11 Compi forse prodigi per i morti?
O si alzano le ombre a darti lode?
12 Si narra forse la tua bontà nel sepolcro,
la tua fedeltà nel regno della morte?
13 Si conoscono forse nelle tenebre i tuoi prodigi,
la tua giustizia nella terra dell’oblio?
14 Ma io, Signore, a te grido aiuto
e al mattino viene incontro a te la mia preghiera.
15 Perché, Signore, mi respingi?
Perché mi nascondi il tuo volto?
16 Sin dall’infanzia sono povero e vicino alla morte,
sfinito sotto il peso dei tuoi terrori.
17 Sopra di me è passata la tua collera,
i tuoi spaventi mi hanno annientato,
18 mi circondano come acqua tutto il giorno,
tutti insieme mi avvolgono.
19 Hai allontanato da me amici e conoscenti,
mi fanno compagnia soltanto le tenebre.
I vers.11-13 pongono a Dio una grande obiezione: la morte pone fine alla relazione tra Lui e noi! I morti non possono dargli lode (ver.11); la versione greca di questo versetto ha una variante ironica: “…i medici risusciteranno i morti così che possano confessarti?”. Nel sepolcro nessuno narra la bontà di Dio e nelle tenebre non si conosce la giustizia divina. Quasi volesse chiedere a Dio come farà senza di noi! Questo è meraviglioso, perché se questa è Parola di Dio, la domanda viene da Dio stesso, e afferma quindi quanto preziosa sia anche per Lui la comunione con noi. Mio fratello Mario mi diceva che davanti ai resti mortali di nostro padre ha capito che non può non esserci la risurrezione, e lo pensava riflettendo alla meraviglia che è stata la vita terrena di nostro padre. Dunque, come può Dio rinunciare alla meraviglia della nostra relazione con Lui?
Al ver.14, dove il nostro testo dice “al mattino viene incontro a Te la mia preghiera”, troviamo il verbo che dice il pre-venire. L’orante reagisce a questo orizzonte di morte con la sua preghiera, che “previene” Dio stesso! Al mattino Dio trova che la nostra preghiera lo ha preceduto e prevenuto! Dunque, è una domanda severa quella che l’orante rivolge a Dio al ver.15: “perché mi respingi? Perché mi nascondi il tuo volto?”. Dobbiamo ricevere queste parole con immensa meraviglia e gratitudine!. Perché la cosa più ovvia sarebbe dire semplicemente che non c’è nessuno che può dire e fare qualcosa davanti al destino della morte. Invece, qui (!), il credente reagisce ponendo a Dio una domanda che è quasi anche un rimprovero! Permettetemi di dire una cosa: in questo momento io e il mio fratello ateo siamo vicinissimi! Entrambi davanti alla morte! La mia fede non mi consente e non mi concede una strada facile e una soluzione consolatoria! Ma mi regala questa domanda a Dio!
Questa vicinanza alla morte non è condizione dei vecchi solamente. “Sin dall’infanzia sono povero e vicino alla morte”(ver.16). La Lettera agli Ebrei dice che il timore della morte tiene gli uomini “soggetti a schiavitù per tutta la vita”(Ebre.2,5). Il nostro Salmo non esime da questo il credente! Per questo credo che, se ci pensiamo un momento, vediamo quale grandissimo regalo sia la preghiera di questo Salmo! E come sia stupendo che la fede non ci tolga dalla condizione dei nostri fratelli non credenti, anzi, dice “Hai allontanato da me amici e conoscenti, mi fanno compagnia soltanto le tenebre”(ver.19). Ed è qui – e da qui! – che oggi celebriamo la nostra fede e la nostra comunione con Dio.
Dio ti benedica. E tu benedicimi. Tuo. Giovanni.