “classicità”, dominio che non è ancora scomparso, e che anche nelle “note” delle nostre bibbie si fa presente, aggredendo così la purezza e la profondità della concezione biblica dell’uomo e della storia!
Vorrei però dire di non spaventarvi per questi miei “paroloni”! Anch’io ne sono stato completamente dominato. Figuratevi uno che studiava un po’ di Filosofia tra gli anni 50 e gli anni 60 all’Università Cattolica di Milano. Meravigliosa peraltro! E se arrivava qualche professore “dispettoso che si chiedeva e ci chiedeva se non c’erano alternative, dopo un po’ gli facevano capire che era meglio trovasse un altro posto di lavoro!
Anch’io però ho trovato la strada non con le filosofie, ma perché qualche Santo mi ha preso per mano e mi ha portato dentro al grande Libro – la Bibbia! – della fede e della sapienza ebraica e cristiana.
Ma adesso diciamo qualcosa della meravigliosa Parola che oggi riceviamo dall’Amore del Signore. Parola peraltro preziosissima per i pensierini fatti qui sopra.
Il tema dell’umiltà e dell’umile ci porta oggi dentro ad un orizzonte essenziale della nostra fede e della nostra Sapienza!
Infatti, l’ “umile” non è tanto quello che non si dà delle arie, ma, più profondamente, è un “povero”, che tutto quello che è e che ha di buono, lo riceve in regalo. Niente è sua conquista, ma tutto è dono!
Per questo ancora facciamoci aiutare dalla Madre del Signore e dal suo meraviglioso “Magnificat”!
Quando in questa sublime poesia di Dio, Maria dice che il Signore ha “guardato all’umiltà della sua serva”, bisogna intendere bene! Questa “umiltà” non é prima di tutto la virtù dell’essere umile, anche se certamente Maria di Nazaret lo è!
Il primo profondo significato del termine è “l’umile condizione”, la “miseria” della serva del Signore, cui Dio ha guardato con affetto e che ha visitato e riempito dei suoi doni.
E così è sempre per tutti! Anche per chi come me non è certamente umile, ma purtuttavia qualcosa comincia a capire di tutto il bene che ha ricevuto, per il niente che ha dato e che ha!
La fede ebraica e cristiana si raccoglie, come più volte abbiamo detto, tra la nostra povertà e l’infinito amore del Signore che si china verso di noi e ci riempie del suo bene.
Siamo qui al cuore dell’Alleanza d’Amore che Dio ha stretto con il suo popolo nella Prima Alleanza, e che in Gesù, nella Nuova Alleanza, ha esteso a tutta la creazione e a tutta la storia! A tutti!
Quando dunque il ver.1 del nostro brano cita “la sapienza dell’umile”, fa riferimento diretto alla realtà e alla condizione del credente, che ha ricevuto il tesoro della sapienza dalla bontà di Dio!
Tale sapienza “gli farà tenere alta la testa e lo farà sedere tra i grandi” non per quello che lui è e ha, ma per quello che Dio gli ha regalato, e lui, sempre per pura grazia di Dio, ha potuto e voluto accogliere e ora vuole comunicare e regalare!
Per questo, dice il ver.2, non dobbiamo farci ingannare dalle apparenze, sia quando sono piacevoli, sia quando ci inducono a giudizi negativi.
Al ver.3, ecco l’immagine sublime dell’ape che “è piccola tra gli esseri alati, ma il suo prodotto è il migliore fra le cose dolci”: nel piccolo, la grandezza e la bontà!
La Chiesa, dunque, se è fedele, è veramente e felicemente povera perché vive di Lui, con Lui e per Lui!
Ed è la Chiesa “dei poveri”! I poveri vivono di quello che Dio dona e si comunicano tra loro i doni ricevuti da Lui.
Così ognuno è anche, in certo modo, salvato dagli altri e degli altri è in certo modo “salvatore”: perdonando, cercando, accogliendo!
Questa è la mite e lieta “umiltà” del credente e del discepolo di Gesù.
Cadono tutti gli elementi estrinseci e ingannevoli della vita. Per questo, il ver.4 denuncia la vanità delle apparenze mondane, ed esalta la meravigliosa segretezza e intimità del dono di Dio: “Opere del Signore, nascoste agli uomini”!
E’ viva l’esperienza dei “capovolgimenti” della vita e della sorte (vers.5-6).
La vita umile che scaturisce dal dono del Signore (ver.11) è chiamata ad una grande prudenza dei giudizi e delle parole, ed è invitata a mite pazienza e, quindi, alla vera umiltà, non esteriore, ma reale e profonda, nella consapevolezza che noi siamo tutti molto piccoli e fragili, e che peraltro il Signore è veramente buono!
Dio ti benedica. E tu benedicimi. Tuo. Giovanni.
Possiamo quindi rallegrarci noi che siamo forse poco “umili”, ma che possiamo sicuramente collocarci tra i “piccoli”, tra le persone comuni, modeste, prive di ruoli importanti… Godiamo dei tanti doni ricevuti, in amore e affetto, in saggezza e conoscenza… Ognuno di noi è la prova che “stupende sono le opere del Signore”, ma com’è vero che “esse sono nascoste agli uomini”! Noi stessi non proviamo forse più quella meraviglia, quell’incantevole stupore con cui i bambini scoprono “i miracoli” piccoli e grandi della vita, della natura, del cosmo… – Importante – tra gli altri – il richiamo del v. 8: “Non rispondere prima di aver ascoltato, e non interrompere il discorso di un altro”. Il Siracide coglie nel segno: ci piace più parlare che ascoltare… Ma se non ascoltiamo le persone che ci parlano, riusciremo ad ascoltare la parola di Dio?