1 Canto delle salite.
Nella mia angoscia ho gridato al Signore
ed egli mi ha risposto.
2 Signore, libera la mia vita
dalle labbra bugiarde,
dalla lingua ingannatrice.
3 Che cosa ti darà,
come ti ripagherà,
o lingua ingannatrice?
4 Frecce acute di un prode
con braci ardenti di ginestra!
5 Ahimè, io abito straniero in Mesec,
dimoro fra le tende di Kedar!
6 Troppo tempo ho abitato
con chi detesta la pace.
7 Io sono per la pace,
ma essi, appena parlo,
sono per la guerra.
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Mi sembra che questa “salita” – nella traduzione italiana riveduta, i Salmi di cui questo è il primo, vengono chiamati “Canto delle salite”, mentre la precedente versione diceva “Canto delle ascensioni” – abbia in questo Salmo un’attenzione privilegiata verso il tema della parola. Inizia con un grido d’angoscia al Signore (ver.1) che mi sembra provocato dall’esasperazione per un’esistenza immersa e prigioniera di parole bugiarde e ingannatrici da cui si è circondati e invasi. Mi sembra un regime così duro da far sospettare che la parola bugiarda e ingannatrice sia talmente entrata nel Salmista da essere diventata addirittura la sua parola. Allora, ecco questo “grido” al Signore. Che ad esso risponde. Mi permetto di sottolineare tale ipotesi di interpretazione, che sembra voler esprimere con efficacia una condizione nella quale siamo facilmente immersi e sommersi. “Le labbra bugiarde e la lingua ingannatrice” non sono solamente delle parole non vere, ma diventano la realtà nella quale si vive. Se è plausibile tale ipotesi, il grido angosciato dell’orante esprime efficacemente l’esilio di una vita che nella sua autenticità vivrebbe di quella Parola che l’ha generata.
Allora i vers.3-4 esprimono la ribellione e la rivalsa di un “prode” – chi è? Dio stesso? Oppure, in ogni modo, quella persona “vera” che ognuno trova dentro se stesso? – che si ribella alle parole non vere e le colpisce appunto come “frecce acute di un prode”.
Troppo lungo e doloroso è “l’esilio” del credente, che vive come “straniero in Mesec” e fra le tende di Kedar. “Troppo io ho dimorato con chi detesta la pace”. Confesso che vivo quotidianamente questo sentimento, la cui gravità è determinata dal fatto che io stesso, vinto e fatto prigioniero dalle parole dell’inganno, sono esposto a sperimentare dentro di me tale inimicizia e tale oppressione. Come dire che in certo modo mi scopro prigioniero di me stesso, e quindi anche autore del mio stesso male: “Ahimè”!(ver.5). Per questo, è grande il regalo che il Signore ci fa ogni giorno facendoci salire verso la sua Parola!
I vers.6-7 descrivono questa situazione e questa vicenda attraverso il parametro e la tensione tra pace e guerra! Trascrivo le parole che mi sembrano altamente espressive di quello che malamente ho espresso: “Troppo tempo ho abitato con chi detesta la pace. Io sono per la pace, ma essi, appena parlo, sono per la guerra”. Questa tensione e questa lotta, prima di trovarla nella realtà esterna in cui vivo, la trovo dentro di me. Per grazia di Dio, ogni giorno grido al Signore ed Egli mi risponde.
Dio ti benedica. E tu benedicimi. Tuo. Giovanni.
Anche oggi possiamo identificarci con il salmista. Condividiamo con lui l’angoscia, che di tanto in tanto ci assale. Condividiamo la condizione di stranieri, di esiliati, perennemente in cammino, sempre pellegrini. Infine, esperimentiamo come lui il conflitto tra guerra e pace, tra costruttori di pace e fautori di guerre e violenze. Oggi stiamo vivendo – secondo le parole di papa Francesco – la terza guerra mondiale. Il salmista ci suggerisce anche le belle parole da rivolgere con fiducia a Dio, nostro amato padre: “Ho gridato al Signore ed egli mi ha risposto… Signore, libera la mia vita…”.