1 Al maestro del coro. Su «Colomba dei terebinti lontani». Di Davide. Miktam. Quando i Filistei lo tenevano prigioniero a Gat.
2 Pietà di me, o Dio, perché un uomo mi perseguita,
un aggressore tutto il giorno mi opprime.
3 Tutto il giorno mi perseguitano i miei nemici,
numerosi sono quelli che dall’alto mi combattono.
4 Nell’ora della paura
io in te confido.
5 In Dio, di cui lodo la parola,
in Dio confido, non avrò timore:
che cosa potrà farmi un essere di carne?
6 Travisano tutto il giorno le mie parole,
ogni loro progetto su di me è per il male.
7 Congiurano, tendono insidie,
spiano i miei passi, per attentare alla mia vita.
8 Ripagali per tanta cattiveria!
Nella tua ira abbatti i popoli, o Dio.
9 I passi del mio vagare tu li hai contati,
nel tuo otre raccogli le mie lacrime:
non sono forse scritte nel tuo libro?
10 Allora si ritireranno i miei nemici,
nel giorno in cui ti avrò invocato;
questo io so: che Dio è per me.
11 In Dio, di cui lodo la parola,
nel Signore, di cui lodo la parola,
12 in Dio confido, non avrò timore:
che cosa potrà farmi un uomo?
13 Manterrò, o Dio, i voti che ti ho fatto:
ti renderò azioni di grazie,
14 perché hai liberato la mia vita dalla morte,
i miei piedi dalla caduta,
per camminare davanti a Dio
nella luce dei viventi.

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Sono portato a ricevere la Parola di questo Salmo non come legata a eventi o prove particolari, ma piuttosto come un “viatico” che sempre accompagna, sostiene e illumina la vita del credente. Una vita visitata incessantemente dalla prova e dalla lotta, e peraltro sempre avvolta dal dono del Signore. Per questo richiamo la vostra attenzione su espressioni come “tutto il giorno”(vers.2-3.6), “nell’ora della paura”(ver.4), “ogni loro progetto su di me è per il male”(ver.6)…
Al ver.5 mi pare preferibile una traduzione più diretta, che dice “In Dio lodo la Parola”. E’ vero che lodo la Parola di Dio, ma più ancora mi sembra vera l’affermazione che ribadisce come la Parola sia la nostra fonte quotidiana di salvezza e di vita. La Parola è in modo assoluto il luogo, il tempo e la grazia di Dio per me. L’Eucaristia stessa è ancora la Parola, nell’evento della sua massima potenza! Leggo volentieri in uno schema redatto da un fratello di Monteveglio: “Se l’Eucaristia – con lo scambio biblico comune al suo interno – è la volta e il vertice della vita della comunità, le due ore di lectio biblica comune sono i due pilastri su cui poggia la volta: togliete i pilastri e la volta cadrà! Togliete l’impegno continuo e dinamico sulla Bibbia, e anche l’Eucaristia della comunità si seccherà”.
L’attacco quotidiano del Nemico è imponente, e i vers.6-7 ne sono una descrizione efficace! Ma c’è la meraviglia del ver.9 e la profonda e affettuosa partecipazione del Signore alla prova quotidiana del credente, con tutti i suoi dolori: “I passi del mio vagare tu li hai contati, nel tuo otre raccogli le mie lacrime: Non sono forse scritte nel tuo libro?”. Una cara amica, amante della Parola, e dei luoghi dove la Parola è stata donata dal Signore, proponeva un’immagine affascinante di quell’otre, con la figura del pellegrino nel deserto, che la sera distende sul terreno un grande fazzoletto di cuoio e vi fa nel centro una “depressione”, e la mattina trova nello “scavo” del fazzoletto di cuoio la rugiada che vi si è raccolta durante la notte, come un buon bicchiere di acqua fresca per l’inizio della nuova giornata di cammino. Lacrime che dissetano il Signore.
Il credente confida nel Signore e nella sua Parola. Dunque, “che cosa potrà farmi un uomo?”. Al Signore ognuno di noi dice: “…ti renderò azioni di grazie, perché mi hai liberato dalla morte, i miei piedi dalla caduta..”. Ogni nostro incontro con la Parola è sempre evento di Pasqua. E’ sempre morire alla nostra condizione di prigionia, e risorgere alla vita nuova, è poter camminare, come ascoltiamo al ver.14, “nella luce dei viventi”.
Dio ti benedica. E tu benedicimi. Tuo. Giovanni.
Anche a me ha colpito particolarmente la centralità del tema della “Parola”. Il Signore è un Dio che parla! E le sue parole consolano, confortano, aiutano a convivere e/o a sconfiggere questi terribili nemici. Questa parola forse la possiamo chiamare anche “luce dei viventi” dell’ultimo v.?
La Parola per noi è naturalmente il Libro… la Bibbia. Bello il v.9 “nel tuo otre raccogli le mie lacrime: non sono forse scritte nel tuo libro?”. Nel Libro, nel suo libro, ritroviamo tutta la nostra vita raccolta e illuminata!
C’è l’ora della paura e del timore, ricordata più volte in questo salmo. “Ciò che è più terribile – commenta Schokel – non è una realtà cosmica, ma la crudeltà e la violenza dell’uomo”. Crudeltà e violenza che ancor oggi ci stupiscono: com’è possibile che “l’uomo” si comporti così? … Ma per l’orante c’è il ricorso a Dio: “Questo io so: che Dio è per me”, sta dalla mia parte (v.10). Com’è forte, com’è efficace quell'”io so”! “Cosa potrà farmi un uomo?”(v.12). Se il Signore è con noi – dirà san Paolo – chi sarà contro di noi? Nulla potrà separarci dall’amore di Dio…