1 Al maestro del coro. Di Davide. Per fare memoria.
2 O Dio, vieni a salvarmi,
Signore, vieni presto in mio aiuto.
3 Siano svergognati e confusi
quanti attentano alla mia vita.
Retrocedano, coperti d’infamia,
quanti godono della mia rovina.
4 Se ne tornino indietro pieni di vergogna
quelli che mi dicono: «Ti sta bene!».
5 Esultino e gioiscano in te
quelli che ti cercano;
dicano sempre: «Dio è grande!»
quelli che amano la tua salvezza.
6 Ma io sono povero e bisognoso:
Dio, affréttati verso di me.
Tu sei mio aiuto e mio liberatore:
Signore, non tardare.
Questo Salmo è interamente presente nel Salmo 39(40),14-18. Il suo inizio è, nella tradizione della Chiesa Cattolica, della Chiesa Latina, l’inizio della preghiera quotidiana nei diversi tempi della Liturgia delle ore: “Dio, vieni a salvarmi. Signore, vieni presto in mio aiuto”. Vale forse la pena fare anche su questo una piccola sosta. Si tratta di un’invocazione fondamentale per la fede ebraico-cristiana! E il motivo principale è che la nostra fede ha al suo centro, al suo cuore, la relazione. La relazione d’amore. La comunione d’amore. Dio è Amore. Da Gesù veniamo a sapere che Dio stesso è “relazione d’Amore”. La nostra verità è la relazione d’Amore! La stessa parola “verità” coinvolge, nella bibbia ebraica, la relazione, perché la verità è la stessa “fedeltà” di Dio al suo Patto d’amore con il suo popolo! Senza comunione d’amore non c’è verità! Quindi, l’inizio del nostro Salmo invoca nel tempo e per la persona che prega, il dono della comunione d’Amore con Dio. “Dio, vieni a salvarmi!” afferma con forza che la mia salvezza è la comunione d’Amore che Dio st abilisce e custodisce per me e con me! Dunque, senza questa comunione non c’è verità: una verità che divide non può essere la verità ultima! Solo la comunione d’Amore con Dio crea e mantiene l’orizzonte della verità. E qui si potrebbe aprire anche uno spiraglio di considerazione su quello che è il dato ultimo e originario di tutto questo! E cioè l’averci Gesù rivelato e donato la Buona Notizia (il Vangelo!) che Dio stesso è non solitudine, ma comunione d’amore del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo! Ma dobbiamo proseguire!
Per questo, è Male, mistero di Male, Male più potente di me, quello che accusa, divide e riconsegna alla solitudine. Questo è il senso profondo e il riferimento essenziale dei vers.3-4. Sono eventi di male che “attentano alla mia vita” quelli che mi separano da Dio e dai miei fratelli. Gesù ci dona di questo l’ultima lettura e la rivelazione suprema consegnandoci l’unico comandamento dell’Amore per Dio e per il nostro prossimo. Il Signore smaschera l’inganno e la rovina provocata da ogni affermazione-esaltazione orgogliosa dell’individualità e dell’identità. Ci rivela che senza l’Altro non c’è salvezza.
Al contrario, il ver.5 canta la bellezza e la bontà di poter esultare e gioire “in Te”! La beatitudine di chi incessantemente “Ti cerca”. La condizione nuova e luminosa di coloro che “amano la tua salvezza”. Siamo all’opposto di un’etica razionale, di un’etica classica, che infine lascia ognuno nella solitudine della sua fragilità, della sua paura e della sua violenza.
Io sono “costituzionalmente” “povero e bisognoso”, come dice il ver.6. E questo è peraltro il grande “riscatto” della povertà, che è buona ed è “beatitudine” se e perché vede nell’Altro, sia Dio sia il mio prossimo, il “mio aiuto e mio liberatore”. Siamo davanti alla grande alternativa! Il bello è il buono è “avere tutto”? O non piuttosto “ricevere tutto”?
Dio ti benedica. E tu benedicimi. Tuo. Giovanni.