1 Al maestro del coro. Su «I gigli». Di Davide.
2 Salvami, o Dio:
l’acqua mi giunge alla gola.
3 Affondo in un abisso di fango,
non ho nessun sostegno;
sono caduto in acque profonde
e la corrente mi travolge.
4 Sono sfinito dal gridare,
la mia gola è riarsa;
i miei occhi si consumano
nell’attesa del mio Dio.
5 Sono più numerosi dei capelli del mio capo
quelli che mi odiano senza ragione.
Sono potenti quelli che mi vogliono distruggere,
i miei nemici bugiardi:
quanto non ho rubato, dovrei forse restituirlo?
6 Dio, tu conosci la mia stoltezza
e i miei errori non ti sono nascosti.
7 Chi spera in te, per colpa mia non sia confuso,
Signore, Dio degli eserciti;
per causa mia non si vergogni
chi ti cerca, Dio d’Israele.
8 Per te io sopporto l’insulto
e la vergogna mi copre la faccia;
9 sono diventato un estraneo ai miei fratelli,
uno straniero per i figli di mia madre.
10 Perché mi divora lo zelo per la tua casa,
gli insulti di chi ti insulta ricadono su di me.
11 Piangevo su di me nel digiuno,
ma sono stato insultato.
12 Ho indossato come vestito un sacco
e sono diventato per loro oggetto di scherno.
13 Sparlavano di me quanti sedevano alla porta,
gli ubriachi mi deridevano.
14 Ma io rivolgo a te la mia preghiera,
Signore, nel tempo della benevolenza.
O Dio, nella tua grande bontà, rispondimi,
nella fedeltà della tua salvezza.
15 Liberami dal fango, perché io non affondi,
che io sia liberato dai miei nemici e dalle acque profonde.
16 Non mi travolga la corrente,
l’abisso non mi sommerga,
la fossa non chiuda su di me la sua bocca.
17 Rispondimi, Signore, perché buono è il tuo amore;
volgiti a me nella tua grande tenerezza.
18 Non nascondere il volto al tuo servo;
sono nell’angoscia: presto, rispondimi!
19 Avvicìnati a me, riscattami,
liberami a causa dei miei nemici.
Seleziona Pagina
Due elementi privilegiati di attenzione s’impongono all’ascolto e alla preghiera di questo Salmo. Innanzi tutto l’enfasi posta sul suo carattere fortemente personale. A questo proposito rispondo a chi mi chiedeva nei giorni scorsi circa l’opportunità e il vantaggio di una lettura “personale” dei Salmi, cioè un riferimento sottolineato all’esperienza di ogni persona, piuttosto che un riferimento collettivo. Mi sembra di poter dire oggi che forse conviene cogliere sia il carattere personale di ogni preghiera, sia quello collettivo, semplicemente affidandoci al testo. Questo Salmo porta fortemente il riferimento all’ “io” dell’orante: bene, allora mi sembra che questo ci inviti ad attribuire a noi, a ciascuno di noi, le parole che ascoltiamo e celebriamo. Anche se vedremo come un altro “io” s’imporrà profondamente al nostro ascolto. E questo è già il secondo elemento di attenzione privilegiata di questo testo: la Persona del Signore Gesù e quindi la ricchezza della citazione che di esso fanno le memorie evangeliche.
L’immagine di acque profonde nelle quali si affonda e che ci sommergono caratterizza l’inizio del Salmo. E’ interessante l’intreccio tra queste acque e l’arsura del ver.4. Da una parte il Salmista è immerso in un “abisso di fango”(ver.3), e dall’altra il suo grido e il suo sguardo proteso verso Dio lo consumano. Tutto questo descrive la sua concreta situazione di esposizione a “nemici” che lo odiano, lo accusano falsamente e lo vogliono distruggere. Così il ver.5. Certo, per noi il riferimento ai testi della Passione di Gesù è molto forte. Ed ecco, ai vers.6-7, l’irrompere della vicenda personale del Salmista e quindi la sua vicenda di peccatore. Questo mi sembra molto importante, perché, mentre cogliamo la profezia della persecuzione contro l’Innocente Gesù, sentiamo coinvolta anche la nostra storia di peccatori! Penso istintivamente al “malfattore” di Luca 23,39-43, alla sua consapevolezza di trovarsi nella stessa pena dell’Innocente e alla sua supplica piena di fede. Penso quindi alla grandezza divina di questa preghiera che ci consente di accostare la nostra vita di peccatori alla passione e alla morte di Gesù! Il Salmo, mentre parla di Gesù, parla anche di noi! Mi sembra quindi affascinante l’umiltà radicale della “confessione” del peccatore, consapevole della sua stoltezza, dei suoi errori, e del timore di aver coinvolto nel suo male altre persone ben più importanti e delicate di lui: “chi spera in te…chi ti cerca”(vers. 6-7).
Emerge nei versetti successivi la grande prova di umiltà-umiliazione cui il Salmista è esposto. E anche la sua grandezza spirituale e morale! La sua profonda penitenza-conversione lo porta ad essere isolato e oltraggiato da tutti, in un contrasto drammatico tra la profondità del suo cammino verso Dio e l’insulto e lo scherno subito dai suoi accusatori. Una nota particolarmente amara rivela che non si tratta di persone estranee e lontane, ma dei “miei fratelli…dei figli di mia madre”(ver.9), nell’abbrutimento della loro volgarità violenta: “gli ubriachi mi deridevano”(ver.13). Tanti altri particolari ci ricordano e sottolineano il legame profondo che unisce questo “peccatore” alla Passione del nostro Signore Gesù! E’ Lui, che è sceso, innocente, nella vicenda di noi peccatori!
Ma i vers.14-19, sono appunto il grande “ma” che a partire appunto dalle parole “Ma io rivolgo a te la mia preghiera…”, apre il dialogo fedele e amante tra noi e il nostro Signore, dono che Gesù ha aperto ad ogni vicenda e ad ogni coscienza.
Dio ti benedica. E tu benedicimi. Tuo. Giovanni
“Avvicìnati a me, riscattami,liberami…”
Mi sembra molto bella questa richiesta a Lui perchè si faccia vicino. Al Salmo 65/64 era già sembrato bellissimo che Lui, nella Sua predilezione d’amore, ci prendesse vicino a Sè: “Beato chi hai scelto perché ti stia vicino” (Sal 65/64,5).
E’ bello che il salmista,nel suo dolore di oggi, abbia il coraggio di questa domanda. Non è banale, mi sembra, chiedere a Dio di avvicinarsi… Penso al primo incontro di Mosè con Dio, al roveto: “Mosè pensò: Voglio avvicinarmi…[Dio]riprese:Non avvicinarti oltre! Togliti i sandali dai piedi, perché il luogo sul quale tu stai è suolo santo!” (Es 3,3.5).
E invece oggi, la possibilità della Salvezza (..riscattami, liberami…) sembra cercare la sua origine proprio nel Suo avvicinarsi (Avvicinati…).
Ho pensato all’uomo incappato nei briganti, di cui Gesù racconta in Luca 10. Per lui, lasciato mezzo morto dai briganti, la salvezza comincia quando quel Samaritano,”passandogli accanto, vide e ne ebbe compassione. Gli si fece vicino….” (Lc 10,33-34)
“Affondare nel fango del dolore”, titola G. Ravasi. “Il dolore, la sofferenza, la malattia sono quasi anticipazioni della morte e l’orante sente che questo fango, queste sabbie mobili…lo stanno lentamente soffocando… Da un lato la gola brucia per il continuo gridare, dall’altra gli occhi che ormai si consumano. Perché? Perché continuo a tenerli puntati all’orizzonte, continuo a tenerli fissi, sbarrati, spalancati aspettando che Tu finalmente ti faccia vedere, o Signore, che Tu non abbia a restare così tranquillo e lontano…”