Da oggi, martedì 26 gennaio, inizia il cammino della lectio nel Libro della Sapienza.
Anche per questo libro invitiamo a visitare la pagina “Sapienza” del nostro archivio per trovare altri sussidi che possono essere di aiuto.
1 Amate la giustizia, voi giudici della terra, pensate al Signore con bontà d’animo e cercatelo con cuore semplice. 2 Egli infatti si fa trovare da quelli che non lo mettono alla prova, e si manifesta a quelli che non diffidano di lui. 3 I ragionamenti distorti separano da Dio; ma la potenza, messa alla prova, spiazza gli stolti. 4 La sapienza non entra in un’anima che compie il male né abita in un corpo oppresso dal peccato. 5 Il santo spirito, che ammaestra, fugge ogni inganno, si tiene lontano dai discorsi insensati e viene scacciato al sopraggiungere dell’ingiustizia. 6 La sapienza è uno spirito che ama l’uomo, e tuttavia non lascia impunito il bestemmiatore per i suoi discorsi, perché Dio è testimone dei suoi sentimenti, conosce bene i suoi pensieri e ascolta ogni sua parola.
La “giustizia” non è un codice di leggi, e non è un provvedimento giudiziario, ma è la ricerca della comunione e dell’armonia tra la nostra vita e la Parola di Dio. E’ dunque un processo incessante che qui viene espresso efficacemente con il verbo “amare”: un evento che non termina mai, perché l’amore è tale se sempre è presente e vivo.
Chi sono questi “giudici della terra”? il termine potrebbe indicare persone che hanno particolari responsabilità di governo, ma mi sembra opportuno intenderlo come la responsabilità che ognuno di noi ha di fronte alla sua stessa vita!
La seconda parte del ver.1 sembra poter essere una conseguenza e una spiegazione di quell’ “amate la giustizia”: è pensare al Signore con bontà e cercarlo con cuore semplice! E’ indicazione preziosa che mi fa pensare alla beatitudine dei “poveri in spirito”, che umilmente e gioiosamente sono sempre alla ricerca del loro Signore.
Il ver.2 mi sembra possa forse confermare questa ipotesi: è bellissimo che il Signore si lasci “trovare da quelli che non lo mettono alla prova”, e si manifesti “a quelli che non diffidano di lui”.
Il ver.3 vuole forse dirci la negatività di “ragionamenti distorti” che sono l’opposto della semplicità interiore descritta al versetto precedente, e avverte di come questo comprometta la relazione con Dio: la sua “potenza, messa alla prova, spiazza gli stolti”! La sapienza del Signore non entra in situazioni dominate dal male e dal peccato (ver.4), e non trova spazio e viene respinto e fugge da condizioni dominate da inganno, da insensatezza e da ingiustizia (ver.5).
La sapienza divina “è uno spirito che ama l’uomo”, ma non può condividere né può convivere con la bestemmia, cioè con il disprezzo nei confronti di Dio stesso (ver.6).
Direi che questa Parola ci annuncia e ci propone una distinzione, una differenza assoluta tra la nostra “povertà”, che umilmente cerca la sapienza, la giustizia e la verità, e il “peccato” che giustifica e vuole quello che Dio non è e non vuole.
Dio ti benedica. E tu benedicimi. Tuo. Giovanni.
Come abbiamo visto di recente anche nei Salmi, Dio “conosce bene i (nostri) pensieri e ascolta ogni (nostra) parola”. Il nostro essere, il nostro agire… si svolge in lui. Non siamo mai soli con noi stessi. Noi cerchiamo il suo volto, lo cerchiamo come possiamo, sicuri però che egli “si fa trovare…, si manifesta”. Abbiamo una bella garanzia di successo: “il santo spirito che ammaestra”, che “ci educa”, dice la Bibbia di Ger. “Ci educa” vuol dire che ci conduce fuori dalle secche o dalla palude in cui facilmente ci areniamo, e ci porta alla maturità dei figli di Dio. “Lo spirito della Sapienza – così traducono alcuni al v.6 – ama l’uomo”.