Differente è il caso di chi si applica a meditare la legge dell’Altissimo.
1 Egli ricerca la sapienza di tutti gli antichi e si dedica allo studio delle profezie. 2 Conserva i detti degli uomini famosi e penetra le sottigliezze delle parabole, 3 ricerca il senso recondito dei proverbi e si occupa degli enigmi delle parabole. 4 Svolge il suo compito fra i grandi, lo si vede tra i capi, viaggia in terre di popoli stranieri, sperimentando il bene e il male in mezzo agli uomini. 5 Gli sta a cuore alzarsi di buon mattino per il Signore, che lo ha creato; davanti all’Altissimo fa la sua supplica, apre la sua bocca alla preghiera e implora per i suoi peccati. 6 Se il Signore, che è grande, vorrà, egli sarà ricolmato di spirito d’intelligenza: come pioggia effonderà le parole della sua sapienza e nella preghiera renderà lode al Signore. 7 Saprà orientare il suo consiglio e la sua scienza e riflettere sui segreti di Dio. 8 Manifesterà la dottrina del suo insegnamento, si vanterà della legge dell’alleanza del Signore. 9 Molti loderanno la sua intelligenza, egli non sarà mai dimenticato; non scomparirà il suo ricordo, il suo nome vivrà di generazione in generazione. 10 I popoli parleranno della sua sapienza, l’assemblea proclamerà la sua lode. 11 Se vivrà a lungo, lascerà un nome più famoso di mille altri e quando morrà, avrà già fatto abbastanza per sé.
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Mi piace considerare con affettuosa attenzione la persona che è protagonista della Parola che oggi il Signore ci regala: mi piace pensarlo, nelle nostre categorie di interpretazione, non come un prete, o un monaco, o un professore, o un eremita del deserto … ma come un credente ebreo come il Siracide, e come un cristiano!
Come un uomo e una donna qualsiasi!
Quando ripenso alla mia vita, e come è cominciata la strada che mi ha portato fino ad oggi, non è stata l’idea di fare il prete, ma, come ho già raccontato, in una valle bellissima che si chiama Valvisdende, che avrei voglia di rivedere, una specie di cattura improvvisa da parte del Vangelo, e l’impressione che quella sera non ero io a spiegarlo ad un gruppetto di poveri rovers, ma era il Vangelo che si impadroniva di me.
Poi c’è stato tutto il resto, e sono contento di essere anche un prete, e un po’ anche un monaco … Non voglio farvi perdere altro tempo!
Ritorniamo al nostro personaggio che oggi è soggetto protagonista del nostro brano, che l’edizione italiana chiama “lo scriba” e che a me piace pensarlo come un ebreo, un buon ebreo, un ebreo fortunato o benedetto da Dio e felice.
E la sua vita, una vita piena. L’impressione che descriva se stesso!
La sua passione per la Parola di Dio è grande (vers.1-3). E vive appassionatamente la sua vita, con quella responsabilità di pensiero, di parola e di presenza che gli viene non per un titolo o un compito, ma per come l’appassionata comunione con la Parola diventa in lui passione per la storia e per la gente (ver.4)!
E quella Parola coinvolge innanzitutto lui e la sua vicenda. E quindi il volto della sua vita!
Per lui è importante “alzarsi di buon mattino per il Signore ….”. E buttarsi nella preghiera che è la contemplazione e la lode nella memoria e nella preghiera della Parola di Dio per la sua vita di peccatore che “implora per i suoi peccati”.
La Parola di Dio, infatti, che dice quello che dice e non quello che gli volessimo far dire, infine parla anche a noi di noi: “Apre la sua bocca alla preghiera e implora per i suoi peccati” (ver.5).
Infine la Parola diventa anche “comunicazione”: diventa quello che sembra importante non tenere solo per sé, ma dire a chi si incontra, a chi ci vive accanto o lontano, e da lui altri impareranno a si appassioneranno a “riflettere sui segreti di Dio” (ver.7) donati alla storia di ciascuno e di tutti.
Tutti gli vorranno bene e lo ricorderanno.
L’ultimo versetto del nostro testo, il ver.11, attira l’attenzione di molte note delle bibbie. A me sembra ci dica che una vita così è già affacciata alla sua pienezza, e questo nostro amico e padre, “quando morrà, avrà già fatto abbastanza per sé”.
E’ una profezia di Gesù? Si può pensarlo. E sarà Gesù a dirci che tale è la vita che Lui vuole donarci e affidarci.
Dio ti benedica. E tu benedicimi. Tuo. Giovanni.
Mi sembra si possa dire che diversi caratteri di questo ebreo o cristiano credente siano anche nostri, pur con le giuste proporzioni e limitazioni. Cerchiamo di “meditare la legge (la parola) dell’Altissimo”; tentiamo di capire le profezie, agevolati dal fatto che esse si sono compiute e si compiono in Gesù; ci impegniamo a “penetrare le sottigliezze (e gli enigmi) delle parabole”, e “ricercare il senso recondito dei proverbi”… Siamo davvero fortunati e privilegiati! Alcuni poi (o forse tanti) attuano anche quanto si dice al v.5: “Gli sta a cuore alzarsi di buon mattino per il Signore, che lo ha creato; davanti all’Altissimo fa la sua supplica, apre la sua bocca alla preghiera e implora per i suoi peccati” e per quelli di tutti. Subito dopo, v.6, ecco il dono finale: “Se il Signore, che è grande, vorrà, egli sarà ricolmato di spirito d’intelligenza…”