Non meravigliarti della stranezza della mia domanda! Se tu dovessi indicare un “nome”, che esprima concretamente la tua esperienza di fede, quale parola diresti o suggeriresti?

Sono stato molto tentato di scartare  questa domanda, ma poi mi sono lasciato trascinare dalla mia solita mania di dire quanto sono contento del Signore e della sua opera! Dico allora che la “Parola” che più fortemente sento vicina alla mia “non fede-poca fede” è il termine “salvezza”! La mia esperienza concreta e quotidiana è di trovarmi sempre nei guai, e sempre per colpa mia! Anche i miei peccati, che sono proprio miei, per merito esclusivo del Signore e della realtà di Chiesa nella quale mi fa vivere sono sempre orientati verso il termine “salvezza”! Questo è dovuto anche alla liturgia della preghiera cristiana che sempre inizia con il primo versetto di un Salmo che dice: “Dio, vieni a salvarmi!”, e il seguito è conferma, con le parole “Signore vieni presto in mio aiuto”! Sono sempre “dentro” a cose più grandi di me, sia in bene che in male! Da un lato ho una capacità straordinaria di cacciarmi nei guai, e in guai anche pericolosi! In guai che mi fa vergogna dire! Ma d’altra parte sono continuamente portato a stupirmi per come il Signore fa bene! Piano piano ho scoperto che qui sta uno dei fondamenti preziosi della fede ebraica e cristiana! La vita mi sembra sempre segnalazione o di guai più grossi di noi, o di bellezze e bontà per noi irraggiungibili! Non posso far altro che domandare di essere liberato dal disastro in cui mi sono cacciato, e di ricevere dalla sua divina pazienza e bontà – di Dio! – quel dono di misericordia, di bene e di pace senza il quale non posso vivere. Io non sono capace di voler bene, né di perdonare, né di accogliere, né di dare…! Il poco che mi riesce è sempre “salvezza”! Il più delle volte è salvezza da me stesso! Più profondamente, è salvezza dal “male” nel quale sono bravissimo a cadere, salvo poi entrare nella disperazione per la galera dalla quale mi sono fatto sedurre e imprigionare. Forse una volta pensavo di essere più forte e più capace di cavarmela da solo. Da vecchio sono più consapevole di tutte le mie fragilità, e preferisco rifugiarmi alla svelta nella potente bontà del Signore. Sono lontanissimo dal proverbio che dice: “Aiutati, che il ciel ti aiuta”. Ogni invito a sforzarsi mi è poco utile e poco simpatico! Devo confessare di essere poco dotato di quelle “potenze” di virtù e di carattere che aiutano a far bene. Io sono destinato ad essere sempre solo “salvato”. Direte che è comodo! È vero, anche se un piccolo sforzo di umiltà viene richiesto per questo. Ma, vi assicuro, basta poco! Buona Domenica a tutti i cari lettori del Carlino.

Giovanni di Sammartini e della Dozza.

Nota: Articolo pubblicato su “Il resto del Carlino – Bologna” di domenica 21 Gennaio 2018 nella rubrica “Cose di Questo mondo”.