1 Lamento che Davide cantò al Signore a causa delle parole di Cus, il Beniaminita.
2 Signore, mio Dio, in te ho trovato rifugio:
salvami da chi mi perseguita e liberami,
3 perché non mi sbrani come un leone,
dilaniandomi senza che alcuno mi liberi.
4 Signore, mio Dio, se così ho agito,
se c’è ingiustizia nelle mie mani,
5 se ho ripagato il mio amico con il male,
se ho spogliato i miei avversari senza motivo,
6 il nemico mi insegua e mi raggiunga,
calpesti a terra la mia vita
e getti nella polvere il mio onore.
7 Sorgi, Signore, nella tua ira,
àlzati contro la furia dei miei avversari,
svégliati, mio Dio, emetti un giudizio!
8 L’assemblea dei popoli ti circonda:
ritorna dall’alto a dominarla!
9 Il Signore giudica i popoli.
Giudicami, Signore, secondo la mia giustizia,
secondo l’innocenza che è in me.
10 Cessi la cattiveria dei malvagi.
Rendi saldo il giusto,
tu che scruti mente e cuore, o Dio giusto.
11 Il mio scudo è in Dio:
egli salva i retti di cuore.
12 Dio è giudice giusto,
Dio si sdegna ogni giorno.
13 Non torna forse ad affilare la spada,
a tendere, a puntare il suo arco?
14 Si prepara strumenti di morte,
arroventa le sue frecce.
15 Ecco, il malvagio concepisce ingiustizia,
è gravido di cattiveria, partorisce menzogna.
16 Egli scava un pozzo profondo
e cade nella fossa che ha fatto;
17 la sua cattiveria ricade sul suo capo,
la sua violenza gli piomba sulla testa.
18 Renderò grazie al Signore per la sua giustizia
e canterò il nome di Dio, l’Altissimo.
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Liberandoci dal male, dal nemico, il Signore ci dona e ci colloca nella nuova vita di comunione con Lui. L’evento di salvezza è il principio della nostra responsabilità morale. Questo mi sembra il tema fondamentale del Salmo 7. I vers.2-3 sono la conferma e anche la perennità del dono della salvezza. Quanto segue dice come il dono di salvezza ricevuto dal Signore impegna la mia vita. I vers.4-6 esprimono con efficacia questa responsabilità di custodire in noi e nella nostra vita il volto nuovo che essa ha ricevuto. In questa prospettiva “il nemico” di cui dice il ver.6 riveste il ruolo della punizione per il nostro comportamento sbagliato. Non sembra più il nemico che doveva solo essere annientato. Molte volte questo nemico ha una funzione “pedagogica” nella relazione tra Dio e il suo popolo. Quando questo non si comporta bene, il Signore lo consegna al “nemico”.
I vers.7-12 descrivono l’opera divina in questa prospettiva, e la estendono profeticamente a livello universale: “L’assemblea dei popoli ti circonda” dice il Salmista al Signore, e prosegue: “..ritorna dall’alto a dominarla! Il Signore giudica i popoli”. Dunque, l’opera di Dio instaura quei cieli nuovi e quella terra nuova che in Gesù sarà pienamente rivelata. “Giudicami secondo la mia giustizia, secondo ll’innocenza che è in me”: è chiaro che il dono ricevuto da Dio diventa norma per la vita nuova che abbiamo ricevuto da Lui. Il ver.10 chiede l’aiuto del Signore appunto per il compimento fedele di tale nuova esistenza: “Cessi la cattiveria dei malvagi. Rendi saldo il giusto, tu che scruti mente e cuore, Dio giusto.”. E il ver.11 afferma che il Signore “salva i retti di cuore”. Il commento di S.Agostino a questo Salmo dice che Dio agisce in due modi verso di noi: ci salva. E poi ci custodisce nella salvezza!
Dio è questo “giudice giusto”che secondo la traduzione dall’ebraico “si sdegna ogni giorno”, mentre per quella greca “non riversa la sua ira ogni giorno”. In ogni modo, a me sembra sia Dio il soggetto dei versetti seguenti, dal 13 al 15. Tuttavia, come appare dal nostro testo, ad “affilare la spada” può anche essere il “nemico” incontrato al ver.6. Resta che la giustizia di Dio si afferma. E il “malvagio” che ai vers.15-17 si scaglia contro i figli di Dio “cade nella fossa che ha fatto” e “la sua cattiveria gli ricade sul capo”(vers.16-17).
Dunque anche in questa vita nuova donata da Dio ci sono battaglie, aggressioni, condanne e castighi… Ma nessun male potrà strappare dal Signore i figli che Egli si è acquistati. Per questo “renderò grazie al Signore per la sua giustizia e canterò il nome di Dio, l’Altissimo”(ver.18).
Dio ti benedica. E tu benedicimi. Tuo. Giovanni.